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1951.Ugo Attardi ed altri 20 pittori nelle Cascine Cremonesi | G. Azzoni

| Scritto da Redazione
1951.Ugo Attardi ed altri 20 pittori nelle Cascine Cremonesi | G. Azzoni

La recente scomparsa del grande pittore Ugo Attardi induce a rievocare un episodio che lo vide presente, con altri artisti, nella nostra provincia. Siamo nell'autunno del 1951, ancora a ridosso delle aspre lotte sociali del 1948-49 nelle nostre campagne. La Federbraccianti CGIL provinciale, segretario Enrico Fogliazza, promuove una iniziativa molto rilevante e suggestiva: vengono invitati nel cremonese numerosi artisti di tutta Italia a vivere direttamente per qualche giorno e raffigurare la realtà delle nostre cascine. Era quindi prevista una grande mostra conclusiva in Palazzo dell'arte per la fine di novembre. Hanno risposto positivamente e quindi partecipato all'iniziativa molti pittori, una ventina stando ai nomi ritrovati nelle carte del tempo: con Ugo Attardi, Giuseppe Migneco, Alberto Sughi, Claudio Astrologo, Gabriele Mucchi, Giuseppe Fumagalli, Giorgio Benzi, Alfredo Mantica, Ampelio Tettamanti, Aldo Brizzi, Arturo Cavalli, Donatella Bortolotti, Leo Guidi, Mario Zocchi, Attilio Mangini, Aurelio Caminati, Demos Bonini, Giovanni Menghi, Antonia Ramponi, Ferroni. Alla preparazione della mostra lavorava Ernesto Piroli, allora segretario del sindacato degli artisti. Fogliazza ricorda anche una collaborazione di Iginio Sartori.
Troviamo traccia dell'avvenimento in articoli di giornale e su alcuni opuscoli della Federbraccianti stessa dove sono riportate sia riproduzioni di quei disegni sia dichiarazioni di alcuni degli artisti. Proprio Ugo Attardi scrive: "…a contatto con i contadini del cremonese, con questi uomini semplici, chiari, ricchi di umanità (…), che lottano per la pace e per il benessere, si sente il bisogno di essere onesti quanto lo sono loro e di lavorare in modo funzionale e preciso come essi lavorano. Abbiamo già fatto in passato quadri e disegni che rappresentano lavoratori, la loro vita, il loro mondo; ma erano quadri fatti nei nostri studi, visti da pittori, criticati da critici, comprati dai soliti che comprano i quadri. Bisogna provare cosa vuol dire lavorare direttamente per i contadini, avere essi come critici…"
E Giuseppe Migneco: "Nelle cascine di Pieve S.Giacomo ho trovato un giallo che non esiste in tubetto. I grandi mucchi di foglie secche del granoturco hanno il colore di sé stesse più qualche cosa d'altro: la fatica della famiglia del salariato tra la semina e il raccolto più la sua fame più le vessazioni del padrone più il rosso di mani martoriate nell'interminabile spannocchiare. Anche un singolare bianco ho trovato: il bianco dei secchi colmi del latte che i bergamini mungono dalle nere "olandesi", giorno e notte, notte e giorno, con l'afa o con il gelo. E ancora vermigli di chicchi e bruni di facce e di mani e grigi di erpici e vanghe…". Giovanni Menghi testimonia: "mai avrei creduto che in Lombardia, vicino a Milano vi fossero lavoratori tenuti in stato di assoluta schiavitù. Significativo il fatto che il padrone della cascina "Valentino" di Pizzighettone mi abbia vietato di prendere schizzi sul mio taccuino dicendo che anche i disegni di un pittore possono tendere una trappola." Tutti sottolineano da una parte la denuncia di condizioni di vita arretrate e di ingiustizie sociali anacronistiche, dall'altra le caratteristiche umane, concrete forti e generose, della nostra gente.
Ci siamo rivolti ad Enrico Fogliazza perché ci parlasse di quella così significativa ed affascinante vicenda che ha direttamente vissuto.
Azzoni: puoi parlarmi della mostra dei pittori del 1951?
Fogliazza: purtroppo la mostra non si potè fare perché ci venne negato il permesso dalla Questura! E' uno dei tanti episodi dell'oscurantismo di quegli anni. Il divieto venne motivato col solito ritornello del turbamento dell'ordine pubblico, ci venne addirittura fatto anche un predicozzo sul fatto che i pittori devono dipingere "le cose belle" e non le miserie e le brutture… Nel corso della vicenda avevamo registrato anche un altro episodio molto grave di repressione immotivata. Erano stati trattenuti in caserma in stato di fermo dai carabinieri e poi allontanati con foglio di via dalla Questura i due pittori Cavalli e Brizzi perché… erano entrati a disegnare in una cascina di Torre Picenardi senza permesso. Di Cavalli, che di professione era un vigile del fuoco, venimmo poi a sapere che, dopo l'episodio, era stato trasferito d'ufficio da Milano in Sicilia. Opere di alcuni di questi artisti erano presenti in una grande mostra esposta in quel periodo a Milano, in Palazzo Reale, la mostra "Artisti d'Italia", e noi organizzammo comitive per visitare almeno quella…
Azzoni: ma quanti giorni sono rimasti a Cremona i pittori?
Fogliazza: qualcuno tre o quattro giorni, altri anche una settimana. Andavano a vedere direttamente quanto interessava della realtà delle nostre cascine, avevano incontri e naturalmente disegnavano. In generale predisponevano degli abbozzi, dei disegni preparatori da trasferire, nei loro studi, in vere e proprie opere su tela da esporre alla mostra in Palazzo dell'Arte. La mostra ci fu proibita ma di disegni, schizzi, abbozzi anche molto belli ne fecero parecchi… in gran parte sono rimasti a loro, donati a qualcuno o andati persi, qualche disegno l'abbiamo riportato su nostre pubblicazioni…
Azzoni: io ho visto sul volume "Arte e mondo contadino" la riproduzione, in smaglianti colori, della "spannocchiatrice" di Migneco, una tela datata proprio 1951: come hai detto, si vede che effettivamente ha trasformato il disegno, che appare su un opuscolo, in olio. I pittori erano ospiti del sindacato?
Fogliazza: sì, ed erano ospitati nelle case di nostri compagni lavoratori di varie cascine e paesi, anche a dormire naturalmente. Non potevamo permetterci alberghi e ristoranti e poi così si stabiliva un contatto con la realtà e quel rapporto umano molto più adatto allo spirito dell'iniziativa. Poi si facevano incontri, vere e proprie festicciole, in queste case, con la torta fatta dalle donne, il salame, la bottiglia nostrana ed infinite chiacchierate in cui correvano simpatia e scambio di idee e di esperienze di vita. In una sua lettera da Milano, dove era appena tornato, Migneco definisce come "commovente l'ospitalità che ci è stata offerta: pochi giorni di fraterna comunione tra artisti e salariati della campagna…"
Azzoni: ricordi qualcuna delle località dove sono andati?
Fogliazza: Mucchi mi pare a Pessina, mi sembra che proprio in questa occasione abbia anche fatto i disegni sulle barricate di S.Antonio, un episodio della Resistenza che gli era stato descritto da qualche compagno. Migneco era a Pieve S. Giacomo, Attardi a Cappella Cantone, Astrologo a Stagno Lombardo…
Azzoni: come mai questa idea dei pittori?
Fogliazza: ripensandoci ora direi che una azione sindacale e sociale sui problemi così gravi delle nostre campagne  non poteva consistere solo nel momento dello scontro tra lavoratori e padronato. Il tema era molto ampio, teneva insieme la spinta per il lavoro, l'occupazione, una adeguata modernizzazione dell'agricoltura e così via. Pensavamo, e lo disse anche Di Vittorio, che si doveva ridimensionare la rendita della proprietà terriera a vantaggio sì del lavoro ma anche del reddito  dell'affittuario imprenditore…bisognava allargare il respiro dell'iniziativa. Anche allo scopo di farci capire meglio, di avere solidarietà e comprensione tra la gente. Il dramma delle disdette, che congiungeva disoccupazione e cacciata dalla casa, delle pessime condizioni di vita e di lavoro, non poteva vedere solo il momento dello scontro diretto tra dipendenti e proprietà e imprese… Avevamo delle proposte per il miglior impiego delle preziose risorse umane (troppi salariati sono dovuti scappare a Milano…) proprio per uno sviluppo agricolo civile, moderno e produttivo. Ci sforzammo, anche con iniziative come questa, e con altre su un nuovo tipo di sviluppo economico e di rapporti sociali, di allargare la nostra azione…
Azzoni: e' stato difficile organizzare questa iniziativa?
Fogliazza: senz'altro laboriosa ma non direi difficile. Ci fu un entusiasmo che fece superare molte difficoltà, comprese quelle "logistiche" di così tanti pittori che venivano anche da città lontane. C'era il problema finanziario… eravamo poveri noi e lo erano molti dei pittori. Ho qui una lettera di Astrologo che mi scriveva da Roma "non so ancora come farò a pagare la cornice (del quadro da mettere in mostra) perché sto come sempre senza soldi…". Alla mostra sarebbe stata collegata una premiazione, con apposita giuria, con De Grada, De Micheli ed altri critici, cui doveva far seguito la vendita dei quadri. A questo scopo e per i fondi relativi alle spese raccoglievamo soldi dalle nostre leghe e dalla realtà dei partiti e delle associazioni a noi vicine. Di soldi ne giravano pochi, prevaleva l'impegno per offerte in natura… ho ancora qui un elenco. La Federbraccianti nazionale offre un vitello, Migliaro 10 cotechini, Malagnino una forma di grana, Pieve d'Olmi due quintali di granoturco, S. Felice un maialino …e così via.
Come ti dicevo l'iniziativa fu resa monca dall'Autorità del tempo, ma fu egualmente importante. E' giusto ricordare che 55 anni fa un Attardi, un Migneco, un Sughi e tanti altri artisti furono qui da noi, a fianco dei lavoratori per sostenerci con la loro arte…

BREVI DAL SECOLO BREVE
di Giuseppe Azzoni

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