Egregio direttore, leggo che, guarda caso scoppia un caso ‘orti sociali’ all’indomani della assegnazione ed il cui metodo appare incerto per non dire sospetto. Niente di nuovo sotto il sole, sarà un caso piccolo e
insignificante ma che è indicativo del sistema che vige ormai a tutti i livelli in questo nostro Paese.
Per tornare al caso specifico vorrei ricordare a tutti i cremonesi che la questione non è affatto una novità. L’idea di assegnare in uso orticelli ai pensionati è vecchia di qualche decennio. Eravamo alla fine degli anni Ottanta quando si verificò un caso quasi simile. Di fianco al Cascinetto su proposta del Comitato di Quartiere di allora furono costruiti i primi 32 orticelli sociali da destinare ai pensionati perché fossero uno strumento di svago e di socializzazione.
Nel salone del Cascinetto si tenne una assemblea molto partecipata dove si sarebbero dovuti spiegare da parte della nostra presidentessa di Quartiere i criteri di assegnazione degli orti. Con grande sorpresa e relativa incavolatura dei tanti pensionati presenti, si scopri che molti orti erano già stati assegnati con l’unico criterio che vige in questo Paese; essere amico di qualcuno e con totale disprezzo delle
regole (e si parla di orti). Come vede orti nuovi ma metodi antichi e consolidati.
Angelo Ongari
(Cremona)