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A proposito di riforme elettorali | B.Fiori

| Scritto da Redazione
A proposito di riforme elettorali | B.Fiori

A proposito di riforme elettorali | B.Fiori
La politica da anni ha toccato i livelli più bassi della storia repubblicana.  Mentre continuano i bizantinismi nel confronto dialettico sui nodi che negano l’efficienza al sistema paese e il coraggio delle scelte per uscire dalle emergenze economiche ed ambientali, la nostra classe dirigente è divisa tra chi, pur nel positivo rispetto delle forme, delle regole e della civiltà dei rapporti, segue vecchi percorsi della politica volti a “portare a casa” comunque degli accordi, ma ignorando troppo spesso i limiti che l’etica in senso lato imporrebbe, e  chi di nuovo hanno solo i galleggiamenti tra vecchie volgarità da postribolo e disprezzo delle regole da filibusta o chi, tra schiamazzi e “caciare” da tifoseria di periferia, aspirerebbe ad essere portatore di una improbabile catarsi da palcoscenico per la società italiana. Uno dei temi cui molti si affidano per infondere fiducia sul rinnovamento del paese e panacea di ogni male è quello della riforma elettorale, cui un mantra attribuisce poteri di stabilità per un governo. Ma le proposte oggi sul tavolo meritano tanto onore?
È proprio garanzia di governabilità l’attribuzione di premi di maggioranza alle coalizioni o ai partiti usciti vincenti dal voto? Come dimenticare però la “campagna acquisti” dei vari Razzi, Scilipoti e De Gregorio di cui è oggi accusato il Cavaliere e che portò alla crisi del governo Prodi nei primi mesi del 2008? Che dire poi dei risultati delle elezioni del maggio successivo che avevano consentito alla destra di avere 343 deputati, 56 più della minoranza, ma che solo tre anni dopo si erano ridotti a 308, 8 meno dei 316 necessari per continuare a governare?  Pur procurando disagio a chi scrive, va riconosciuto a Beppe Grillo il merito di avere visto nell’abrogazione dell’articolo 67 della Costituzione, quello che nega ai parlamentari il “vincolo di mandato”, il vero problema.  Un privilegio troppo spesso preso a scusa per tradire le promesse fatte all’elettore. Chi, “strada facendo”, si accorge di non riconoscersi più nel partito o nello schieramento che lo aveva eletto, se vuole cambiare posizione per mantenere il suo ruolo di “legislatore” deve ritornare a chiedere la fiducia a chi lo aveva eletto. Di questo parere, stando al sondaggio di ieri della Ferrari Nasi & Associati che poneva questa domanda sulla governabilità ed sul vincolo di mandato, sono in larghissima misura anche gli italiani. Ultima nota: si tolgano anche dalle regole del Parlamento i finanziamenti a spese del cittadino elargiti a chiunque voglia fare gruppetti con tanto di giornaletti per pochi intimi e solo a proprio “onore e gloria”.

Per “il frantoio”

Benito Fiori

2014-02-12

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