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Appello Fermiamo le stragi in mare. Anche Cremona si deve muovere

Obiettivo. Organizziamo la mobilitazione anche a Cremona

| Scritto da Redazione
Appello Fermiamo le stragi in mare. Anche Cremona si deve muovere

Care e cari, davanti all'ennesima e più grande strage di vite umane nel nostro mare, per quel poco che può valere, sento il bisogno di provare a dare un piccolissimo contributo costruttivo di volontà e disponibilità.

Come saprete, una rete aperta di organizzazioni e movimenti sociali ha condiviso un appello per l'organizzazione di una prima giornata nazionale di mobilitazione per domani (martedì) a Roma davanti al Parlamento ed in tutta Italia. Non avendo ancora notizia della promozione di una iniziativa al nostro livello locale, mi permetto di utilizzare questo mezzo informale per provare a condividere con una prima serie di persone/organizzazioni - le prime di cui ho un contatto diretto, non certo una "selezione" di preferenze - la proposta di promuovere unitariamente anche a Cremona un momento di testimonianza solidale, di protesta civile e di mobilitazione sociale come accadrà domani in tante città.

DI SEGUITO E IN ALLEGATO L'APPELLO UNITARIO E LE PRIME ADESIONI

Certo, anche volendo, per domani (che ormai è... oggi) è già tardi; così come, certamente, il messaggio lanciato ieri da alcune associazioni durante l'evento di expodeipopoli e altre forme di espressione da parte di alcuni soggetti sono già primi atti significativi. Ma credo che costruire insieme - soprattutto se partiamo da una "vostra" proposta di iniziativa, in quanto organizzazioni che avete più credito e ascolto da cittadini e istituzioni e maggiori risorse umane e organizzative - un APPELLO ed una INIZIATIVA di riflessione e azione condivisi (tra cittadini, comitati, associazioni, comunità migranti, organizzazioni sociali, sindacali, politiche) e dedicati (sulla base dei contenuti minimi indispensabili dell'appello unitario nazionale) sia comunque cosa buona giusta e possibile anche per mercoledì o al limite venerdì.

Quanto ai contenuti, mi pare che l'appello promosso unitariamente dalle reti nazionali potrebbe essere una minima significativa base condivisa, ma quello (almeno per me) è l'ultimo dei problemi. Quanto alle forme, posta la necessità di una azione nello spazio pubblico e la possibilità di individuare i destinatari prioritari del nostro appello (il governo italiano; le istituzioni locali, nazionali, continentali, la comunità internazionale), sono certo che le diverse sensibilità e creatività saprebbero dar vita a linguaggi e modalità simboliche inclusive e interattive tra di noi e con la cittadinanza e l'opinione pubblica.

So benissimo che ciascuno e tutti noi abbiamo limiti, difficoltà, impegni di ogni tipo, ma mi pare anche che l'enormità insopportabile della tragedia in atto e la centralità del tema per la stessa convivenza civile ce lo imponga.

Credo che dobbiamo confidare nell'umanità dei cittadini cremonesi, condividendo la necessità di una profonda riflessione individuale e collettiva dinnanzi alla nostra coscienza.

Credo che dobbiamo rilanciare l'appello alla cittadinanza attiva e ai comitati di impegno civile, all'associazionismo e al volontariato, alle organizzazioni, alle reti e ai movimenti sociali, a tutti i mondi vitali e operosi.

Credo che la comunità solidale locale debba saper esprimere unitariamente nel modo più forte e determinato una comune indignazione, rivolgendosi anche agli enti e alle istituzioni del territorio, affinchè si facciano interpreti ad ogni istanza possibile della più vibrante richiesta di una immediata e radicale assunzione di responsabilità da parte del governo italiano - per parte propria ed in sede UE e ONU - e di tutti gli stati e le organizzazioni della comunità europea e internazionale: si intervenga immediatamente ponendo fine alle stragi nel nostro mare, salvaguardando nei fatti le vite umane e garantendo libertà, dignità e diritti umani a tutte le persone alla ricerca del proprio diritto di sopravvivenza.

Le reti nazionali di riferimento unitario stanno animando una resistenza umana, una controffensiva di civiltà alla barbarie comunicativa, una richiesta intransigente di un cambio di rotta e di un impegno inedito alle istituzioni e al governo italiano, agli stati, ai governi, alle organizzazioni europee e internazionali. Come a tutti i cittadini, alle organizzazioni sociali.

Ci sono passaggi determinanti e costituenti di coscienze collettive e alleanze condivise che impongono spazi e tempi di iniziativa e che vivono anche in queste forme di azione.

Sono convinto che essere in connessione con questa mobilitazione e farla vivere anche nel nostro territorio e nella nostra comunità locale sia un atto di responsabilità per ciascuno/a e per tutti/e noi.

 

Per quanto mi riguarda, resto personalmente a disposizione per dare una mano a qualsiasi cosa chiunque di noi/voi scelga di proporre.

* Gigi Rossetti

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APPELLO DELLE RETI E DEI MOVIMENTI SOCIALI

21 aprile 2015

Giornata di mobilitazione nazionale

In una settimana più di mille morti in due stragi annunciate. Stragi che hanno responsabilità precise: le scelte politiche e le leggi dei governi dell’UE (compreso quello italiano) che consegnano le persone in cerca di protezione nelle mani dei mercanti di morte. Aumentando controlli e mezzi per pattugliare le frontiere non si fermeranno le stragi come dimostra quest’ultima tragedia con più di 900 morti avvenuta a poche ore da quella che ha portato a morire altre 400 persone. Chi scappa per salvare la propria vita e quella dei suoi cari non si ferma davanti al rischio di morire in mare. 

Non c’è più tempo da perdere. Si aprano subito vie d’accesso legali, canali umanitari, unico modo per evitare i viaggi della morte. Il governo italiano, in attesa dell’intervento europeo, assuma le sue responsabilità e riattivi subito un programma di ricerca e salvataggio. Chieda contemporaneamente all’UE di farsi carico di un programma di ricerca e salvataggio europeo. Si sospenda il regolamento Dublino e si consenta alle persone tratte in salvo di scegliere il Paese dove andare sostenendo economicamente con un fondo europeo ad hoc l’accoglienza in quei Paesi sulla base della distribuzione dei profughi.

Questi morti non consentono più rinvii, basta con le parole che non si traducono in azioni concrete e immediate. Erano persone in carne e ossa. E invece sembrano fantasmi. 

prime adesioni:

ACLI

ACTION Diritti in movimento

ANTIGONE

ARCI

ASGI Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione

ASSOCIAZIONE PER LA PACE

CAROVANE MIGRANTI

CENTRO ASTALLI

CGIL

CILD Coalizione Italiana Libertà e Diritti

CNCA Coordinamento Nazionale delle Comunita' di Accoglienza

COSPE

CSOA LA STRADA

CSOA SANS PAPIER

EMERGENCY

FIOM

GRUPPO ABELE

LEGAMBIENTE

LIBERA Associazioni Nomi Numeri contro le mafie

LINK Coordinamento Universitario

LUNARIA

MEDICI SENZA FRONTIERE

RETE DELLA CONOSCENZA

SOCIAL PRIDE

UNIONE DEGLI STUDENTI

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