Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 07.07

Associazione Gabbie Vuote, risposta alle parole del papa su cani e gatti

Fanno ancora discutere le dichiarazioni di Bergoglio

| Scritto da Redazione
Associazione Gabbie Vuote, risposta alle parole del papa su cani e gatti

«Abbiamo ascoltato le parole del papa che nega l’amore per cani e gatti in quanto lo toglierebbe ai vicini di casa. Come se l’amore verso gli uni escludesse quello verso gli altri»: così si apre una nota dell’Associazione Gabbie Vuote in merito alle recenti dichiarazioni di Bergoglio. «Certo è molto meglio accusare chi ama cani e gatti di non essere compassionevole verso i propri simili che accusare i propri simili di uccidere, torturare, seviziare cani, gatti e tutti gli altri animali. È molto meglio chiamarsi Francesco e ignorare i valori francescani che chiamarsi Francesco e amare i propri fratelli minori senza degradare chi si cura di loro. È molto meglio ignorare l’insensibiità e la violenza umana verso chi viene sfruttato, torturato e ucciso, innocente e indifeso, perchè il mercato e l’ingordigia lo richiedono, che rispettare ogni essere vivente e affermare, come affermò papa Giovanni Paolo II, santificato, che anche le bestie hanno un’anima come gli uomini», proseguono da Gabbie Vuote.

«Papa Bergoglio dovrebbe rivolgersi ai miliardari, ai ricchi, ai potenti, che sottraggono vita a tutti gli altri, in quanto rappresentano quell’1% della popolazione mondiale che possiede più del restante 99% di ricchezza secondo il rapporto l’Oxfam del 2015. Quanto male hanno fatto le parole del papa agli esseri senzienti, diversi da noi, ma figli anch’essi della Natura e quindi di Dio, che secondo gli scienziati firmatari della dichiarazione di Cambridge, hanno coscienza! Quanto male a queste creature vittime di umani che indegnamente ne massacrano 150 miliardi ogni anno!», aggiungono gli animalisti.

«La coscienza richiede giustizia e la giustizia non fa distinzione tra i dolori. Il dolore è dolore, la sofferenza è sofferenza sia degli animali animali che degli animali umani. E negare compassione agli animali rappresenta quella parzialità di amore che il papa sollecita come fosse una virtù anzichè una mancanza. Classificare porta a dividere e dividere porta a valutare: prima i bianchi e poi i neri, prima gli uomini e poi le donne, prima i cattoici e poi gli eretici, prima i ricchi e poi i poveri, prima i potenti e poi gli inermi, prima questi e poi quelli, in una girandola senza fine. Noi preferiamo non chiudere l’amore in comprtimenti stagni e diciamo, con Alphonse de Lamartine, che noi non abbiamo due cuori, uno per gli animali, l’altro per gli umani. Nella crudeltà verso gli uni e gli altri, l’unica differenza è la vittima», concludono da Gabbie Vuote, auspicando in una riflessione.

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