Sabato, 27 aprile 2024 - ore 09.59

Assuefazione a tutto? Anche alla illegalità nazionale? Di ARNALDO DE PORTI

Oltre a quella ‘meno percettibile’ ( si fa per dire) moralità collettiva?

| Scritto da Redazione
Assuefazione a tutto? Anche alla illegalità nazionale? Di ARNALDO   DE PORTI

Vorrei partire dal seguente assunto che, per certi versi, la dice tutta: il caso del sindaco di Roma, Ignazio Marino.

Al di là di qualche suo peccatuccio veniale per il quale ha fatto cassa di risonanza un giornalismo che, a mio avviso, più che “cane da guardia” si sta trasformando sempre più in una sorta di cassa di miserabile petulanza. (rincorsa affannosa  dei giornalisti verso i politici, come vediamo ogni giorno nei talk show televisivi,  docet !), Ignazio Marino è diventato un caso mediatico nazionale non certo per incapacità di governo della capitale, ma soprattutto perché la sua onestà intellettuale, sia come medico che come sindaco di Roma,  ha fatto e sta facendo a cazzotti con una controparte politica (anche nello stesso suo interno del partito che in chiave nazionale ) che è molto distante da questi sani principi etici che dovrebbero essere alla base dell’amministrazione pubblica. Come dire:  l’onestà  provoca forti ed indiscriminate reazioni verso chi ormai è abituato, anzi assuefatto, alla mala-politica, al tornaconto personale, al latrocinio, alla menzogna,  tout court alla delinquenza (ormai le mazzette costituiscono un sistema collaudato anche agli apici di certi contesti).

Marino, in sintesi, sarà anche un incapace (io di certo non sono in grado di giudicare e quindi mi avvalgo di quanto ho sentito dire a volte in maniera interessata), di certo egli si è rivelato un “corpo onesto estraneo” di fronte ad un paese che:

- ha fatto della politica un serbatoio di posti di lavoro che consente agli eletti-nominati di fare i propri porci comodi, non solo rubando alla collettività;

- ha fatto maturare una coscienza “civile” secondo la quale ingannare il prossimo costituisce una regola e non un reato;

- ha fatto delle leggi una sorta di “pro-forma” al punto che i gradi di giudizio alternano quasi sempre sentenze diverse, tant’è che uno a cui è stato comminato l’ergastolo in un secondo grado di giudizio può venir  tranquillamente assolto, mettendo addirittura in competizione gli stessi giudici dei tre gradi;

- ha fatto sì che chi vive nel rispetto delle leggi venga considerato un cretino da non considerare, adducendo che il mondo è dei furbi e non degli onesti;

- ha   sviluppato una classe giornalistica (fatte salve le eccezioni) che ci vive ogni giorno in questo andazzo di malaffare al punto che, mi viene da dire sia pur forzando la mia riflessione, se non ci fosse questo clima non avrebbe nulla da fare in quanto le cose belle e buone non fanno notizia. Non solo, questo tipo di giornalismo (a cui pure io appartengo) si adopera con ogni mezzo per rendere la notizia sempre più pruriginosa, a volte anche creando motivazioni che potrebbero tranquillamente essere trascurate in quanto avulse dalla notizia.

Il discorso sarebbe lungo e quindi mi fermo qui con una conclusione di sintesi.

Marino Ignazio è vittima della sua onestà intellettuale a prescindere dalla sua forse incapacità di fare il sindaco di Roma. E tutto ciò sta a dimostrare, sia in chiave romana che in quella nazionale, che l’Italia è diventata un paese nel quale l’onestà non può più, neanche minimamente, competere con un’assuefazione al malaffare, alla delinquenza, alla mala politica, agli imbrogli di potere e quant’altro, tant’è che siamo stati classificati da “Trasparency Italia”   al primo posto come paese di corrotti  anche a livello istituzionale. 

ARNALDO   DE PORTI

 

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