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Chiesa copta ortodossa

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Chiesa copta ortodossa

Chiesa copta ortodossa (breve storia)
La Croce coptaLa Chiesa copta è una chiesa cristiana miafisita (impropriamente detta monofisita, definizione non accettata da copti né dagli etiopi). È una delle Chiese orientali antiche.
Nella Chiesa copta il titolo di Papa spetta al patriarca di Alessandria. Attualmente Shenouda III è il 117° Papa della Chiesa ortodossa copta.Nel corso del XIX secolo una parte di essa si è portata in comunione con il papa di Roma ed ancora oggi sussiste sotto il nome di Chiesa cattolica copta.

Etimologia
Il termine "copto" deriva dall’arabo qub? (???), un’arabizzazione del termine di Kubti (bohairico) e Kuptaion (sahidico). Tale termine a sua volta deriva probabilmente dal greco aiguptos, egiziano. Il termine greco Aiguptos, Egitto ha una lunga storia, infatti risale a un’antica lingua micenea (prima forma del greco) in cui il termine a-ku-pi-ti-jo (letteralmente "egiziano", usato nel senso di uomo egiziano). Il significato etimologico del termine si riferisce pertanto alle persone di origini egiziane, non solo a quelle che professano la religione copta. Dopo la grande conversione di gran parte del popolo egiziano all’Islam, il termine copto iniziò a essere associato agli egiziani cristiani che non si unirono in matrimonio con gli invasori arabi. Nel XX secolo, alcuni egiziani nazionalisti e intellettuali cominciarono a usare il termine copto nel senso storico, ad esempio Markos Pascià Semeika, fondatore del Museo Copto, disse che ogni egiziano è o musulmano copto o cristiano copto, poiché entrambi i gruppi di fedeli discendono dagli antichi egiziani.

Cristologia
La concezione di Cristo della Chiesa copta si distingue da quella dei nestoriani e dei monofisiti veri e propri (Eutiche). Ancora oggi i copti amano definirsi "miafisiti", in quanto non credono alla definizione calcedonese "due nature in una persona" ma preferiscono parlare di "unica natura del Verbo incarnato" (secondo le parole di san Cirillo di Alessandria). Questo perché, secondo il dettato biblico, ad ogni natura corrisponde una persona e, affinché la Trinità non diventi "Tetra-", Cristo deve essere concepito con un'unica natura.I copti credono che il Signore sia perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità, ma la sua divinità e la sua umanità sono state unite in una sola natura chiamata "la natura del Verbo incarnato", ribadita da san Cirillo di Alessandria. I copti, quindi, credono in un'unica natura: "umana" e "divina", unite in un'unica natura, "senza mescolanza, senza confusione, senza alterazione" (dalla dichiarazione di fede alla fine della divina liturgia copta). Queste due dimensioni (umana e divina) "non si sono separate nemmeno per un attimo o battito di ciglia" (dalla dichiarazione di fede alla fine della divina liturgia copta). Per i copti Gesù è Dio completo e uomo completo insieme, ma quella di Cristo è comunque un'unica natura nata dall'unione delle due precedenti, senza né mescolanza né confusione o separazione. Questo è ciò che la Chiesa Copta ha sempre ritenuto di affermare, sia in passato (Concilio di Calcedonia del V secolo) che oggi.

Storia
La Chiesa copta fu fondata in Egitto nel I secolo. Il nome deriva dalla parola greca aigyptios (egizio), trasformata dapprima in gipt e poi in qibt. La Chiesa copta ha origine dalla predicazione di san Marco, discepolo di Gesù Cristo, che scrisse il suo Vangelo nel I secolo e portò il cristianesimo in Egitto (regnante a Roma l'imperatore Nerone). La liturgia [1]è simile a quella europea (Divina Liturgia), ma le due liturgie si sono evolute differentemente, anche perché quella europea è stata influenzata dal ruolo del patriarcato di Costantinopoli, mentre quella copta dal ruolo del patriarcato di Alessandria. La Chiesa copta rivendica, infatti, di non riconoscere le decisioni del Concilio di Calcedonia (451) [2].I primi monaci copti vissero in Egitto durante il IV secolo, molti di loro morirono come martiri. Durante il IV e V secolo si ebbe lo scisma della Chiesa copta dalla Chiesa latina e greca[3]. Il IV ed il V secolo furono caratterizzati dalle cosiddette "eresie cristologiche". I cristiani, cioè, si divisero circa la natura di Cristo. Gli ariani accentuavano la natura "umana", i nestoriani, consideravano Cristo sia uomo che Dio, ma la non contemporaneità di tali nature.La Chiesa riunita nel Concilio di Calcedonia affermò che Cristo era, al tempo stesso, completamente Dio e completamente uomo, avendo due nature. Ciò provocò lo scisma dei duofisiti nestoriani e dei miafisiti (Ortodossia copta ed etiopica), che si separarono dal resto della Chiesa rimanendo fedeli ai concili precedenti.La Chiesa copta è stata una delle Chiese a soffrire di più dell'avanzata araba nel Nord Africa. Nonostante la legislazione islamica permettesse alle "religioni del Libro", cioè cristiani, ebrei e zoroastriani, di professare la propria fede, assegnando ai fedeli di altre religioni lo status di dhimmi, di fatto impediva le conversioni dall'Islam al Cristianesimo, o il matrimonio di donne musulmane con cristiani.Dopo il concilio Vaticano II, chiesa cattolica e chiesa copta hanno iniziato un cammino ecumenico di dialogo. Questo ha portato nel 1973 al primo incontro, dopo quindici secoli, tra papa Paolo VI ed il patriarca dei copti papa Shenuda III. Insieme decisero di iniziare un dialogo teologico, il cui frutto principale è stata la dichiarazione comune del 12 febbraio 1988 (la Chiesa cattolica era allora guidata da Giovanni Paolo II), che esprime un accordo ufficiale sulla cristologia, accordo approvato dal Santo Sinodo della Chiesa Copta Ortodossa. La dichiarazione comune sulla fede cristologica mette fine a secoli di incomprensione e di reciproca diffidenza. Così i due pontefici si esprimono: « Crediamo che il Nostro Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo, il Verbo Incarnato è perfetto nella Sua Divinità e perfetto nella Sua Umanità. Ha reso la Sua Umanità una con la Sua Divinità senza mescolanza, commistione o confusione. La Sua Divinità non è stata separata dalla Sua Umanità neanche per un momento o per un batter d’occhio. Al contempo [pronunciamo anatema sulla] dottrina di Nestorio e di Eutiche. »
 (Dichiarazione comune del 12 febbraio 1988)

In Egitto
Eluro, grazie a monaci cristiani egiziani, chiamati in arabo qubt (copti) (dal greco [e]gýpt[ikos]), fu il fondatore della Chiesa egizia miafisita, detta appunto Chiesa copta.Il miafisismo adottato dai copti rifiutava il concetto espresso da Eutiche di fusione tra le due nature, divina e umana, di Gesù, per favorire un'unione come tra corpo e anima, denominata miafisismo.Tra il 484 e il 519, nel periodo dello scisma acaciano, voluto dal patriarca di Costantinopoli Acacio, il miafisismo si rafforzò in Egitto, grazie soprattutto a Pietro Mongo, vescovo d'Alessandria e successore di Eluro, che accettò l'Henoticon, il documento di compromesso (poi fallito) tra cattolici e monofisiti, voluto dall'imperatore Zenone di Bisanzio (474-475 e 476-491).Negli anni successivi i copti considerarono gli Arabi come liberatori durante la loro lotta con i bizantini. I rapporti col potere arabo-islamico sono segnati dall'alternanza tra momenti di maggiore tolleranza e fasi di persecuzione religiosa.

La Chiesa e la sua diffusione
La Chiesa copta è erede del millenario monachesimo egiziano, di cui mantiene ancora le antiche istituzioni monastiche, ed è sede di istituzioni teologiche e accademiche, con una presenza diffusa in una diaspora a livello mondiale. La valutazione del numero dei copti è un compito arduo: tale numero è tenuto forzatamente basso dalle statistiche ufficiali egiziane (il censimento del 1986 ne dichiara 3.300.000, ossia l’8% degli egiziani). Di fronte alle manipolazioni degli addetti al censimento, e alle strategie di riservatezza degli stessi copti per assicurare la protezione dell’anonimato, gli stessi studi specialistici sulle minoranze cristiane in Medio Oriente non riescono a trovare un accordo e presentano cifre che oscillano fra i 3 e gli 8 milioni.

Il Papa e i vescovi
La Chiesa copta ortodossa ha un proprio Papa, attualmente Shenuda III, che vive al Cairo ed è il 117° patriarca dalla predicazione di san Marco. A differenza di quanto avviene nella Chiesa cattolica, per il papa copto non esiste un analogo del dogma dell'infallibilità papale.
Per un'antica tradizione, i vescovi della Chiesa copta possono provenire solo dal "clero bianco", cioè dai monaci. Pertanto, ad essi è richiesto il celibato.

Status giuridico e rapporti interconfessionali
Il termine copto qualifica nello stesso tempo una lingua, un popolo (Egitto), un culto e una Chiesa. Oggi i copti appartengono a tre principali chiese: la maggioranza dei fedeli si riversa nella più anziana Chiesa copta Ortodossa Tawahedo; gli altri fanno parte della più recente Chiesa cattolica copta e delle chiese protestanti. Il numero di copti in Egitto si suppone oscilli tra il 14% e il 20% (tra 10 e 15 milioni)[senza fonte], anche se il governo egiziano insiste sul fatto che i copti siano molto meno, ossia circa il 6% (4 milioni) della popolazione egiziana. Causa della controversia potrebbe essere il numero crescente di copti nati fuori dall’Egitto. Il numero di copti all’interno dell’Egitto sta comunque diminuendo a causa dell’emigrazione dovuta alle discriminazioni da parte dei musulmani integralisti e del governo egiziano. Il World Factbook del 2006 stima che 7,6 milioni, ovvero il 10% degli egiziani, siano cristiani; i copti sarebbero il 9% della popolazione totale. I copti egiziani sono stati oggetti di discriminazioni e molte autorevoli fonti egiziane hanno rilevato che il governo è stato spesso complice o, perlomeno, noncurante di certi “incidenti” contro di essi[4].La situazione della comunità copta in Egitto è contrassegnata da numerose contraddizioni e da casi di marginalizzazione e di vessazione messi in luce da alcune organizzazioni per i diritti umani.
Sono numerosi i casi di donne copte rapite e convertite per essere date in moglie a uomini musulmani. Nel 1976 il Patriarca della Chiesa copta, papa Shenouda III, denunciò la pratica, ignorata dalle autorità egiziane.
Un altro problema riguarda i gruppi radicali islamici. Alcune fonti sostengono che strati delle forze di sicurezza e degli apparati amministrativi abbiano in passato coperto tali formazioni, che si sono rese responsabili di numerosi attacchi armati ed episodi di violenza ai danni della popolazione cristiana, soprattutto nelle zone dell'Alto Egitto.Nel 1981 un gruppo di fondamentalisti uccise 17 cristiani e ne ferì 112. I copti protestarono per l'accaduto. Ma il presidente Sadat represse la protesta e mise agli arresti il Patriarca Shenouda III. Fu un caso di detenzione unico nei confronti di un primate di una chiesa cristiana nel Novecento, se si eccettuano i paesi comunisti [5].Nel 2009 è stato pubblicato un Rapporto sul fenomeno del rapimento di ragazze copte da parte di uomini musulmani. Il documento s'intitola «La scomparsa, la conversione forzata e i matrimoni forzati delle donne cristiane copte in Egitto» ed è stato redatto da Michele Clark (docente di Tratta di esseri umani alla George Washington University) e Nadia Ghaly, avvocatessa copta.Il primo gennaio del 2011 ad Alessandria d'Egitto si è fatto esplodere un integralista musulmano dinanzi alla Chiesa copta dei Santi, nel quartiere di Sidi Bishr, causando la morte di 23 fedeli copti e il ferimento di numerosi altri che partecipavano ad una tradizionale cerimonia religiosa per l'anno nuovo. Dall'esplosione è rimasta danneggiata anche una vicina moschea e 8 musulmani sono rimasti feriti. [6]

In Etiopia
Intorno al 356 il vescovo Frumenzio contribuì a convertire al Cristianesimo l'Etiopia. La religione cristiana in Etiopia, in principio, trovò resistenze da parte dei locali, ma nel VI secolo riscosse sempre maggior successo con l'arrivo dei “Nove Santi”, monaci monofisiti che fuggivano dalle persecuzioni.
Dal 640 la Chiesa d'Etiopia fu legata a quella copta egiziana e così rimase fino al 1948. Nel XVII secolo, con il negus Susenyos, ci fu un forte avvicinamento alla Chiesa cattolica, che durò fino al 1632.L'ultimo negus (poi imperatore) Hailé Selassié (Haylasellase I) (imperatore dal 1930 al 1936 e dal 1941 al 1974) riorganizzò la Chiesa d'Etiopia, avvicinandola alla Chiesa copta egiziana e facendola diventare Chiesa di Stato Tawahedo. Da allora la Chiesa non è più definibile copta ma Ortodossa Tawahedo. L'Abuna Basilios, il primo patriarca, fu eletto nel 1959 e gli successe l'Abuna Tewophilos nel 1971 (questi venne ucciso dalla giunta militare marxista). I successori furono l'Abuna Tekle Haymanot, l'Abuna Merkorios e l'Abuna Paulos (i primi due non vennero riconosciuti dal sinodo della Chiesa copta).La Chiesa risente di diversi influssi del credo ebraico, tra cui la circoncisione, la festività settimanale del sabato, la separazione della carne in pura ed impura, e la presenza dell'Arca dell'Alleanza ad Axum.Oggi la Chiesa d'Etiopia è la più estesa delle chiese pre-calcedoniche e i suoi credenti sono circa 36 milioni, in Etiopia e non. Il termine Tehawido vuol dire, in lingua Ge'ez "l'essere che si è fatto uno", rifacendosi alla dottrina teologica monofisita.

In Eritrea
La più giovane tra le chiese orientali ortodosse è la Chiesa Eritrea Ortodossa Tewahido, sorta nel 1993, dopo il raggiungimento dell'indipendenza dell'Eritrea dall'Etiopia. Anche se persistono ancora forti contrasti legati agli sconvolgimenti politici in cui la chiesa Etiopica si è trovata coinvolta, le due chiese sono in comunione tra loro.
Il patriarca dal 2007 è l'Abuna Dioskoros; la Chiesa conta circa due milioni di fedeli che vivono in Eritrea, Europa e Nord America.

Lingua copta
La lingua copta si scrive per mezzo dell’alfabeto copto, simile al greco.La lingua copta è la sola discendente dell’egiziano antico. È dunque una lingua afro-asiatica, nonostante questa teoria non sia accettata da tutti i linguisti come Theophile Obenga. Si contano vari dialetti:
bohairico,
sahidico,
fayoumico,
oxyrhynchita (o medio egiziano),
akhmimico,
lycopolitano (o subakhmimico).
Solo il bohairico è ancora utilizzato e unicamente nel linguaggio della liturgia. Esso ha rimpiazzato, nell’uso liturgico, il sahidico nel XI secolo. A partire da questa scelta è nata l’emergenza di un’identità copta. Da notare è che il termine sa’id deriva da una parola copta/egiziana la quale designa un fiore del deserto egiziano che fiorisce in qualche ora sotto l’effetto della pioggia passeggera e, in seguito, appassisce tanto rapidamente. Lo studio della grammatica copta si poggia su due orientamenti di studio linguistici, diacronico e sincronico, la cui scelta è terreno di dibattito tra linguisti. I due punti di vista partono entrambi dal principio che lo studio dei dialetti permette di risalire alla grammatica copta originale, focalizzandosi principalmente sul copto liturgico il quale sarebbe una normalizzazione più o meno arbitraria del copto antico. Questo tipo di orientamento teorico è stato utilizzato per lo studio di altre lingue:
lo studio del sanscrito in cui la normalizzazione della grammatica risale all’epoca di P??ini
lo studio dell’ebraico la cui normalizzazione prende il nome di Massora
lo studio del latino normalizzato nel X secolo
lo studio dell’arabo normalizzato dalla grammatica coranica
Questo primo orientamento teorico è detto linguistica sincronica: i dialetti sono inizialmente reperiti geograficamente e poi studiati in rapporto al contesto storico locale. Il secondo orientamento teorico è la linguistica diacronica, ed è stato utilizzato da Champollion per decifrare i geroglifici. Essa consiste nello studiare la genealogia delle lingue, in particolare delle loro strutture grammaticali. In questo modo, le ricerche hanno permesso di stabilire delle invarianti grammaticali tra testi geroglifici delle piramidi e le strutture grammaticali dei dialetti copti. La lista di tali invarianti è divisibile in due gruppi. Le invarianti che si ritrovano uniformemente in tutti i dialetti copti, chiamate Pandialettali.
Le invarianti che si trovano solo in alcuni dialetti, ossia le invarianti dialettali.
 
Calendario copto
Il calendario copto, chiamato anche calendario alessandrino, è utilizzato dalla Chiesa copta ortodossa in Egitto e in Etiopia. Tale calendario deriva dall'antico calendario egiziano: esso venne riformato al tempo di Tolomeo III (Decreto di Canopo, 238 a.C.) con l'introduzione del sesto giorno epagomenale ogni quattro anni (in pratica una compensazione come quella dell'anno bisestile); tuttavia tale riforma venne messa in pratica solo nel 25 a.C., quando l'imperatore romano Augusto riformò formalmente il calendario egiziano, tenendolo da quel momento in poi in sincronia con il calendario giuliano. Il calendario copto corrisponde al calendario egiziano così rinnovato. Seguendo il calendario egiziano, viene mantenuta la suddivisione in tre stagioni della durata di quattro mesi ciascuna. Le tre stagioni sono commemorate da preghiere speciali della liturgia copta e tale suddivisione è mantenuta oggi da molti contadini che vi riconoscono le varie stagioni dell’agricoltura. Oltre ai "normali" 12 mesi di 30 giorni, il calendario prevede anche un "mese" intercalare alla fine dell’anno, della durata di 5 o 6 giorni (in base all’anno bisestile). Gli anni e i mesi coincidono con quelli del calendario etiopico, ma hanno nomi diversi. L'anno inizia il 29 agosto del calendario giuliano, che al giorno d'oggi coincide con l'11 settembre nel calendario gregoriano. Il computo degli anni parte dal 284, anno in cui divenne imperatore romano Diocleziano, il cui regno fu segnato da torture e persecuzioni di massa nei confronti dei cristiani, specialmente in Egitto; per questo l'abbreviazione che accompagna l’anno copto è "A.M." (Annum Martyrum, anno dei martiri).
La diaspora egiziana in Italia è stata valutata intorno al mezzo milione di individui. E ipotizzando che di questi almeno il dieci per cento sia costituito da copti (cifra forse approssimata per difetto, visto che le recenti difficoltà dei copti in Egitto sono state uno stimolo molto pressante all'emigrazione) si arriva a una cifra di cinquantamila persone, stanziate su tutto il territorio italiano, ma con una notevole concentrazione nella zona milanese e in Friuli. Tale presenza si è resa visibile sin dalla metà degli anni Settanta, periodo in cui sono cominciate le celebrazioni e le attività pastorali con grande vigore. Dagli anni Ottanta la popolazione copta a Milano e dintorni si è notevolmente incrementata tanto che oggi esistono due vescovi copti in Italia, un monastero (sede episcopale) a Mettone di Lacchiarella presso Milano, diverse parrocchie regolarmente funzionanti e molto frequentate e altre sedi parrocchiali e comunità in formazione.
La Chiesa copta, che nel territorio nazionale italiano ha trovato un ambiente cristiano favorevole e non antagonista, mostra una grande energia e vitalità, frutto di una minoranza religiosa che ha subìto e superato secoli di persecuzioni: oltre a una profonda vita pastorale, centrata sull’esperienza del monachesimo del deserto, le comunità copte italiane svolgono anche attività per il mutuo supporto e aiuto dei credenti nella vita sociale e familiare.

Note
1.^ O "celebrazione eucaristica", comunemente detta Messa.
2.^ Per questo i cristiani copti sono chiamati "protocalcedoniani".
3.^ All'epoca dell'Impero romano, le Chiese latina e greca insieme formavano l'Ortodossia.
4.^ Violenze religiose, in Un'antenna per ogni fede. URL consultato il 14 agosto 2008.

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