Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 08.26

COMO, MIRABELLI (PD): TENERE ACCESO IL FARO DELLA LEGALITÀ E METTERE IN CAMPO INIZIATIVE PER DIFENDERE COMUNI, RISORSE E CITTADINI DALL’AGGRESSIONE DELLE MAFIE

| Scritto da Redazione
COMO, MIRABELLI (PD): TENERE ACCESO IL FARO DELLA LEGALITÀ E METTERE IN CAMPO INIZIATIVE PER DIFENDERE COMUNI, RISORSE E CITTADINI DALL’AGGRESSIONE DELLE MAFIE


“La Commissione Parlamentare Antimafia farà una verifica delle liste elettorali, secondo il proprio protocollo, per tutti i capoluoghi di Provincia e, quindi, anche per Como. Dobbiamo tenere acceso il faro sulla legalità e mettere in campo tutte le iniziative che gli Enti Locali possono fare per difendere la legalità, i propri Comuni, le risorse a disposizione e i propri cittadini e questo richiede un’attenzione non formale e convinta, che mi pare di aver sentito da parte della candidata sindaca Minghetti”. Lo ha detto il senatore lombardo Franco Mirabelli, Capogruppo PD in Commissione Parlamentare Antimafia, nel corso del suo intervento all’incontro “Contro mafie e corruzione. Il ruolo degli Enti Locali per promuovere la cultura della legalità e una cittadinanza responsabile” organizzato dal PD comasco nell’area di Rebbio a Como, a cui sono intervenuti anche il Prof. Nando Dalla Chiesa, il Coordinatore di Avviso Pubblico Lombardia, Fabio Bottero, l’on. Chiara Braga e la candidata Sindaca a Como Barbara Minghetti.

“Solo qualche anno fa non solo non era scontato dire che c’era la mafia anche al Nord ed era insediata nei territori ma era addirittura tema di dibattito. - ha ricordato il senatore Mirabelli - A volte succede ancora che amministratori e politici vivano l’idea della presenza delle mafie sui propri territori come un’offesa da respingere. Abbiamo fatto un dibattito a Lomazzo e questo tema era emerso: la diffusione dell’idea della presenza delle mafie veniva vissuta come una vergogna invece che generare reazioni per attrezzarsi per combatterle. A rafforzare questa affermazione, a me ha colpito, che dalla ricerca fatta da Dalla Chiesa per la Commissione Antimafia, emerge che la ‘ndrangheta non sia solo un’organizzazione criminale ma soprattutto un’organizzazione sociale. Questo è dato dal fatto che per molti degli affiliati lo scopo non è l’arricchimento. Dalla ricerca, infatti, emerge che gran parte dei capi delle locali ‘ndranghetiste fanno mestieri umili, come il gruista, il parrucchiere oppure mandano le mogli a fare i servizi. Guardando a questo, si capisce che la ‘ndrangheta è qualcosa di più di un’organizzazione criminale come la immaginiamo noi, in cui i soggetti cercano solo di arricchirsi nell’illegalità. Questo è un salto di qualità che dobbiamo fare nelle nostre riflessioni, altrimenti non riusciamo a capire quanto sia importante la reazione della collettività e degli Enti Locali di fronte alle mafie. Se riduciamo la considerazione delle mafie ad un’organizzazione criminale, il pensiero è che per sconfiggerle siano sufficienti la magistratura e le forze dell’ordine. Contrastare le mafie, invece, richiede che si mettano in campo tutte le energie della società, non solo istituzionali. La ‘ndrangheta ha fatto una scelta che è quella di abbassare di molto le azioni eclatanti, di sparare meno possibile pur avendo le armi. Per la logica ‘ndranghetista, oggi una strage di grandi dimensioni sarebbe impensabile perché il punto è quello di non attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e di suscitare un basso allarme sociale. Per le mafie, quindi, va benissimo una società in cui si grida all’insicurezza delle città per scippi o altro, perché distoglie da altre questioni e consente loro di lavorare tranquillamente. Le mafie non vogliono essere percepite”. 

“Rispetto al tema delle presenze mafiose sul territorio, non basta informare, raccontare che c’è la mafia: in alcune realtà lo sanno che c’è la mafia, lo abbiamo detto, lo hanno visto con i loro occhi. Penso, quindi, che in più in alcuni posti ci sia un problema rispetto alla semplice informazione. - ha chiarito Mirabelli - A Cantù, ad esempio, non si può dire che non sanno che c’è la mafia: i mafiosi andavano liberamente nei locali del centro a picchiare e vessare i proprietari; eppure non c’è stata una risposta da parte della cittadinanza. C’è l’impressione che si sia abbassato il principio di legalità e, dunque, non è più sufficiente fare arrivare l’informazione: ci sono pezzi del Paese che su questi temi vanno risollecitati; ci sono pezzi di mondo imprenditoriale a cui va spiegato che se collaborano con la mafia rischiano le proprie aziende e soprattutto diventano parte di un sistema che inquina l’economia legale. Inquinare l’economia legale con i miliardi delle mafie, di provenienza illecita, è un problema per la nostra democrazia e per la nostra libertà. C’è, quindi, un lavoro da fare per dire a queste persone che stanno sbagliando una valutazione sulla situazione”.

 “È chiaro che più si abbassa l’allarme sociale, più prende spazio quella politica che di fronte ai problemi veri, come il fatto che ci vuole molto tempo per realizzare le opere perché c’è molta burocrazia, chiede di togliere le interdittive antimafia, le certificazioni e i controlli, finendo per abbassare le barriere contro le mafie. - ha affermato il senatore PD - Ci siamo confrontati molte volte anche sul tema dei subappalti: ridurre i controlli diventa lo strumento con cui ci si illude di poter accelerare i lavori mentre in realtà, come insegna l’esperienza di Milano, la strada giusta sarebbe quella di avere pochi centrali appaltanti qualificate e che funzionano. Eppure fa gioco raccontare che le regole a tutela della legalità non servano e, per accelerare le opere, si possano togliere. Stiamo anche in una fase di crisi e qui le mafie trovano spazi. Quando ci sono crisi, come quella che abbiamo vissuto con la pandemia e adesso con la guerra, è chiaro che le mafie trovano spazi. Ci sono molte aziende che hanno dovuto dismettere pezzi di patrimonio, vendere edifici, vendere esercizi commerciali. L’obiettivo principale delle mafie è riciclare il denaro che proviene dai traffici illeciti di droga, armi e persone e, in queste situazioni, trovano spazio per cui si propongono sempre di più come agenzie di servizi che possono dare finanziamenti, fare recupero crediti, favorire il cambio di destinazione d’uso dei terreni in alcune amministrazioni. Quando c’è una crisi, le mafie hanno più spazio. Quando l’economia ha meno liquidità, le mafie hanno più spazio.  Questo aspetto viene spesso sottovalutato. In questi mesi, nella lotta al riciclaggio abbiamo fatto un lavoro importante rispetto alle banche dati per facilitare la comunicazione tra i sistemi, creare rapporti tra Comuni, Prefetture, Camere di Commercio per verificare i dati e avere segnalazioni delle anomalie. Questo, insieme ad una serie di misure che vanno sempre più rafforzate per obbligare le banche a verificare la provenienza dei soldi e per obbligare i notai a segnalare anomalie, serve a contrastare le attività di riciclaggio”.

 

Video dell’incontro: https://youtu.be/TNRZwf-BNxM

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