Giovedì, 25 aprile 2024 - ore 22.57

Cop27: proteggere la biodiversità è proteggere l’Accordo di Parigi

Lula promette di salvare l’Amazzonia insieme agli indios. Ma a Sharm el-Sheikh aumenta il pessimismo sul risultato della Cop27

| Scritto da Redazione
Cop27: proteggere la biodiversità è proteggere l’Accordo di Parigi

Per molti anni la crisi climatica e la crisi della biodiversità sono state trattate come questioni separate ma, come evidenziato dal biodiversity Day tenutosi alla COP27 Unfccc in corso in Egittto, «La realtà  è che non esiste una via praticabile per limitare il riscaldamento globale a 1,5° C senza proteggere e ripristinare urgentemente la natura». Elizabeth Mrema, segretaria esecutiva della Convention on biological diversity (CBD) , ha sottolineato che «Entrambe evono essere considerate  sulla stessa lunghezza d’onda, e non una più elevata dell’altra».

Il Biodiversity Day della COP27 di Sharm el-Sheikh ha anticipato di solo due settimane l’inizio della seconda sessione della 15esima Conferenza della parti della CBD di Montreal e, in una dichiarazione congiunta, Laurent Fabius, presidente della COP21 Unfccc di Parigi, Manuel Pulgar-Vidal presidente cdella COP20 e CBD COP15 Action Agenda for Nature and People Champion, Christiana Figueres, segretaria esecutiva dell’Unfccc dal 2010 al 2016, e Laurence Tubiana, ambasciatore per il cambiamento climatico e rappresentante della Francia alla  COP21 hanno chiesto ufficialmente ai leader mondiali di approvare «Un accordo globale sulla biodiversità ambizioso e trasformativo alla prossima COP15 sulla biodiversità. Le agende del clima e della natura sono intrecciate… Solo intraprendendo azioni urgenti per fermare e invertire la perdita della natura in questo decennio, continuando a intensificare gli sforzi per decarbonizzare rapidamente le nostre economie, possiamo sperare di mantenere la promessa dell’Accordo di Parigi».

La direttrice esecutiva dell’United Nations environment programme (Unep), Inger Andersen, ha detto che «E’ essenziale che la biodiversità riceva una chiara attenzione nei processi climatici. Perché il cambiamento climatico è una delle principali e crescenti minacce alla biodiversità, insieme al cambiamento dell’uso del suolo e del mare, allo sfruttamento eccessivo delle specie, all’inquinamento e alle specie invasive. E non possiamo separare i tre poli della triplice crisi planetaria: la crisi del cambiamento climatico, la crisi della natura e della perdita di biodiversità e la crisi dell’inquinamento e dei rifiuti. La triplice crisi è il peggior tipo di offerta tre per uno dataci da consumi e produzioni insostenibili. Sistemi alimentari insostenibili. Sistemi finanziari che sovvenzionano e sostengono le emissioni di gas serra e pratiche di uso del suolo non sostenibili. Ma le soluzioni per la natura e la biodiversità sono spesso anche soluzioni per il clima e l’inquinamento, e viceversa. Questo è il tipo di offerte tre per uno che vogliamo. Sappiamo che la natura e la biodiversità, attraverso soluzioni basate sulla natura, hanno la chiave per un terzo della mitigazione necessaria per soddisfare l’ambizione dell’Accordo di Parigi. Hanno la chiave per aiutare le nazioni e le comunità vulnerabili ad adattarsi agli impatti climatici, perché la natura, per millenni, ha protetto le persone dalle condizioni meteorologiche estreme. Finché non abbiamo iniziato a distruggerla».

La Andersen ha ricordato quanto sia drammatica e urgente da affrontare la situazione globale che stiamo già vivendo: «Non possiamo permetterci di ritardare. Le sabbie del tempo corrono sempre più veloci di quanto pensiamo. Quanti di noi guardano indietro e si chiedono, dov’è andato l’anno? Dov’è finito il decennio? Dove sono finite le nostre vite? Non guardiamo indietro nel 2030, o nel 2050, per trovarci a chiederci dove sia andata a finire la biodiversità. Piuttosto, impegniamoci qui a Sharm el Sheikh, il luogo in cui ci siamo incontrati per la COP14 CBD, che ci uniremo, risolveremo questioni di vecchia data, soprattutto riguardanti la finanza, in modo che alla COP 15 facciamo centro, comprendendo il  bisogno essenziale di equità e le differenze tra i Paesi in modo che la COP15 di Montreal sia un successo».

A causa delle risorse limitate per proteggerla, la biodiversità è influenzata dagli eventi meteorologici e dalle temperature estremi soprattutto nei Paesi in via di sviluppo e questo è preoccupante perché 5 dei 17 Paesi con la maggiore biodiversità si trovano nel Sud del mondo.

Gli effetti del cambiamento climatico sulla biodiversità sono già visibili: molte specie animali già costrette a cambiare i loro modelli migratori, le piante faticano ad adattarsi ai cambiamenti di temperatura, mentre gli iconici orsi polari muoiono di fame al Polo Nord a causa della mancanza di ghiaccio marino in un mondo che si sta riscaldando. I biologi marini stanno assistendo alla tragedia delle barriere coralline, che forniscono cibo e riparo a oltre 7.000 altre specie, che stanno morendo a causa del riscaldamento e dell’acidificazione dell’oceano e l’ambasciatrice di buona volontà dell’Unep Ellie Goulding ha alla COP27 Unfccc una nuova iniziativa per proteggere i coralli. Reduce da una spedizione nel Mar Rosso, al largo di Sharm el-Sheikh, ha raccongtato: «C’è questa pura bellezza visiva. Quando attraversi con la tua maschera e assisti a questa brillante cornucopia di vita marina, ti senti come se tutta la vita stesse nuotando davanti ai tuoi occhi. E questo mi ha ricordato che il corallo copre solo una piccola percentuale del fondo marino, ma sostiene un quarto di tutte le specie marine conosciute. Anche a 1,5° C di riscaldamento, dal 70 al 90% di tutte le barriere coralline andrà perso; questa cifra sale a un preoccupante 99% se il nostro pianeta si riscalderà di 2,0 gradi C. Questa è una delle barriere coralline più tolleranti al clima del mondo ed è proprio qui sotto i nostri piedi a Sharm el-Sheikh. E questa non è una normale barriera corallina. E’ uno dei grandi sopravvissuti della natura e potrebbe essere la chiave per rigenerare altre barriere coralline in futuro». Secondo la cantautrice britannica «E’ un insulto che meno dello 0,01% dei finanziamenti per il clima sia destinato alla protezione delle barriere coralline. Chiedo alla comunità dei leader globale di riconoscere che le barriere coralline sono una delle nostre più grandi risorse collettive e di diventare davvero  ambiziosi e competitivi in termini di finanziamento, ripristino e protezione».

Alcuni importanti impegni per proteggere le foreste erano stati già presi alla COP26 di Glasgow e la Andersen ha detto che stanno iniziando a diventare realtà  ma che occorre che la COP27, che la presidenza egiziana ha definito «Di attuazione» li trasformi in azione reale. Qualche giorno fa alla COP27 l’Unione europea ha nnunciato un nuovo quadro di cooperazione per invertire la deforestazione in Guyana, Mongolia, Repubblica del Congo, Uganda e Zambia e ieri il presidente eletto del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, ha parlato di fronte a una folla enorme e ha annunciato che il suo Paese riprenderà a combattere  molto duramente contro la deforestazione illegale in Amazzonia e che il Brasile intende ospitare la COP30 Unfcccc nel 2025. Lula ha anche confermato che la sua nuova amministrazione avrà un ministero indigeno, Per la Andersen il ritorno di Lula al governo dopo i 4 anni del neofascita Jair Bolsonaro, «Porrà una grande enfasi sull’Amazzonia e sulle foreste tropicali. E questo è, ovviamente, un enorme vantaggio per il clima, per la biodiversità e per il popolo dell’Amazzonia».

E gli attivisti indigeni presenti e particolarmente attivi alla COP27, in occasione del Biodiversity Day sono stati particolarmente espliciti nel rivendicare il loro ruolo di guardiani della biodiversità del nostro pianeta. Adriana da Silva Maffioletti, una giovane attivista brasiliana, ha detto a UN News: «La mia comunità è stata colpita da due cicloni in un solo anno e la nostra [intera] città è stata completamente distrutta. Non vogliamo più vivere così. Abbiamo bisogno di uno spazio sicuro; abbiamo bisogno di un pianeta sicuro. Spero che i leader mondiali ascoltino la leadership indigena invece di sfruttarla. Gli indigeni hanno il modo più sostenibile di vivere. Quindi, dobbiamo imparare da loro e non metterli da parte in questa lotta. Proteggiamo oltre l’80% della biodiversità del pianeta. La mia gente – le loro voci, esperienze e idee – dovrebbero essere la priorità numero uno nella lotta al cambiamento climatico. Non è qualcosa per domani. Questo non è qualcosa per 10 anni [da adesso]. Questo è qualcosa che dobbiamo fare adesso. La crisi climatica sta colpendo e uccidendo le persone in questo momento. Quindi, dobbiamo agire ora».

La biologa Yenilin Aurielen Lubo Bonivento, della comunità indigena colombiana Guayu, nel Dipartimento di Guajira, un’area tra le più colpite dal cambiamento climatico, ha aggiunto: «Non ci arrenderemo in questa lotta. Le compagnie estrattive e persino alcuni progetti di energia eolica sui quali non veniamo consultati stanno influenzando la Madre Terra, le nostre fonti, la nostra medicina. Dobbiamo alzare la voce e attingere dalla scienza, unita alla nostra conoscenza ancestrale. Questa è la chiave per combattere il cambiamento climatico».

Ma la cose alla COP27 – come ha ammesso la stessa presidenza egiziana – non sembrano mettersi bene e Ruanna Hayes, la negoziatrice dell’Alliance of Small Island States (AOSIS) ha confermato che «Attualmengte, le discussioni non sono particolarmente promettenti. C’è una reale preoccupazione per come stanno procedendo le cose su tutta la linea. Naturalmente, la perdita e il danno sono una questione chiave, il risultato chiave che l’Alleanza sta cercando da questa COP, e le cose non stanno ancora andando bene».

Il rappresentante speciale dell’Egitto, Wael Aboulmagd  ha inviato un messaggio ai negoziatori, ricordando loro che «Sebbene ogni delegazione debba considerare i propri interessi nazionali, la situazione è disastrosa, come dimostrano i rapporti scientifici. Spero che le delegazioni nelle stanze dei negoziati prendano a cuore questa situazione e si rendano conto che devono mostrare progressi, non a parole ma in azione e attuazione».

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