Domenica, 05 maggio 2024 - ore 15.08

Cremona, al Teatro Ponchielli “Ivanov” di Cechov con Filippo Dini

Prosegue la stagione di prosa 2016/2017

| Scritto da Redazione
Cremona, al Teatro Ponchielli “Ivanov” di Cechov con Filippo Dini

Una regia giovane del pluripremiato Filippo Dini (premio Le Maschere del Teatro 2016 per la Miglior Regie e Premio della Critica ANCT 2016 a Orietta Notari), in scena anche nel ruolo del protagonista Ivanov, al Teatro Ponchielli il 17 e 18 gennaio (ore 20:30), e un formidabile ensemble di attori, danno vita a personaggi portatori di un infuocato desiderio di resistere alla malinconica insoddisfazione che li attanaglia, creando una messa in scena di coinvolgente passionalità e trascinante ironia. I biglietti sono in vendita alla biglietteria del Teatro, aperta tutti i giorni feriali dalle 10:30 alle 13:30 e dalle 16:30 alle 19:30 (tel. 0372 022001/02). Questi i prezzi dei biglietti: platea e palchi € 22, galleria € 15, loggione € 10. Curiosità relative allo spettacolo potranno essere scoperte grazie all’incontro, che si terrà presso il foyer del Teatro. Enrico Marcotti (critico teatrale del quotidiano Libertà di Piacenza) dialogherà con l’attore e regista Dini e la compagnia. Ingresso libero.



Ivanov è la prima delle grandi opere teatrali di Anton ÄÂŒechov, scritta nel 1887, all’età di 27 anni, essa racconta l’ultimo anno di vita di un uomo, che si trova a fare i conti con la propria incapacità di vivere, la sua inadeguatezza verso il mondo che lo circonda e la irrimediabile perdita di ogni speranza nei confronti della vita. La commedia è la sua lotta contro ognuna di queste forze, che lo ostacolano quotidianamente nei rapporti con i suoi amici, con i suoi nemici, con sua moglie. Essendo una commedia scritta in età giovanile, Ivanov possiede una portata dirompente di emotività e di erotismo che la rendono carica di un fascino irresistibile. La sua poetica si esprime a tinte forti e la violenza delle situazioni e dei rapporti esplode con brutalità, fino alla morte.



Il personaggio di Ivanov è da iscriversi in un filone di tanta letteratura russa dell’ottocento (dal Jevgheni Onieghin di Puškin in poi) in cui il protagonista è proprio l’uomo superfluo, come si autodefinisce Ivanov, che non riesce ad applicare le proprie energie alla vita e la cui originalità risiede proprio nella lotta per non soccombere al proprio destino.



Le sue aspirazioni intellettuali, unite al senso d’impotenza, fanno di lui un eroe negativo, incapace d’affrontare la crisi. Anna, sua moglie, per sposarlo ha abbandonato la propria famiglia e la religione ebraica, ma presto si ammala di tubercolosi. Saša, giovane figlia di facoltosi vicini, ama Ivanov, e dopo la morte di Anna tutto è pronto per le nuove nozze. Ivanov però avverte la propria inadeguatezza di fronte a questo amore e all’ultimo momento sfugge al nuovo impegno… Intorno a loro si muove un’umanità disillusa, priva di ideali e senza speranze nel futuro: un microcosmo in cui gli uomini sono condannati all’esistenza, in cui ognuno tenta disperatamente di sopravvivere alla noia interiore e guarda al passato con pietosa indulgenza, un’umanità di figure grottesche che si logorano a vicenda.

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