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Cremona. L'abate Colombino Rapari e San Pietro al Po

5 e 7 giugno

| Scritto da Redazione
Cremona.  L'abate Colombino Rapari e San Pietro al Po

Abate di San Pietro al Po per oltre trent’anni (ma anche, per due volte, priore di San Vito a Mantova e di San Giovanni in Monte a Bologna), Rettore generale dei Canonici regolari lateranensi per ben tre volte e per sei Visitatore, Colombino Rapari (1495/1500-1570) è una figura cruciale della vita religiosa a Cremona negli anni tormentatissimi dell’eresia, quando la città rappresenta «il centro massimo del luteranesimo lombardo». In rapporto con i principali esponenti dell’ordine, dal cardinale Ercole Gonzaga – al quale dona, tra l’altro, un dipinto di Sofonisba Anguissola – a Marco Gerolamo Vida, il cremonese riveste le cariche più alte nei ruoli della congregazione. È oggetto di significativi riconoscimenti letterari, tra i quali, nel 1541, due epigrammi encomiastici del poeta lunense Venturino Vasolli; da parte sua il Rapari pubblica nel 1567 le Allegationes, raccolta di sentenze per una «causa precedentiae» sorta durante i lavori del concilio di Trento, tra i canonici lateranensi e i benedettini cassinesi. Partecipa in prima persona, in veste di commissario della congregazione, alle campagne di progettazione e ricostruzione dei principali cantieri lateranensi in Valpadana ed è accreditato del progetto di riforma architettonica di San Pietro al Po. Alle imprese artistiche s’intreccia la promozione di un’imponente opera d’ingegneria idraulica: la realizzazione della roggia che, dal suo nome, si chiamerà Colombina, un «acqueductus nobilis et amplus» di oltre quaranta miglia che solca il territorio cremonese da Acqualunga Badona a Calvatone. Oltre che progettista del nuovo tempio, troppo presto vanificato dal crollo della volta, nel 1573, Colombino è il protagonista assoluto del rinnovamento figurativo nel suo monastero, con scelte di campo di avanguardia e commissioni di elevato prestigio: tutte ad artisti di fama extracittadina, quali Bernardino Gatti detto il Sojaro e Giuseppe Sacca, Giulio e Antonio Campi, i bresciani Cristoforo Rosa e Lattanzio Gambara. In particolare l’ancona lignea dell’altare maggiore, uno straordinario manufatto messo a oro e argento, rappresenta, intorno alla metà del XVI secolo, la più alta realizzazione della scultura manieristica a Cremona e un vero e proprio manifesto di riaffermazione della forza della chiesa di fronte all’attacco dell’eresia.

Beatrice Tanzi, 22 anni, si è laureata in Scienze dei Beni Culturali il 2 dicembre 2013 presso l’Università Statale di Milano (relatore il Prof. Giovanni Agosti), con una tesi dal titolo Colombino Rapari e la «capella magna» di San Pietro al Po a Cremona. Ora è iscritta al corso di laurea magistrale in Arti Visive presso l’Università degli Studi di Bologna.

Fonte: FAI  Cremona

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