Lunedì, 29 aprile 2024 - ore 12.06

Cremona Pianeta Migranti. Ancora attacchi alle ong e ai soccorsi in mare.

La nave Mare Jonio della ong Mediterranea è stata accusata da parte della Procura di Ragusa di aver stipulato un accordo di natura commerciale..

| Scritto da Redazione
Cremona Pianeta Migranti. Ancora attacchi alle ong e ai soccorsi in mare. Cremona Pianeta Migranti. Ancora attacchi alle ong e ai soccorsi in mare.

Cremona Pianeta Migranti. Ancora attacchi alle ong e ai soccorsi in mare. 

La nave Mare Jonio della ong Mediterranea  è stata accusata da parte della Procura di Ragusa di aver stipulato un accordo di natura commerciale con il colosso danese dei trasporti marittimi Maersk Etienne prima di consentire il trasbordo di 27 naufraghi accolti per oltre quattro settimane sulla nave.

 La procura di Ragusa punta “a colpire la pratica del soccorso civile in mare che Mediterranea promuove dal 2018”. Il procuratore “ha più volte esternato pubblicamente la sua crociata contro le Ong”. “Ma Idra social shipping (l'armatore della Mare Jonio, ndr) non ha mai fatto nulla di illegale e lo dimostrerà nelle sedi competenti”. Così si esprime Mediterranea Saving Humans sull'inchiesta aperta per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

L’accusa è costruita intorno a un trasbordo fatto sulla nave Mare Jonio di 27 migranti salvati dalla petroliera Maersk Etienne nella zona Sar maltese e costretti a trascorrere 37 giorni su questa nave bloccata nelle acque internazionali, senza strutture mediche né alloggi adeguati. Il fatto risale al settembre 2020.

L’accusa sostiene che c’era un accordo finanziario tra la Mare Jonio e la Maersk che avrebbe intascato soldi per il trasbordo. Una falsità in quanto l’intervento di Mediterranea avvenne soltanto dopo continui e accorati appelli da parte della società civile internazionale e dello stesso colosso danese che, attraverso il suo equipaggio, aveva ripetutamente spiegato che una nave portacontainer non era affatto il luogo adatto per accogliere migranti vittime di tortura, con ragazzi che presentavano fori di proiettili nelle gambe e nei piedi e una donna al quarto mese di gravidanza.

Il caso della Maerks Etienne è l’ennesimo di una storia di misure e di politiche europee che mirano a scoraggiare le navi commerciali ad operare salvataggi in mare. Si torna a prendere di mira le ong già in passato denigrate come “fattore di attrazione dei migranti, taxi del mare, pacchia per i naufraghi dei barconi.” Accuse tutte smentite dai successivi accertamenti della Magistratura.

E’ la “macchina del fango” che tante volte abbiamo visto in azione nel nostro paese: dal caso di Mimmo Lucano alle inchieste contro chi pratica la solidarietà ai migranti che attraversano la rotta balcanica. Si spara a zero contro chi non si rassegna al fatto che da inizio gennaio ad oggi siano già centinaia le donne, uomini e bambini lasciati morire nel Mediterraneo e si contino già a migliaia i catturati in mare e deportati nei campi di concentramento libici, finanziati con i soldi dell’Unione Europea e dell’Italia.

Ancora una volta, siamo di fronte a tentativi di affermare il primato della chiusura delle frontiere rispetto al dovere di salvare le persone in pericolo. Mentre i legali continueranno a lottare in tribunale contro queste violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani, c’è la necessità di prendere politicamente posizione e di affermare il ruolo cruciale del salvataggio in mare e delle pratiche di solidarietà nella lotta per un’Europa più aperta e democratica.

Il mar Mediterraneo è una frontiera letale ed è importante che ci siano navi mercantili o di ong che salvano i migranti, in osservanza con quanto stabilisce la legge del mare e il codice dei diritti umani. E’ dunque giusto che la flotta civile e quella mercantile, possano collaborare per salvare vite umane, oltre che dalle onde del mare, anche dal cinismo della politica europea.

 

 

 

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