Sabato, 20 aprile 2024 - ore 04.27

Delegazione Cremonese in BOSNIA-ERZEGOVINA

| Scritto da Redazione
Delegazione Cremonese in BOSNIA-ERZEGOVINA

DELEGAZIONE CREMONESE IN BOSNIA-ERZEGOVINA DAL 16 AL 19 MAGGIO
DALLA TRAGEDIA DELLA GUERRA ALLA DIFFICILE STRADA PER LA PACE
Una delegazione cremonese partirà mercoledì 15 maggio diretta in Bosnia-Erzegovina, per ricordare una drammatica pagina della storia europea contemporanea, per non dimenticare  Sergio Lana, Fabio Moreni e Guido Puletti e i tanti volontari che ancora oggi sono nei Balcani a fianco delle popolazioni, per riaffermare una storia di amicizia e solidarietà tra il nostro territorio e la municipalità di Zavidovici (Bosnia Centrale) e una buona pratica di cooperazione internazionale tra comunità.
La delegazione è formata da una rappresentanza dei Comuni aderenti al Coordinamento provinciale degli Enti Locali per la pace, da associazioni (Arci e Uisp) e da cittadini cremonesi che in questi anni hanno costruito e sviluppato un’importante relazione di amicizia e solidarietà che risale ai tempi del conflitto che ha colpito duramente i Balcani alla fine degli anni novanta, grazie alla presenza sul campo dell’Associazione Ambasciata della Democrazia Locale a Zavidovici, promotrice del viaggio.
In particolare per gli Enti Locali per la pace saranno presenti: Luigi Amore Assessore del Comune di Cremona, Ente capofila del Coordinamento, Davide Viola, Sindaco di Gadesco Pieve Delmona e Presidente del Coordinamento, Rosolino Azzali Sindaco di Corte de’ Frati, Mario Bazzani Sindaco di Torre de’ Picenardi, Dalido Malaggi Sindaco di Pessina Cremonese, Paola Intrieri Consigliera Comunale di Romanengo.
La delegazione cremonese viaggerà insieme ad una delegazione dei territori di Brescia e di Alba, anch’essi coinvolti nel percorso di cooperazione e di solidarietà dell’Associazione ADL a Zavidovici e gemellati con la realtà bosniaca.
La delegazione sarà accolta giovedì 16 maggio dall’Amministrazione Comunale di Zavidovici e dalla Comunità Locale di kovaci dove gli Enti Locali per la pace della nostra provincia hanno sostenuto la ricostruzione del Centro Civico; inoltre visiterà alcuni progetti realizzati a Zavidovici grazie al contributo dei partner italiani, come il progetto “Seminiamo la pace/Adotta un agricoltore” per il quale il Coordinamento provinciale degli Enti Locali per la pace si è fatto carico di raccogliere ed inviare sementi donate dalla ditta locale di Maschi.
Venerdì a Gornji Vakuf si terrà la giornata di commemorazione dell’eccidio del 29 maggio 1993 in cui persero la vita Sergio Lana, Fabio Moreni e Guido Puletti. Per l’occasione il Presidente dell’ADL a Zavidovici, Agostino Zanotti, uno dei due sopravvissuti all’eccidio, alla presenza delle Amministrazioni Locali di Gornji Vakuf e di Zavidovici e dell’Ambasciatore italiano, apporrà un monumento realizzato da Pietro Canotti, con un’epigrafe del poeta Giacomo Scotti dedicato al ricordo degli amici uccisi. Sabato sarà la volta di Sarajevo, con una visita guidata da intellettuali e architetti che hanno resistito all’assedio del 1992-1995.

Info: coordinamento.pace@comune.cremona.it – 0372 407368 – 3381495978

DIARIO DI VIAGGIO IN BOSNIA-ERZEGOVINA
DALLA TRAGEDIA DELLA GUERRA ALLA DIFFICILE
STRADA DELLA PACE

GIOVEDI' 16 MAGGIO
Arrivo a Zavidovici
Incontro con l'Amministrazione Comunale di Zavidovići
Visita alla Comunita Locale di Kovači
Cena bosniaca organizzata dall'Associazione giovanile «CeKER»

VENERDI' 17 MAGGIO
Partenza per Gornji Vakuf e ricordo dell’Eccidio del 29 maggio 1993* (inaugurazione
della scultura realizzata da Pietro Zanotti, con epigrafe di Giacomo Scotti, in ricordo di
Sergio Lana, Fabio Moreni e Guido Puletti)*
Visita a Travnik**
Cena bosniaca organizzata dall'Associazione giovanile «CeKER»

SABATO 18 MAGGIO
Partenza per Sarajevo
Visita guidata a cura di Edina Avdispahić (architetto)
Incontro con:
Jovan Divjak (Durante l'Assedio di Sarajevo e durante tutto il corso delle Guerre
jugoslave, nonostante le sue origini serbe, si è apertamente schierato con bosniaci, croati
e numerosi altri serbi a difesa di Sarajevo e della Bosnia-Erzegovina dalle truppe di
aggressione serbe desiderose di impedire la creazione di uno stato bosniaco multietnico
ed indipendente. È ricordato per aver raccolto le sue memorie della guerra in un libro
chiamato Sarajevo Mon amour, pubblicato in diverse lingue all'estero oltreché
all'impegno sociale che ha assunto fondando la associazione denominata Obrazovanje
gradi Bih - L'istruzione costruisce la Bosnia-Erzegovina).
Visita al Museo del tunnel di Sarajevo
Secondo alcuni è un monumento alla forza dello spirito umano, altri pensano che fosse
un luogo di torture. Viaggio nella storia del tunnel di Sarajevo, 700 metri di percorso
sotterraneo che, per gli abitanti della capitale bosniaca, rappresentavano la differenza tra
la vita e la morte. Azra Nuhefendic
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Bosnia-Erzegovina/Il-tunnel-di-Sarajevo-101624
Visita guidata alla città si Sarajevo a cura di Kanita Focak
Kanita Focak è architetto e interprete giudiziario per la lingua italiana e per la lingua
bosniaco-croata-serba, sarajevese. Di origini dalmate, madre di due figli, vittima diretta
dell’assedio di Sarajevo che l’ha lasciata vedova. Sarà lei a raccontarci la sua città, una
città la cui pluralità culturale si è dimostrata un ottimo materiale incendiario; di quando ci
è arrivata da bambina; di come se ne è innamorata; della guerra e dell’assedio. Ma
anche della voglia di cultura che c’era durante i 1.395 giorni d’assedio; delle
rappresentazioni teatrali al Kamerni Teatar 55, un teatro che non ha mai chiuso i battenti
durante l’assedio e che anche oggi ha la sua sede al terzo piano di un condominio.
(RadioPopolare) http://blogs.radiopopolare.it/onderoad/?p=416

DOMENICA 19 MAGGIO
Rientro in Italia
LA SCULTURA DI GORNJI VAKUF
Note per una proposta di lettura della scultura, di Pietro Zanotti.
Il punto di partenza è quello della relazione tra monumento e lettura delle vicende che
esso vuole testimoniare.
Spesso ho letto il segno che i monumenti lasciano nello spazio come un segno destinato
a sfumare nella memoria. Rimangono i nomi incisi sulla superficie ma evaporano le storie.
Ho pensato che fosse necessario creare, attraverso una relazione di vuoti e pieni, uno
stimolo verso il visitatore ad andare sotto la superficie .
Ho quindi svuotato il monumento asportando una massa di materiale e l’ho depositato a
terra. L’operazione di svuotamento vuole indicare, appunto, l’atteggiamento che ogni
persona deve avere rispetto ai fatti, quello cioè di scavare all’interno di essi per fare
emergere le storie, le narrazioni.
All’interno della superficie intendo porre delle immagini sfuocate dei fatti a cui il
monumento si riferisce. In questo modo il visitatore potrà dare “corpo” ai fatti. Tra le
immagini che vorrei inserire è mia intenzione mettere immagini della strage di Piazza
della Loggia richiamando un evento che appartiene alle storie delle persone e dei fatti.
Ho poi agito sulla parte asportata spezzandola, questa operazione vuole creare una
tensione di drammaticità dei fatti , evidenziare una frattura, l’atto di violenza che ha
separato violentemente il gruppo dei cinque.
Tra i due volumi verrà posto un cavo di materiale trasparente a sancire una separazione
fisica ma il permanere di una unione umana affettiva.
I materiali sono: ferro corroso dalla ruggine, acciaio INOX ed all’interno materiali vari.
Pietro Zanotti nasce a Brescia il 1° gennaio 1959. L’interesse per l’arte lo accompagna
sin dai primi anni di scuola e lo porta, nel 1995, ad iscriversi ai corsi della AAB e nel 2001
all’Accademia di Belle Arti L.A.B.A di Brescia conseguendo il diploma di laurea nel 2006.
La sua ricerca artistica, sin dagli inizi, si muove intorno al rapporto tra uomo e natura.
Investigando in particolare le ricadute dell’attività umana sulla natura, vuole evidenziare
l’urgenza di un riequilibrio tra mondo naturale e mondo dell’uomo in una visone che vede
possibile un raccordo tra terra-uomo e cosmo. Negli ultimi anni si è concentrato sulle
trasformazioni dei luoghi urbani e delle loro conseguenze in termini di disagio.
Le opere realizzate su questi temi sono state oggetto di una personale all’University
College Lenoir-Rhyne in North Carolina, iniziativa che è attualmente attiva con una
collaborazione permanente all’interno del Visual Arts Center. Negli anni ha partecipato a
numerose collettive in provincia e fuori provincia.
L’epigrafe
A cura di Giacomo Scotti.
DANA 29.V.1993.
OVDJE SU PALI
ITALIJANSKI MIROTVORCI
GUIDO PULETTI – FABIO MORENI
I SERGIO LANA
U ČASNOJ MISIJI HUMANITARNE POMOĆI
***
OVU SU PLOČU PODIGLI
NJIHOVI DRUGOVI
&&&
COMPIENDO UNA MISSIONE UMANITARIA
I VOLONTARI DELLA PACE
GUIDO PULETTI – FABIO MORENI
E SERGIO LANA
FURONO QUI MASSACRATI
IL 29 MAGGIO 1993
***
QUESTA LAPIDE POSERO
I LORO COMPAGNI
Giacomo Scotti è un poeta, scrittore e giornalista italiano trasferitosi in Istria
all'indomani della Seconda Guerra Mondiale. Attivo nei movimenti pacifisti europei, ha
sempre improntato la propria opera al valore dell'antifascismo. Per la sua ricca
produzione letteraria ha ricevuto numerosi riconoscimenti e premi in Croazia, Italia e altri
paesi. Attualmente vive tra Trieste e Fiume.
** a proposito di Travnik…
IMPRESSIONI BALCANICHE
di Simonetta Di Zanutto. A Travnik sulle orme di Ivo Andrić. Una passeggiata lontano dai
tradizionali circuiti turistici, nella città natale di un premio Nobel quasi dimenticato.
"In fondo al mercato di Travnik, sotto la sorgente fresca e gorgogliante del fiume Sumec,
è sempre esistito, da che mondo è mondo, il piccolo Caff è di Lutvo. Ormai neanche gli
anziani ricordano Lutvo, il suo proprietario; da almeno cento anni egli riposa in uno dei
cimiteri intorno alla città. Tuttavia si va sempre a "prendere un caff è da Lutvo", e così
ancora oggi il suo nome ricorre spesso nelle conversazioni, mentre quello di tanti sultani,
visir e bey è da tempo sepolto nell'oblio”. Così Ivo Andrić, Nobel per la letteratura nel
1961, nativo di questa cittadina bosniaca quasi sconosciuta e ancora esclusa dalle
principali mete turistiche, descrive questo caffè ne "La
cronaca di Travnik", uno dei suoi romanzi più noti. E quel caffè esiste ancora, insieme ad
altri “ricordi” di un premio Nobel e intellettuale europeo quasi dimenticato.
A 80 km da Sarajevo, incastonata nella stretta valle del fiume Lašva e incorniciata dai
monti Vlasic a nord e Vilenica a sud, Travnik è sempre stata considerata importante dal
punto di vista politico, a causa della sua posizione geografica strategica. Residenza dei
Visir (i governatori ottomani) durante l’occupazione turca, Travnik conserva alcune
presenze architettoniche uniche nel loro genere, che testimoniano il ruolo rilevante avuto
in passato.
Se le cronache di Andrić narrano di una cittadina sperduta in mezzo al nulla dove due
consoli, uno francese e uno austriaco, si trovano a vivere in epoca napoleonica, oggi
Travnik è decisamente una tappa più piacevole e consigliata per immergersi
nell’atmosfera bosniaca di provincia, meno appariscente ma altrettanto autentica di
quella che si respira a Sarajevo. Ecco i luoghi della città da non perdere.
Scoprire il caffè di Lutvo
“Nel giardino del caff è, proprio sotto la parete rocciosa del colle – scrive Andrić -, vi è un
angolino
appartato e fresco, leggermente rialzato, dove cresce un vecchio tiglio. Intorno, fra pietre
e zolle erbose, sono sistemate alcune panchine basse, di forma irregolare, sulle quali è
un piacere sedersi e da cui è una fatica rialzarsi. Consumate e imbarcate per gli anni e il
lungo uso, sono ormai diventate tutt'uno con l'albero, la terra e le pietre...".
Questo caff è esiste ancora ed è rimasto nella sostanza uguale ad allora. Nonostante le
(poche) guide turistiche non lo citino e in città non esistano indicazioni che ne facilitino la
scoperta, con un po’ di pazienza e di fortuna si arriva nella zona denominata Plava Voda
(Acque blu). È questa la “sorgente fresca e gorgogliante” a cui fa riferimento lo scrittore.
Dal parcheggio nel centro della città, è sufficiente percorrere fino in fondo Bosanska, il
viale principale, superare la moschea, attraversare la piccola zona pedonale e la strada
statale, fino ad arrivare lungo la via che conduce al castello medievale. In fondo, ci sono
le acque del fiume e, di fronte ad esse, l’edificio che ospita il caff è di Lutvo: oltre alla
cucina, una saletta in tutto, tanto piccola quanto accogliente.
Una modesta targa sulla parete, accanto alla porta, ricorda il libro di Andrić, di cui
all’interno, su una mensola, sono conservate alcune copie, in mezzo ad altri libri.
All’esterno ci sono ancora le panchine consumate e c’è ancora il grande salice. Un luogo
che sembra sospeso nel tempo, in cui respirare un po' di autentico spirito bosniaco,
assaggiare i tipici cevapi o la pita, sorseggiare con calma un caffè, che qui viene
rigorosamente servito “alla turca” (sigaretta compresa!) sul vassoio e con il tipico
bricchetto di rame. E, durante la bella stagione, ci si può sedere all'esterno, ad uno dei
tavolini di fronte al locale oppure, come faceva Andrić, sul bordo del fiume.
Dalla casa museo di Andrić al caffè Consul
Il caffè di Lutvo non è l’unico luogo che ricorda il romanziere nativo di Travnik. Nel centro
del paese, si trova il museo dedicato all’autore de “Il Ponte sulla Drina” e ospitato nella
sua casa natale (per visitarlo, basta chiedere al bar situato al pianterreno). E poi c’è il
caffè Consul.
Ne "La cronaca di Travnik" si racconta che da un albero di prugne situato nel giardino di
questa casa, che si trova nel viale principale di Travnik e che oggi è quasi completamente
coperta di edera, l'apprendista del barbiere notò Agatha, inavvicinabile figlia del console
austriaco. Il giardino della casa oggi ospita il Caff è Consul, nome decisamente perfetto
per richiamare la storia narrata da Andrić.
L’unica moschea tra sacro e profano
La passeggiata nella cittadina può essere completata con la visita ad alcune opere
architettoniche ottomane, la moschea detta “multicolore” e le tombe dei visir.
La prima colpisce per le decorazioni colorate, ma la peculiarità che la distingue da tutti gli
altri edifici ottomani è quella di unire sacro e profano: al primo piano si trova la sala di
preghiera, mentre al piano terra c’è un piccolo bazar, che dà direttamente sulla strada.
La nuova moschea Serena o "moschea multicolore", che si trova sulla piazza di Travnik,
tra la fine del viale principale, Bosanska, e l’inizio della piccola zona pedonale, fu
costruita dal visir Sulejman-pasa Skopljak dopo che nel 1815 un incendio distrusse la
moschea Camila, voluta nel 1757 dal visir Sopa Salem Camil in questo stesso luogo. Già
allora la parte bassa dell’edificio prevedeva i negozi degli artigiani.
La moschea viene comunemente detta “multicolore” per le sue decorazioni. Motivi
vegetali, alberi stilizzati, grappoli d’uva blu e amaranto ricoprono quasi completamente la
parte alta delle pareti della moschea e incorniciano le finestre.
Le Turbe del Visir
Travnik, sede della più antica scuola coranica, era la sede del Visir, l'autorità politica e
religiosa durante la dominazione turca. In tutta la città, dunque, è facile notare la
presenza di numerose turbe del visir, ovvero di tombe tradizionali coperte da una sorta di
gazebo aperto realizzato in pietra e decorato. Una delle più belle e famose è quella che si
trova lungo il viale principale della cittadina, di fronte all'hotel Lipa. Queste tombe
presentano pregevoli e colorate decorazioni sulle volte e i capitelli scolpiti in stile
neomoresco.

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