Venerdì, 11 ottobre 2024 - ore 14.57

Draghi a Versailles: compatti al fianco dell’Ucraina

| Scritto da Redazione
Draghi a Versailles: compatti al fianco dell’Ucraina

Un consiglio europeo di “grande successo. Raramente ho visto l'Unione Europea così compatta”. Così Mario Draghi al termine del consiglio informale che da ieri ha riunito a Versailles i capi di stato e di governo dell’Ue. Il premier ha lodato lo “spirito di solidarietà” con cui sono stati trattati tutti gli argomenti in agenda - energia, difesa, situazione macroeconomica – alla luce della guerra della Russia all’Ucraina.

Sul primo punto, Draghi ha confermato la necessità di “diversificare”, in due sensi, sia cercando “altri fornitori”, come l’Italia sta già facendo, sia “con la sostituzione di fonti fossili con fonti rinnovabili”. Nell’Ue “le cose si stanno muovendo, ma il procedimento autorizzativo è ancora molto lento”. La Commissione “ha promesso tutto l’aiuto possibile”.

Si è discusso anche della opportunità di “introdurre un tetto ai prezzi del gas”, un “argomento molto complesso”, che sarà affrontato al prossimo Consiglio Europeo quando la Commissione presenterà un rapporto. Il punto, ha spiegato Draghi, è “come diminuire il contagio del gas al prezzo del resto dell'elettricità”, tema cui è connesso un altro aspetto e cioè la necessità di “staccare il mercato dell'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili dal mercato del gas”.

Necessario, per il premier italiano, anche “tassare gli extra profitti delle società elettriche”, cosa che porterebbe nelle casse Ue 200 miliardi.

Quanto all'eventuale insufficienza di altre materie prime, di cui i giornali italiani – ha detto Draghi – hanno esagerato la portata, occorre trovare altre fonti.

Occorre “riconsiderare tutto l'apparato regolatorio, sia per quanto riguarda il patto di stabilità che gli aiuti di Stato, sia per gli standard dei prodotti agricoli da importare che per il mercato dell'elettricità. In sostanza, c'è la convinzione ormai consolidata della commissione che occorra rivisitare temporaneamente le regole che ci hanno accompagnato in questi anni”.

Sulla Difesa, ha riportato Draghi, Joseph Borrell “ha fornito un dato interessante: l'Ue spende per la Difesa tre volte quello che spende la Russia. È un dato che mi ha sorpreso”, ha commentato. Quindi serve “un coordinamento di gran lunga migliore. Tanto per darvi l'idea, un altro dato citato è che noi abbiamo 146 sistemi di difesa mentre gli Stati Uniti ne hanno 34. Partecipazione alle gare, produzione, progetti comuni, rilascio delle licenze, coordinamento delle truppe sul campo: su tutti questi campi si è deciso di proseguire insieme”.

Quanto alla situazione macroeconomica, “è un momento di grande incertezza, ma non si può dire che l'economia vada male perché l'Europa continua a crescere”. Su questo fronte, ha sottolineato Draghi, “bisogna tener presente che i bisogni finanziari dell'Ue per rispettare gli obiettivi per il clima, per la difesa e per l’energia sono molto grandi”, pari a 3 trilioni di euro. Soldi che “non trovano spazio nei bilanci nazionali”, quindi “bisogna trovare un compromesso su come generare queste risorse”.

Rispondendo alle domande dei giornalisti, Draghi ha confermato che identità di vedute si è riscontrata anche nel “no” ad un ritorno al protezionismo.

“Le sanzioni che abbiamo già adottato sono molto pesanti”, ha sostenuto Draghi, che ha definito “sorprendente” il fatto che siano state “adottate da tutti senza esitazioni”. Si tratta di “sanzioni che possono diventare ancora più pesanti”, ma “occorre essere consapevoli che hanno un impatto sulle famiglie, in termini di potere d'acquisto, e sulle imprese, per la loro competitività” ma anche per la produttività.

È una “situazione che se non viene affrontata ha il potenziale di “fratturare” il sistema economico europeo, conducendolo al protezionismo”, che tutti hanno detto di voler “respingere”, ma sempre “sostenendo famiglie e imprese”.

Quanto alla delusione manifestata dal presidente Zelensky per gli esiti del vertice, Draghi ha sostenuto che “nessuno si aspettava un linguaggio molto aperto per un'immediata adesione dell’Ucraina”, perché ci sono le norme del trattato da rispettare. Però “c'è un stato un progresso: prima si diceva che l’Ucraina appartiene alla famiglia europea; ora si dice anche che il Consiglio Europeo sostiene l'Ucraina nel perseguire il sentiero verso l'integrazione Europea”. Dunque “c'è una grande disponibilità da parte di tanti, grande determinazione per accelerare le procedure di adesione ma anche una notevole cautela da parte di altri ancora”. Per entrare nell’Ue ci sono “regole molto precise”, serve “un periodo lungo di riforme strutturali” e il rispetto “di tanti altri obblighi” così che “la società, l'economia e le strutture istituzionali dei Paesi richiedenti arrivino ad un livello paragonabile a quello degli altri membri dell'Ue”. L’Italia “è molto disposta e a sostegno dell’Ucraina”, ma sempre “nel rispetto del trattato”.

Escluso per il premier un allargamento del conflitto ai paesi vicini: “più pesanti sono le sanzioni, minore è il rischio che il conflitto si allarghi”, ha detto Draghi, che ha voluto ringraziare esplicitamente “l’unico partito d’opposizione, per aver votato le nostre proposte come reazione italiana alla crisi Ucraina”.

Sulle difficoltà di alcuni approvvigionamenti e sull’ipotesi di una “economia di guerra”, Draghi ha molto ridimensionato gli allarmi letti sulla stampa: “per gli approvvigionamenti di cose fondamentali come il cibo ho letto cose esagerate. Prepararsi non vuol dire che deve avvenire con probabilità 1, se no saremmo già in una situazione di economia di guerra, di razionamento”. Per Draghi è fondamentale avere un atteggiamento “reattivo”. Certo “bisogna immaginare che queste interruzioni nei flussi di approvvigionamento possano accadere, specialmente se la guerra continuerà per tanto tempo”, ma “la risposta consiste nel procurarsi questi beni altrove. Quindi bisogna immediatamente, come stiamo già facendo con l'energia, riorientare le nostre fonti di approvvigionamento che, in agricoltura, ci porterebbero verso Canada, Stati Uniti, Argentina e altri paesi. Questo significa costruire delle nuove relazioni commerciali. Bisogna essere reattivi, non abbandonarsi all'angoscia, alla preoccupazione e subire passivamente”.

Interrogato sull’accoglienza dei rifugiati – 31mila ad oggi quelli arrivati in Italia – Draghi ha riferito di un incontro con il premier polacco, e ribadito il suo apprezzamento per il terzo settore in Italia.

Non c’è bisogno di struttura commissariale perché “l'autorità che sta gestendo l'immigrazione, e da quello che capisco molto bene, è la Protezione Civile. La Protezione civile oggi è il nostro commissario all'emergenza dell’immigrazione”, ha detto Draghi.

“Questo flusso riceve numerose tutele dal governo”, a cominciare dal fatto che “si viene inseriti automaticamente in un canale diverso dagli altri”, che dà diritto “a tutela legale, per la casa, per la scuola per i bambini”. Per questi ultimi, serve particolare attenzione, così come per i malati e gli orfani.

A fronte di questa situazione, per Draghi “non bisogna addormentarsi” sul resto, a cominciare dalle azioni necessarie nel quadro del Pnrr.

Posto che senza un aiuto dall’Ue, i Paesi non riusciranno a centrare gli obiettivi su clima e difesa, Draghi ha ricordato che, comunque, “continuiamo ad avere le risorse del PNRR, quindi andiamo avanti con quelle e soprattutto cerchiamo di spenderle e di averle. Quindi, dobbiamo andare avanti”, ha ribadito. “Non è che perché c'è la guerra ora siamo tutti fermi, perché oltretutto mettiamo a rischio i finanziamenti che dovrebbero arrivare a giugno e poi a dicembre. Quindi è importantissimo continuare con la stessa convinzione dei mesi passati a svolgere l’agenda che ci siamo dati”.

Infine, il ruolo dell’Italia nei consessi internazionali. Interrogato sul perché il nostro Paese fosse assente dall’incontro a 4 promosso da Biden e Macron e sulle ipotetiche influenze di alcune “ambiguità” dimostrate da partiti della sua maggioranza, Draghi ha negato su tutta la linea, spiegando che il tema al centro dell’incontro in questione era l’Iraq e che “il precedente governo italiano decise di non partecipare a questo formato”.

Nessuno vuole escludere l’Italia: “tutti gli incontri che ho avuto in questo giorno e mezzo vanno esattamente nella direzione opposta, cioè di una richiesta di coinvolgimento, di un desiderio di presenza italiana”.

“Noi non dobbiamo cercare un ruolo, dobbiamo cercare la pace”, ha sostenuto il Premier. “Da quello che si può capire, il presidente Putin non la vuole”. Naturalmente “mi auguro che al più presto si arrivi ad un qualche spiraglio. Personalmente e il governo nel suo complesso faremo di tutto per esserci, per chiedere che si arrivi presto alla pace, per far di tutto affinchè il presidente Putin e anche il presidente Zelenski arrivino ad un accordo che salvi la dignità dell'Ucraina”. (m.c.\aise) 

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