Sabato, 27 luglio 2024 - ore 04.13

Due antifascisti:Bianchi e Matteotti

| Scritto da Redazione
Due antifascisti:Bianchi e Matteotti

La sua vita non fu una farsa. Durante l'esilio antifascista e fino al 1941 l'Avanti! e l'ADL uscivano in co-edizione: un unico foglio redatto a Parigi da Pietro Nenni e stampato a Zurigo dalla Società Cooperativa Italiana.

Direttore responsabile pro forma venne nominato Pietro Bianchi. Fu prescelto perché aveva assunto la cittadinanza svizzera e quindi non poteva essere espulso e consegnato agli scherani del regime.

Bianchi, compagno spiritosissimo, grande affabulatore, amava definirsi “muratore e sindacalizzato”. Non era né un grammatico né un letterato.

Con ilarità molti anni dopo al tavolo del Cooperativo, di fronte a torme di sessantottini super-rivoluzionari, rievocherà l’arrivo proprio a quegli stessi locali di Menè Modigliani, recatosi in Zurigo per conferire l'alto incarico. Nel suo libro Cinkali, Dario Robbiani rievoca:

«Ah ah ah... mi viene ancora da ridere perché, quando Modigliani ha detto: “Ah, sei te!”, mica lo sapeva lui che ci aveva davanti un semianalfabeta. E così, il Bianchi Pietro, muratore, è stato anche direttore dell’Avanti! e dell’Avvenire dei lavoratori . . . Io però non lo sapevo neanche d’esserlo: io andavo a lavorare, a impastar malta, e ogni tanto vedevo il giornale con su il mio nome.»

Pietro Bianchi (1885-1977) - foto di Sonya Robbiani

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«Allora al Cooperativo c'era tutti i giorni un... viavai. Venivano a Lugano, li mandavano a Zurigo, e da qui bisognava mandarli a Ginevra e poi in Francia. C’era un comasco, un uomo di settantacinque anni che a Ginevra gli faceva passare il confine. Canevascini, che era il capo di questo traffico, li mandava qui. Una volta ne arrivarono dodez insema, dodici tutti assieme. E allora vado con loro alla stazione Hauptbahnhof. E c’è un ferroviere ticinese, quello che aveva una bella voce, un antifascista, e mi fa: “A iin tütt di nosct?”. – “Tutti dei nostri” gli rispondo io. E allora lui va là e offre un caffè ai due poliziotti che facevano la spia e... io te li ho messi tutti e dodez sul treno!»

«Ma sai che io ne ho viste qui, al Cooperativo? Sai che ho parlato con Matteotti... Giacomo Matteotti! Un mese e pochi giorni prima che l’ammazzassero. Teh, era come se fosse lì, al posto tuo, e io qui. L’era venuto a Zurigo per il comizio del Primo Maggio. L’aveva invitato la sezione socialista. Entra e vede un tipo piuttosto grossolano, faccia di contadino, setato là giù a un tavolo. E lo guarda.»


Giacomo Matteotti (1885-1924)

«“Cosa mangia?” chiede il cameriere al Giacomo Matteotti. E lui: “Quello che mangiano gli altri. Io non faccio mica storie”. Poi lascia tutto lì e va da quello con la faccia grossolana di contadino: “Scusi, Lei è mica italiano?”»

«Be' quel faccia di contadino era poi il Bianchi Pietro stesso medesimo! Hai capito?! Lui, il Giacomo Matteotti, mi ha visto me là, con la faccia così (raggrinza gli occhi, chiude la bocca, sporge la mascella, incrocia le braccia, assumendo un suo tipico atteggiamento) e mi ha chiesto: “Scusi, è italiano Lei?”. – “Sì.”»

«Allora si mette a sedere: e vuoi che non abbia visto che ero un operaio?! – “Lavora qui, Lei?”. –  “Sì” gli dico “faccio il muratore”. Ho capito che bisognava che avanzassi io perché lui, poverino, era timido, non gli venivano le parole. E dice: “Scusa, l’è alle volte un compagno, Lei?” – “Io sono un compagno”. ­ – “Oh, sei un compagno”.»

«Allora mi dà la mano: “Senti tu, cos’è che pigli all’ora?”. – “Piglio così e così...”. – Dice: “Quanto costa qui un litro di latte?”. E scrive giù tutto. – “Quanto costa un chilo di riso. Quanto costa una stanza?”. – Ascolta, scrive, scuote la testa e poi: “Poro proletario italiano!”».

«Questa è una parte della storia di Bianchi Pietro, raccontata da lui stesso medesimo, registrata con il magnetofono.» – conclude Dario Robbiani – «Per me l’emigrazione e il socialismo dal volto umano hanno la faccia del Bianchi. Non era una macchietta che recitava bravamente il suo personaggio, era un uomo. Uno vero, di quelli che non producono soltanto, con­sumano e passano. La sua vita non fu una farsa.»

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Direttore: Andrea Ermano
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