Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 17.36

E’ necessario accentuare le divisioni fra Lega e M5S per far saltare il governo di Evelino Abeni

Constato che – a parte l’intesa raggiunta sul reddito di cittadinanza e la quota 100 per le pensioni – il permanere di segni di contrasto all’interno della maggioranza di governo gialloverde induce politologi, opinionisti, operatori della comunicazione in generale a tentare di fare previsioni sulla sua durata.

| Scritto da Redazione
E’ necessario accentuare le divisioni fra Lega e M5S per far saltare il governo di Evelino Abeni

E’ necessario accentuare le divisioni fra Lega e M5S per far saltare il governo di Evelino Abeni

Constato che – a parte l’intesa raggiunta sul reddito di cittadinanza e la quota 100 per le pensioni – il permanere di segni di contrasto all’interno della maggioranza di governo gialloverde induce politologi, opinionisti, operatori della comunicazione in generale a tentare di fare previsioni sulla sua durata.

Soprattutto nei talk-show televisivi. Mi pare che in una condizione in cui “la confusione regna sovrana” (come è stato titolato  un recente editoriale di Scalfari su “la Repubblica”) risulti questa un’impresa molto difficile. Non si trascuri, poi, che il potere costituisce un collante formidabile per superare i contrasti ed andare avanti a detenerlo.

Personalmente non ho titoli né capacità di cimentarmi su questo terreno e non mi resta che attendere quali saranno gli sviluppi della situazione. Ritengo, invece, di avere qualche titolo – considerando la mia lunga esperienza di vita politica a sinistra – per manifestare preoccupazione circa la possibilità di prospettare e concretizzare un’alternativa a questo governo. Un’alternativa in cui vorrei tanto che si vedessero i connotati della sinistra. Su tale piano, ho serie difficoltà a trovare le ragioni di ottimismo. Vedo – nella vita, nelle posizioni, nei comportamenti della sinistra, di tutta la sinistra italiana - ritardi preoccupanti, il manifestarsi di incomprensibili incertezze, il permanere di ambiguità che mi paiono motivate, talvolta, dalla difesa di minoritari orticelli in ragione di personalismi che mi paiono inaccettabili. Ritengo che – restando così le cose – risulti difficile costruire, in tempi che non siano troppo dilatati, una credibile alternativa a Salvini e Di Maio. E di ciò, invece, l’Italia ha urgente bisogno, rispetto ad una politica nella quale sbiadiscono sempre più gravemente i connotati della democrazia. 

Rimango fortemente critico nei confronti della indisponibilità manifestata dal Partito Democratico ad accettare un dialogo con il Movimento 5 Stelle, all’indomani del risultato elettorale del 4 marzo. Sono convinto che non sarebbe approdato al varo di un governo PD-M5S, ma avrebbe potuto – con scelte che la politica sa mettere a disposizione - scongiurare la costituzione di un governo Lega-M5S.

Non avere valutato adeguatamente – come conveniva fare – le negative conseguenze di una collocazione della Lega di Salvini al governo del Paese, è imperdonabile per il gruppo dirigente del PD (di recente, assistendo ad un dibattito parlamentare teletrasmesso, ho sentito un suo autorevole dirigente esprimersi vigorosamente sui pericoli per la qualità della democrazia derivanti dalla politica del governo gialloverde; si tratta dello stesso dirigente che, a suo tempo, aveva affermato di non vedere l’ora che si formasse un governo Lega-M5S). Noto che frequentemente, nei confronti del PD, si manifestano critiche fin troppo ingenerose, fino all’irrisione (soprattutto da parte degli organi della comunicazione) circa la sua condotta all’opposizione. Credo si debbano avere presenti le difficoltà - anche obiettive da parte di una forza uscita fortemente ridimensionata dal risultato elettorale – a muoversi su questo terreno.

 Mi fa piacere cogliere la determinazione a riprendere i rapporti con il territorio (i gazebo in tutta Italia) per denunciare i danni causati dalle scelte governative. Ma il problema che si pone - e tuttora irrisolto – è quello di avere una strategia (compresa quella delle alleanze) per affermare un’idea di Paese e di Europa e, su tale terreno, condurre la battaglia di opposizione.

Confesso un mio limite, ma non riesco a comprendere che senso abbia il continuare a denunciare che i due partiti di governo sono “divisi su tutto”. A parte che quel “tutto” mi pare eccessivo – come è dimostrato dai fatti che ho citato -  non riuscirei a comprendere le ragioni per le quali una forza di opposizione debba preoccuparsi per i contrasti all’interno della maggioranza, quasi a spingerla a ricompattarsi.

Certo, una maggioranza di governo divisa non è un bene per il Paese e per la capacità di affrontare e risolvere i suoi problemi, ma il compito dell’opposizione è quello di smascherare le contraddizioni e di inserirsi in esse per cercare di far affermare le posizioni maggiormente compatibili con il bene nazionale. Anche se ciò possa portare, su taluni problemi particolari, a condividere posizioni del M5S, che sappiano differenziarsi positivamente da quelle della Lega. Così (anche così) si può dar corpo ad un movimento a livello politico ed a livello sociale che sappia contrastare e battere il governo gialloverde.     

EVELINO ABENI ( Cremona)

 

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