Martedì, 16 aprile 2024 - ore 07.33

Unire a sinistra per superare le posizioni inadeguate di Renzi e del PD di Evelino Abeni (Cremona)

Unire a sinistra per superare le posizioni inadeguate di Renzi e del PD di Evelino Abeni (Cremona) Un rafforzamento che possa influenzare positivamente anche le dinamiche all’interno del Partito Democratico, sì da superare decisamente le posizioni di Renzi, dimostratesi non capaci di dare veramente sbocchi positivi alla critica fase che il Paese sta vivendo.

| Scritto da Redazione
Unire a sinistra per superare le posizioni inadeguate di Renzi e del PD di Evelino Abeni (Cremona)

Sconforto. E’ questa la parola che spontaneamente mi viene di pronunciare per rappresentare – da vecchio militante della sinistra – il mio stato d’animo riguardo al momento, a mio parere drammatico, che sta vivendo la sinistra in Italia (ed, a ben guardare, non solo in Italia).

Tante considerazioni potrei fare per argomentare circa tale situazione, ma mi limito a concentrarmi su una in particolare, che mi induce a porre una domanda: vi è una reale consapevolezza, da parte delle varie e variegate formazioni politiche della sinistra italiana, della gravità della situazione che stiamo vivendo, nel nostro Paese e nello scenario internazionale? Io penso di no, se guardo a l l’incredibile impegno in manovre politichesi, in fastidiose risse, nella ricerca di spazi per soddisfare ambizioni molto più personali che politiche, invece di cercare di costruire progetti per risolvere i problemi aperti sul piano economico, sul piano sociale e su quello della salvaguardia ambientale.

Provengo da una tradizione politica – quella del Partito Comunista Italiano – nella quale si usava, prima di intraprendere atti e battaglie politiche, individuare qual era il pericolo principale da contrastare e da sconfiggere per aprire nuovi spazi di democrazia e di progresso.

Su tale linea, Togliatti non esitò a contribuire – al suo ritorno in Italia, nel 1944 – a dar corpo ad una coalizione governativa, che andava dai comunisti ai liberali, per cacciare i nazisti. Non si tratta oggi di riprodurre quel modello, in condizioni diverse da allora. Ma non riesco a vedere una impostazione del genere nemmeno per tentare di costruire una politica unitaria a sinistra.

D’Alema è, per Renzi, il nemico da battere, e viceversa? Non posso crederlo, ma mi preoccupa che possa, fra la gente, affermarsi questa impressione. Anche perché si associa ad un’altra impressione: che si dedichino tempo, ed energie, in lotte intestine più che a combattere i veri pericoli principali, che sono la destra ed i populismi di vecchio e nuovo conio. Da tempo, e comunque prima che lo dicesse Pisapia, sono convinto che D’Alema (pur riconoscendogli la rilevante caratura) farebbe bene a non avere un ruolo che appare soverchiante nell’area della sinistra, lasciando maggiore spazio ad elementi nuovi meno coinvolti negli atti (e nelle diatribe) del passato. Ma Pisapia pensa che, come egli chiede, il porsi di lato di D’Alema possa essere la principale soluzione dei problemi di cui è investita la sinistra? Non vorrei che al riparo di tale richiesta si celasse la difficoltà, l’incapacità di darsi una strategia per raggiungere l’obiettivo che si dice di voler conseguire, cioè l’unità della sinistra stessa.

Problema, quello della carenza strategica che, a parer mio, non riguarda però soltanto l’ex sindaco di Milano ed il suo Campo progressista, ma anche le altre formazioni politiche – compresa Sinistra Italiana, alla quale sono iscritto - che si collocano (ora divise) nell’area della sinistra. La strategia, questo è il problema principale da porsi, non una generica disponibilità buonista ad unire (o federare?) la sinistra. Non mi è mai capitato di vedere la costruzione di un progetto politico sulla base di una generica mozione degli affetti.

Occorre avere una strategia incardinata sui reali problemi che la gente vive quotidianamente. Dov ’è la strategia, negli opposti personalismi che si palesano ai nostri occhi? Non ve n’è alcuna traccia. Massimo Giannini – su ‘la Repubblica’ - ha scritto che nel «Pci anche nei momenti più bui la capacità di analizzare la fase non si disgiungeva mai dalla volontà di indicare un percorso, un approdo collettivo, che coinvolgesse non solo la nomenklatura del partito, ma anche e soprattutto il popolo vasto che c’era intorno».

L’esperienza che ho vissuto mi porta a concordare pienamente con tale considerazione. Vedo che, oggi, si tende a liquidare l’esperienza del centro-sinistra da parte di alcune componenti della sinistra (compresa quella cui sono iscritto). Ma quale alternativa si propone? L’arroccamento su posizioni puramente identitarie?

Non ritengo che l’Italia di ciò abbia bisogno. Ha bisogno – proprio per la gravità della situazione – di una sinistra che si ponga il problema del governo, rafforzando la sua componente – che dovrebbe costituirsi in un partito - a l l’interno di una coalizione di centro-sinistra.

Un rafforzamento che possa influenzare positivamente anche le dinamiche all’interno del Partito Democratico, sì da superare decisamente le posizioni di Renzi, dimostratesi non capaci di dare veramente sbocchi positivi alla critica fase che il Paese sta vivendo.

EVELINO ABENI (Cremona)

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