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Fine del sogno padano:nessuna risorsa per il Po

| Scritto da Redazione
Fine del sogno padano:nessuna risorsa per il Po

I gruppi di minoranza lanciano l'allarme: le politiche per il Grande Fiume
sono scomparse dall'agenda della Provincia
La fine del "sogno padano": nessuna risorsa e nessuna iniziativa per la
navigabilità del Po
Dopo anni di impegno, condiviso da tutto il territorio, per ridare vita alla
navigazione interna e riportare Cremona al suo ruolo storico di "capitale
del Po", a un anno e mezzo dall'insediamento delle nuove Amministrazioni
locali il quadro è chiaro e desolante: non c'è più un soldo né un'idea né
una volontà per finanziare le opere che consentirebbero la navigazione
interna, non c'è più attenzione alle possibilità di produzione di energia
idroelettrica, e addirittura le mere opere di manutenzione del Canale
Navigabile non trovano più i necessari finanziamenti, salvo dover
intervenire a risarcire i danni provocati dai mancati interventi di
salvaguardia.
I capigruppo consiliari provinciali di minoranza (PD, Lista Torchio, API,
PRC, IDV) hanno presentato oggi un Ordine del giorno sull'argomento.
Richiamando le responsabilità del Governo e della Regione nella revoca dei
fondi già stanziati, e ricordando l'importanza di questi interventi anche in
termini di qualità dell'ambiente, chiedono alla Giunta di recuperare i
finanziamenti perduti, indicando con precisione il modo per concorrere a
finanziamenti da parte dell'Unione Europea.

Il testo integrale dell'OdG è in allegato

Segreteria Lista Torchio
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Oggetto: finanziamenti navigazione interna e manutenzione Canale Navigabile dal Terminal di Tencara al Porto di Cremona - fiume Po - banchina di Casalmaggiore


Il vecchio “sogno padano” di ridare impulso alla “navigazione interna”, riportando la Lombardia a condizioni consone alla grande intuizione leonardesca che prevedeva percorsi di funzionali vie d’acqua, anche con la creazione di nuove infrastrutture che collegassero Milano al mare attraverso il Canale Navigabile, indi Cremona e il Po, pare da tempo naufragato. Il Canale Milano-Cremona-Po fa discutere dal 1902 quando l'Azienda Portuale di Milano ne iniziò la progettazione. Gli storici hanno indicato, fin dall'epoca romana, un vasto ricorso al trasporto fluviale che ha portato Cremona ad una posizione significativa nell'ambito economico e di grande rilievo a livello commerciale, culturale ed artistco, fino ad assumere il ruolo di "capitale del Po".

Nonostante tentennamenti e indecisioni, anche successive all’inaugurazione del porto di Cremona, operato 50 anni fa da parte del presidente Giovanni Gronchi, le precedenti amministrazioni avevano individuato le modalità per rendere fruibile il tratto di circa 15 chilometri di Canale Navigabile già realizzato tra il fiume Po, il porto di Cremona e l’area di Tencara di Pizzighettone, in una moderna ottica di intermodalità dei trasporti delle merci.

Aldilà di roboanti affermazioni, la realtà a livello di risorse economiche e finanziarie evidenzia come ogni progetto sulla navigazione interna rischia di essere abbandonato. È stata cancellata, anni fa, la Comunità Padana delle Camere di Commercio che si occupava specificatamente di un argomento così vitale per la nostra economia. La questione, raccolta dalla “Consulta delle 13 province del Po”, con sede a Piacenza, sta vivendo una stagione di scarsa incisività se non di oblio, anche per la contemporanea cancellazione di gran parte o della totalità dei 180 milioni dei fondi Fas, assegnati negli anni scorsi dal Governo per le priorità individuate anche dalla nostra Amministrazione. Ora ci troviamo nella condizione di non essere più in grado neppure di mantenere l’infrastrutturazione esistente.

Oggi non si parla più del progetto di “regimazione” a corrente libera e per l’uso plurimo del fiume, che a Cremona aveva trovato la pressochè totale adesione delle varie sensibilità politiche, imprenditoriali, sociali, ambientali per valenze legate alla sicurezza idraulica, rinaturazione, irrigazione, produzione idroelettrica e navigazione interna. Peraltro molti, contrari al nucleare, ignorano l’opportunità fornita dallo sfruttamento delle risorse idroelettriche, nel silenzio delle Istituzioni che pure avevano commissionato ad Aipo e Politecnico di Milano un progetto di fattibilità perfettibile ma ritenuto idoneo allo scopo. Nel frattempo è evidente il pressochè totale annullamento delle attività legate al turismo fluviale con il disarmo o cessione ad altri operatori e modifica degli itinerari della gran parte di motonavi utilizzate in precedenza, fermo temporaneo o dismissione della flotta gasiera di collegamento tra il Mare Adriatico, i depositi costieri e le attività presenti nel territorio.
Anche le attività di manutenzione subiscono ritardi inconcepibili. Infatti, a fronte di perdite idrauliche del Canale, che hanno danneggiato ettari di coltivazione per centinaia di migliaia di euro e per le quali si è vicini alla definizione degli indennizzi, limitatamente agli anni scorsi, la Regione Lombardia ha perso ogni possibilità di eseguire gli interventi programmati anche per il solo mantenimento delle opere esistenti. La revoca del mutuo operata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che ha annullato le disposizioni della Delibera della Giunta Regionale della Lombardia n.11408/2010, elimina la possibilità di intervento anche per l’AIPo e per gli altri enti beneficiari del provvedimento, tra cui le Amministrazioni Provinciali di Cremona e di Mantova, per un totale di 87 milioni di euro che rappresentavano la somma residua di ben tre leggi nazionali sostenute dal territorio.

Le risorse per la riparazione andrebbero garantite con provvedimento contingibile ed urgente stanti i gravi danni arrecati ed il ritardo complessivo rispetto agli impegni indicati nell'Accordo Quadro per lo Sviluppo Territoriale (AQST) e dal Patto dello Sviluppo sottoscritto con la Regione Lombardia, anche e soprattutto rispetto all'infrastrutturazione dell'area di Tencara che non solo non registra avanzamenti significativi, ma segna anzi una pesantissima battuta di arresto rispetto alla sempre dichiarata contemporaneità degli investimenti tra il versante cremonese (attrezzamento Tencara, manutenzione Canale Navigabile, centro intermodale al Porto di Cremona, banchina e attracco di Casalmaggiore) e l'area mantovana (porto di Valdaro e attracco di Viadana); quest'ultima, infatti, ha beneficiato di un anticipo di 40 milioni di euro (mentre a Cremona nulla) previsti dai programmi regionali approvati dall'assessore regionale Cattaneo

Alla luce di queste premesse

il Consiglio Provinciale di Cremona impegna la Giunta

a rilanciare in termini veramente operativi e tangibili a livello regionale e nazionale la problematica dell’intermodalità acqua-ferro-gomma e il trasporto fluviale, anche quale antidoto al crescente congestionamento stradale ed al forte livello di inquinamento della Pianura Padana con un’azione volta al recupero delle risorse assegnate, frutto di forte impegno legislativo ed ora cancellate dalle decisioni nazionali;

a intervenire celermente onde recuperare, di concerto con il Governo, l’Intesa Interregionale del Po, la Regione Lombardia e con l’AIPo, finanziamenti in ambito comunitario, concorrendo al fondo europeo per gli interventi per le Reti Infrastrutturali Europee (TEN_T), attivando i competenti uffici della Presidenza e della Giunta Regionale (DG Piccola Media Impresa e Cooperazione - Unità Organizzativa Competitività del Sistema delle Imprese della Direzione Generale Industria), ed a livello nazionale del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti e del Ministero per lo Sviluppo Economico (Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica - DG per la Politica Regionale Unitaria Comunitaria), con l’impegno a riferirne al Consiglio gli sviluppi.

Cremona, 7 febbraio 2011
I Consiglieri Provinciali

Giuseppe Torchio
Andrea Virgilio
Giovanni Biondi
Clara Rita Milesi
Giampaolo Dusi

 

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