Il Ministro dell'Ambiente polacco, Marcin Korolec, elimina vincoli e regole di carattere ambientale per semplificare l'afflusso di investitori nel mercato dell'energia polacco. Il gas non-convenzionale per l'indipendenza dalla Russia il vero obiettivo di Varsavia
Una semplificazione delle regole per consentire al Paese la sicurezza energetica. Nella giornata di lunedì, 21 Gennaio, il Ministro dell'Ambiente polacco, Marcin Korolec, ha dichiarato il termine della stesura di un decreto che permette la liberalizzazione della tassazione e dei requisiti ambientali nel settore dell'energia e degli idrocarburi.
Intervenuto in un convegno, il Ministro Korolec ha dichiarato che il provvedimento interessa il 40% del settore dell'energia, ed ha lo scopo di rendere il mercato polacco più semplice per poter attrarre un alto numero di investimenti esteri.
La manovra preannunciata dal Governo polacco è stata motivata dalla protesta degli operatori del settore industriale, che hanno lamentato un'eccessiva presenza di regole e vincoli nel settore energetico, sopratutto per quanto riguarda i parametri ambientali.
Nell'Ottobre 2012, Varsavia ha approntato un regolamento per il settore energetico che prevede una tassazione del 5% sull'estrazione di gas, del 10% sullo sfruttamento del greggio, e del 20-25% sulla sua raffinazione.
La deregulation del Governo polacco è voluta sopratutto per sostenere l'afflusso di investitori esteri nel settore della ricerca e dello sfruttamento del gas shale: carburante ubicato in rocce porose a bassa profondità estraibile mediante sofisticate tecniche di fracking ad oggi operate in sicurezza solo in Nordamerica.
Secondo i più autorevoli studi, la Polonia conterrebbe la più grande riserva di shale in Europa. Per questa ragione, Varsavia ha concesso fin da subito diritti di sfruttamento dei propri serbatoi ad enti polacchi e statunitensi, tra i quali il colosso PGNiG, le compagnie Tauron e Orlen, e il colosso USA Chevron.
La Polonia vede nello sfruttamento dello shale la possibilità di diminuire la dipendenza dalle forniture di gas naturale dalla Russia, che ad oggi coprono il 90% del fabbisogno energetico nazionale di Varsavia.
La guerra degli oligarchi russi e le ripercussioni per la sicurezza energetica di Varsavia
Oltre che nel settore del gas, la dipendenza del mercato polacco dalle importazioni russe è anche molto forte per quanto riguarda il greggio.
Sempre lunedì, 21 Gennaio, la compagnia polacca Orlen è rimasta priva dei rifornimenti di greggio dall'oleodotto Druzhba, che collega la Russia alla Polonia.
Come riportato dalla Reuters, la compagnia russa Souz Petrolium - con cui la Orlen ha firmato un contratto per le forniture di greggio attraverso il Druzhba - è stata privata del diritto di rifornimento del greggio verso la Polonia dalla compagnia Transneft: ente posseduto dal Cremlino che controlla gli oleodotti nel territorio della Russia.
Come riportato da Gazeta Wyborcza, la Polonia risente delle conseguenze della guerra intestina ai clan degli oligarchi russi per il controllo del settore energetico.
La Souz Petrolium è infatti controllata da una personalità vicina al Vicepremier russo, Arkadiy Dvorkovich. Egli è il principale avversario di Igor Sechin: Capo della compagnia statale Rosneft e braccio destro per le questioni energetiche del Presidente della Russia, Vladimir Putin.
Con la recente acquisizione della totalità delle azioni della terza compagnia energetica russa, la TNK-BP, da oligarchi vicini al Premier Dmitriy Medvedev - gruppo di interessi a cui appartiene anche la Souz Petrolium - la Rosneft è divenuta la prima oil company del pianeta, ed ha lanciato un'offensiva per rilevare i contratti dello schieramento energetico avversario.
Come riportato sempre dalla Reuters, la Polonia rappresenta un obiettivo interessante per la Rosneft, che già all'inizio del 2013 ha manifestato interesse nei confronti della rilevazione dei contratti per le forniture di greggio alla Polonia.
Matteo Cazzulani