Martedì, 08 ottobre 2024 - ore 01.53

Il gattile di Cremona non è un lager di Monica Gennari

Non dubito che agli occhi di qualche ‘umano’ l’ambiente possa risultare non rispondente ai canoni di bellezza ma si opera in una struttura per lo più aperta.

| Scritto da Redazione
Il gattile di Cremona non è un lager di Monica Gennari

Egregio direttore, scrivo nella mia qualità di presidente dell’APAC, l’associazione che ha in gestione la colonia felina di via Bissolati definita comunemente ‘gattile’ ma sotto il profilo sanitario/veterinario una grande colonia felina cittadina (e come tale protetta sia sotto il profilo legale che nel diritto degli animali a rimanervi).

Ho partecipato anch’io alla visita di lunedi 19 settembre, visita preparata di concerto con l’architetto Garioni,e mi spiace che la cittadina cremasca, che peraltro non si firma, non abbia voluto approfondire con le volontarie dell’associazione le ‘criticità’da lei riscontrate.

Spiace soprattutto perché la visita si è volta in un clima cordiale e piacevole. Se ci fosse stato un confronto ‘aperto’ avrei fatto presente che prima della capillare opera di sterilizzazione felina operata dai volontari dell’APAC quella zona della città pullulava di gatti, ciotole e malcontento. Inoltre il parco era (e a volte è ancora) frequentato da tossicodipendenti e/o persone che scambiano quello spazio per una discarica e vi abbandonano di tutto: animali (cani compresi), vettovaglie, arredi e carogne di felini morti nella consapevolezza che tanto qualcuno se ne occupa. Detto questo, sotto il profilo del benessere degli

animali, i circa 100 gatti ‘ospiti’ stanziali della colonia vengono accuditi e curati rispettando le disposizione dell’ATS (ex Asl veterinaria) e in ragione delle possibilità economiche e umane di cui noi disponiamo. Sul punto possono essere garanti i veterinari cittadini che lavorano con l’associazione.

Proprio per questo mi sento di rassicurarla sul fatto che nessuna patologia infettiva interessa la colonia. Inoltre i veterinari e gli etologi ritengono gli spazi di via Bissolati un habitat ideale per i gatti di colonia. Certo non tutti i gatti sono ‘belli da vedere’ ma non di rado l’associazione si fa carico di animali di privati che vengono abbandonati perché anziani o perché i proprietari non sono in grado economicamente di sostenere le spese veterinarie per le malattie croniche di cui gli animali sono affetti. Per quanto riguarda quello che nella lettera viene definito ‘spor co’, riferito alle ciotole e ai divani, mi pare opportuno spiegare che i volontari cercano di utilizzare, al meglio, le risorse —assai ridotte—di cui dispongono questo per fornire agli animali un ambiente che possa essere, per loro, il più confortevole possibile.

Non dubito che agli occhi di qualche ‘umano’ l’ambiente possa risultare non rispondente ai canoni di bellezza ma si opera in una struttura per lo più aperta. Da tempo la nostra associazione, ed altre che operano nello stesso settore, chiedono al Comune la realizzazione di un’adeguata struttura per il ricovero e l’assistenza dei felini randagi ,abbandonati e/o incidentati.

Purtroppo le ragioni economiche sono di ostacolo alla realizzazione di questo progetto che ha un costo stimato non inferiore a 400-500mila euro. Il Comune, per quello che può, contribuisce in piccola parte alle spese per il mantenimento di tutte le colonie feline cittadine, il resto lo raccoglie l’Associazione con donazioni fatte da privati. Le colonie cittadine gestite dall’APAC sono circa una quarantina e i felini accuditi circa 500. I bilanci dell’Associazione, depositati in Comune, vedono uscite annue per spese alimentari, veterinari e medicinali di circa 70mila euro.

Sicura di aver esaurientemente dato conto di qual è la situazione della colonia felina di via Bissolati (...) mi auguro

che l’anonima lettrice voglia contribuire, fattivamente, ad aiutare le associazioni che, come la nostra, si occupano della tutela e della salute di animali che per loro sfortuna non possono godere del calore di una casa in cui sarebbero in grado di apportare

gioia e serenità.

Monica Gennari (Cremona)

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