Martedì, 07 maggio 2024 - ore 05.43

Il gregge che pensa | RAR

| Scritto da Redazione
Il gregge che pensa | RAR

Il popolo elettore, che avrebbe dovuto considerarsi “sovrano” delle sorti della nazione, è stato trattato, per decenni, come un branco di pecore, spinte al pascolo, non per generosità ma per  essere nutrito e essere meglio sfruttato. Per definizione antropologica il branco non pensa, non riflette, non propone, si limita ad eseguire aspettando solo il momento in cui sarebbe stato spinto al pascolo, per il quale, peraltro, nutriva sincera gratitudine verso chi li guidava, lo stesso che, a suo tempo, li avrebbe guidati al mattatoio.

Ma dopo oltre venti anni i pascoli si sono fatti più poveri e rimaneva ben poco per cui provare gratitudine; il pastore interessato così commise l’errore che gli sarà fatale: permise che il branco o gregge si fermasse a pensare, a riflettere, a proporre, rifiutandosi di ubbidire all’ordine di andare al pascolo, anche perché in quel pascolo non c’era rimasto più nulla. Fu così che spuntò un nuovo soggetto politico: “il gregge che pensa”, il quale, in forza della nuova esperienza non fu più gregge ma popolo elettore. I vari volti della politica italiana sono stati identificati nella loro reale consistenza dal voto popolare, che ha dimostrato di non essere più disponibile a cedere alle lusinghe e alle promesse che per venti anni sono state distribuite a piene mani, lasciando solo il vuoto. Esaurite le scorte di promesse sono state messe in campo ipotesi appetibili ma non realizzabili, come 1.000 euro al mese alle casalinghe, cosa a cui non ha creduto nessuno, ritenendola una ulteriore menzogna propagandistica. Finite le promesse ci hanno fatto assistere alle sequela di insulti lanciati da un pluripregiudicato, condannato che sta scontando la pena accessoria, espulso dal senato, privati dei diritti politici attivi e passivi, verso un altro pregiudicato, destando solo sconcerto e disaffezione alla politica. Così non poteva che concludersi come è accaduto. Ha vinto chi ha sbagliato di meno, chi ha mantenuto alto il decoro del dibattito, chi non ha posto se stesso al vertice dell’attenzione ma ha presentato una squadra attiva. Così lo scontro a tre ha visto due primedonne scapigliate, vere “vajasse” direbbero a Napoli, che si insultavano a vicenda prive in assoluto di decoro e pudore; dall’altra parte un partito, una squadra, un collettivo, una organizzazione, un progetto, un programma di governo; così gli elettori non avevano più alibi nella scelta consegnando a Renzi una vittoria di gran lunga superiore alle aspettative.

Il ridimensionamento di Grillo ricalca la storia che già fu di Giannini e dell’Uomoqualunque, quando nel 1947 ottenne nella sola Roma 108.000 voti in più della Democrazia Cristiana, cosa che fece montare la testa a Giannini che rifiutò ogni possibile alleanza convinto di vincere le elezioni del 1948 da solo.

Entrò nel Blocco Nazionale, ma da capofila, dettando e imponendo le sue scelte. La lista ottenne solo 19 deputati e 10 senatori. UQ si scioglierà nel volgere di pochi mesi, confluendo nelle sue componenti maggioritarie nel  e nel PLI; qualche altro esponente minore aderirà al neonato .

La storia di Giannini e dell’Uomo qualunque durò solo due anni; per il M5S il tempo è già scaduto.

 Ho criticato, anche pesantemente, Renzi per la sua decisione di dialogare con un personaggio squallido come Berlusconi, ma è bastato allontanarlo nelle ultime settimane della campagna elettorale per recuperare credibilità. Ora sarebbe pura follia riprendere un dialogo con un ectoplasma, ormai votato al suicidio politico. Quello di FI è un fallimento totale, con lo statuto consegnato al tribunale degli elettori, che lo hanno bocciato, ma con il rischio che possa trattarsi di un fallimento fraudolento, alla ricerca di un concordato che possa rimetterlo ancora, sia pure ai margini esterni, nell’agone politico. Il pregiudicato Berlusconi cercherà tale concordato con Renzi, gli offrirà i voti di FI per le riforme “in nome del bene della nazione”, ma sottobanco chiederà il compenso da pattuire; sarà la prova definitiva per Renzi, sarà allora che deciderà del suo destino politico e del progresso della nazione; con la sua decisione se ascoltare o meno il canto della vecchia sirena  deciderà se diventare un politico di ampio respiro alla guida di una grande nazione a vocazione democratica, liberale e sociale, che vuole crescere, oppure rimanere un abile comunicatore senza futuro.

Rosario Amico Roxas

 

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