Lunedì, 29 aprile 2024 - ore 11.23

Il pane di ieri | M. Negri

| Scritto da Redazione
Il pane di ieri | M. Negri

Il pane di ieri | M. Negri . Cari amici di Welfare Cremona,nella premessa al suo libro “Il pane di ieri” (Einaudi), Enzo Bianchi, fondatore e priore della Comunità monastica di Bose, ricorda per esteso un detto della sua terra, il Monferrato, “il pane di ieri è buono domani”. Il proverbio affonda le sue radici in un dato concreto della civiltà contadina: le pagnotte davano il meglio di sé un paio di giorni dopo essere uscite dal forno. Enzo Bianchi ne ricava un insegnamento più vasto: “il nutrimento solido che ci viene dal passato è buono anche per il futuro”. Un passaggio che mi ha richiamato un altro vecchio saggio, l’europeista Altiero Spinelli, che accompagnava il suo impegno col motto “il futuro ha un cuore antico”.

Un’altra metafora del mondo contadino che si presta bene alla sua trasposizione nei molteplici campi della società moderna, ritengo sia la descrizione minuta della attività dei “vignaioli quando potano. Bisogna vedere come con le pinze danno un colpo secco che recide il tralcio con un suono che echeggia in tutta la vigna: un taglio che sembra un colpo di grazia spietato al culmine di una sentenza e che è invece un colpo di grazia perché apre un futuro fecondo. Curare la vigna è come curare la vita, la propria vita, attraverso potature e anche pianti, in attesa della stagione della pienezza: per questo la potatura è un’operazione che il contadino fa quasi parlando alla vite, come se le chiedesse di capire quel gesto che capire ancora non può”.

Il pane di ieri è un libro di memorie narrate con un tono profondo e umano che scalda il cuore.

Sembra di vederlo, l’autore, che da ragazzo cammina mezz’ora tra le vigne per andare a scuola,o mentre intinge, con gli amici, le verdure nella bagna cauda sorseggiando un buon vino rosso.

Rileggendo la vita cristiana come era vissuta fino agli anni Sessanta nei paesi del Monferrato edelle Langhe, Enzo Bianchi ricorda quanto il parroco fosse l’autorità più ascoltata e rispettata in quelle comunità fatte di duro lavoro. Il week end non esisteva e, la domenica, dopo aver preso la messa al mattino e aver gioito a tavola per il pasto abbondante in cui regnava il bollito, un buon numero di donne, bambini e anziani tornavano in chiesa per i vespri ai quali seguiva la visita al cimitero, ad onorare i propri morti. Altri tempi, prima del boom economico e della secolarizzazione.

Un cenno, infine, all’ultimo capitolo “Contare i propri giorni” nel quale l’autore si confronta con lavecchiaia: “Come sarà d’ora in poi il mio percorso? Troverò ispirazione nella speranza cristiana?

Oppure, ma non vi è contraddizione, seguirò il sentiero che ho imparato da giovane alla scuola del vecchi della mia terra? E sarà una vecchiaia segnata dalla malattia, dalle sofferenze, dall’oblio fino all’ottundimento? Ma il mio compito, il compito di ciascuno di fronte alla vecchiaia che incalza non è prevederla bensì prepararla, colmando la vita di quanto può sostenerci fino alla morte”.

Massimo Negri – Casalmaggiore (CR)

 

 

 

 

1103 visite
Petizioni online
Sondaggi online

Articoli della stessa categoria