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Il ‘pennello’ del fiume Po a Cremona di Giorgio Barbieri

C'è uno splendido libro del grande fotografo cremonese Ezio Quiresi dal titolo 'Vita sul Po', pubblicato nel 2012 da Umberto Soncini editore.

| Scritto da Redazione
Il ‘pennello’ del fiume Po a Cremona di Giorgio Barbieri

Guido Conti e Silvia Quiresi hanno messo insieme le migliori fotografie di Ezio per argomenti. Nel primo volume si descrivono le fonti del grande fiume a Pian del Re, i grandi tronchi, da Burtul, i renaioli, i lavori sull'acqua, la costruzione di un pennello, i pescatori, i ponti di barche e i ponti nuovi e come attraversare il grande fiume. Personalmente sono stato colpito dalle immagini dedicate alla pesca e alla fatica di chi una volta era costretto a vivere di quello che il Po regalava durante l'anno. Ma mi ha colpito anche il ritratto di Burtul e del suo baracchino appena al di là del ponte, in territorio piacentino. Una vera e propria oasi fra lo spiaggione e le boschine, un luogo di refrigerio per chi passava da quelle parti. E una cucina alla buona, con i gnocchi cotti con l'acqua del fiume (che allora non era inquinato), il bicchiere di vino tenuto fresco nell'acqua corrente di Po, i tavoloni di legno e la piccola casotta di legno dove si poteva già fare la doccia. Un mondo che adesso non c'è più e che molti rimpiangono. Nel libro c'è anche la fotografia di Clemente Cavalli, detto il 'Mento', che sulla sponda cremonese aveva aperto un punto di ristoro appena dopo il Bosco ex Parmigiano.

Ma ho rivisto nelle foto di Quiresi la grande spiaggia di Cremona, il 'mare dei poveri', d'estate affollata come quelle di Rimini oggi. Una grande lingua bianca che partiva dopo il pennello delle Colonie Padane e arrivava sino al Sales, alle Brancere. I cremonesi di città arivavano in bicicletta per prendere il sole, nella borsa un asciugamano e il costume di ricambio. Magari anche una bottiglia d'acqua fresca che diventava 'piscio caldo' dopo pochi minuti. Dal pennello alla spiaggia quando il Po non era in magra scorreva una canalina che portava l'acqua dal grande fiume alla lanca di Livrini. Capitava così di doverla attraversare con l'acqua sino ai fianchi e la borsa in testa per arrivare su quella sabbia fine tipica dei nostri spiaggioni. Allora si poteva fare il bagno, il Comune aveva realizzato una sorta di ring (quello del pugilato) dove era possibile nuotare e trovare refrigerio. A controllare che non succedesse nulla c'era un bagnino e chi andava fuori dal ring veniva prima chiamato con un fischietto e poi rimproverato. Su quella spiaggia sono nate tante amicizie e tanti amori. Ancora oggi vedo coppie che si erano conosciute lì. Allora si potevano noleggiare ombrelloni (pochi per la verità), non c'erano i lettini ma ci si coricava sopra una salvietta spesso anche stretta. Alla fine del pennello ogni pomeriggio arrivava Livrini con un carrettino. Faceva granite (più sabbia che sciroppo) con una macchina che tritava il ghiaccio a mano. I cremonesi erano spesso in fila per acquistarle, venivano servite in un bicchiere di carta. Negli ultimi anni sulla sponda del pennello sul fiume era attraccata la 'Serenella', una grande imbarcazione sulla quale c'erano un bar, docce e lettini per prendere il sole. Una piena se l'è portata via dopo qualche anno. E anche lo spiaggione, che c'è ancora, ha perso il suo fascino ed è stato abbandonato.

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