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L'alluvione del 1951 nel libro di Ghisani di Giorgio Barbieri

'Campane sull'acqua', la storia di come fu sconfitta l'alluvione del 1951, da Cremona a Casalmaggiore un Po pieno di paure e solidarietà

| Scritto da Redazione
L'alluvione del 1951 nel libro di Ghisani di Giorgio Barbieri

"Voglio trasmettere un'idea di Po diversa da quella imperante che lo considera unicamente come risorsa da sfruttare per fini economici. L'Idea che ho io." Così scriveva Giuseppe Ghisani, vice direttore del quotidiano 'La Provincia' nella prefazione del suo libro 'Campane sull'acqua', la storia di come fu sconfitta l'alluvione del 1951, da Cremona a Casalmaggiore un Po pieno di paure e solidarietà. Libro uscito nel 2012 (editore Apostrofo, stampa di Fantigrafica), l'anno prima della sua scomparsa avvenuta nel giugno del 2013. Nel libro Ghisani, con cui ho lavorato per una ventina d'anni al quotidiano locale (n giornalista scrupoloso, un uomo straordinario), racconta la storia di quella spaventosa piena del fiume nel novembre del 1951, con la gente della Bassa costretta ad abbandonare le case invase dall'acqua. Gente che non si è fermata a paingere per la disgrazia ma che si è rimboccata le maniche ed ha lottato per giorni contro la furia del fiume. Gente che nella tragedia si è ritrovata unita sulle sponde del Po per fare argini, mettere sacchi di sabbia, chiudere ogni varco alla impetuosa corrente. Ghisani, che allora aveva 10 anni e in quel maledetto novembre del 1951 era lontano da San Daniele, il paese in cui era nato, ha ricostruito attraverso articoli dei giornali e testimonianze dirette quelle giornate. E lo ha fatto ricordando il rintocco delle campane che da paese a paese sulle sponde del fiume (cremonesi, piacentine e parmigiane) lanciavano l'allarme per la piena.

E nella prefazione scrive anche "L'idea che ho del Po me la porto dentro dal tempo di quelle traversate in barca con mia madre e con Nino o il Bisso ai remi. Da quando, ragazzo più grande, mi tuffavo dal traghetto di Bia e l'acqua che mi accoglieva era ancora buona. Delle lunghe e curiose chiacchierate che seduti sul ciglio dell'argine di Isola Pescaroli, in faccia al Po, facevo con i vecchi barcaioli e pescatori, magari dopo che avevano catturato uno storione reale, perchè c'era da mettere l'articolo sul giornale. Un'idea che si rafforza adesso che sento parlare solo di pesci siluro... Adesso il fiume è ammalato, ogni volta i miei occhi vedono una golena diversa, invasa dalle coltivazioni che si spingono fin dove non dovrebbero e da essenze estranee e malefiche che aggrediscono e soffocano quelle autoctone. Violentata dalle voragini di cave, umiliata dai rifiuti delle discariche abusive. Derubata, degradata, svilita".  Parole sacrosante, condivisibili in pieno di chi ha del Po una visione romantica. Anche quando si arrabbia e costringe l'uomo a scappare.

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