Sabato, 20 aprile 2024 - ore 09.03

Il Punto di Rosario Amico Roxas Cattolicesimo e pensiero sociale marxista

I passi lenti e brevi conquistano spazio nel verso auspicato dai cittadini e dai cattolici.

| Scritto da Redazione
Il Punto di Rosario Amico Roxas Cattolicesimo e  pensiero sociale marxista

Il Punto di Rosario Amico Roxas Cattolicesimo e  pensiero sociale marxista

I passi lenti e brevi conquistano spazio nel verso auspicato dai cittadini e dai cattolici.

Papa Francesco ha aperto le porte della speranza, a suo rischio e pericolo, perché le onde sonore  del marxismo ateo cominciano a farsi sentire per svalutare fin dall’esordio l’immagine e la programmazione del nuovo Pontefice. La sinistra estrema,  ormai fuori dalle istituzioni per volontà degli elettori, non accetta che da un pontefice vengano profferite parole di sostegno al mondo dei più poveri, temono di perdere quel poco che è loro rimasto per istigare all’odio.

Anche l’elezione dei Presidenti della Camera e del Senato rappresentò un segnale di rinnovamento, trattandosi  di due persone provenienti dal mondo civile, alternativo, finalmente, al mondo del professionismo politico di matrice pseudo-confessionale.

C’è da attendersi una ripresa dell’anticomunismo berlusconiano, essendo il cavaliere molto a corto di argomenti e dovrà pur trovare qualcosa da dire  ai suoi fiduciosi  “clienti”.

Anche Papa Francesco verrà indicato come “Papa comunista”, come capitò a Paolo VI, specialmente se proseguirà per la strada fin ora solo accennata.

La visione economicistica, ispirata a principi etici, valse a Paolo VI l’appellativo di ’Papa comunista’.

Berlusconi ha cavalcato l’anticomunismo convinto di essere in groppa ad una nobile destriero, ma non si è accorto di montare un somaro vecchio, stanco, riottoso, recalcitrante; in molti cercano di spingerlo avanti, pretendendo anche dal somaro il “passo dell’oca”, ma somaro rimane e il cavaliere che lo monta diventa un cavallerizzo dei fine-settimana in un modesto agriturismo.

Il punto fermo di distinzione tra marxismo e cattolicesimo sociale è sancito nelle Populorum Progressio di Paolo VI, una enciclica che si vuole, oggi, reinterpretare e non potendo si cerca di dimenticare.

 

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In quest’ultimo ventennio, l’anticomunismo ha ripreso vigore per cercare di dare un contenuto alla mancanza totale di ideologie, diventa, così, sempre più difficile sperare in una rilettura del magistero sociale della Chiesa,  per trarne ispirazioni programmatiche. Non avendo assolutamente nulla da offrire, in termini di contenuti ideologici e concettuali, si supplisce con la ripresa delle ammuffite tematiche anticomuniste, ritornando alle apocalittiche affermazioni di “igienica bollitura dei bambini, precedente il cannibalismo, nei regimi comunisti cinesi”.

E’ un ritorno alla guerra fredda quello che si sta cercando di riproporre, ma senza un avversario che contrasti e da contrastare; non è più una partita a due, ma, molto più miseramente, un solitario che si gioca davanti ad attoniti spettatori con la pretesa anche di barare; non c’è nulla di più stupido e di più inconsistente che barare al solitario !

Il magistero sociale della Chiesa non entra in discussione con il marxismo, propone, invece, una esposizione positiva della dottrina cattolica più avanzata nelle tematiche sociali, in aderenza ai tempi, in questo modo rispondeva alle istanze puntualizzate dal marxismo, di cui superava le soluzioni, intuendo, con grande lucidità, che la dottrina sociale marxista aveva fatto il suo tempo e non avrebbe più avuto ragione di porsi come alternativa.

Alla luce del materialismo storico la dottrina sociale marxista ha sostenuto che la proprietà privata dei mezzi di produzione era la causa dell’esistenza delle classi antagoniste e la ragione profonda di tutti i mali sociali.

Il progresso tecnico, cominciando con il passaggio dagli strumenti di pietra a quelli di metallo fino a giungere alla raffinata tecnologia moderna, con la creazione del ’plus prodotto’ ha reso possibile la sua appropriazione da parte degli uni con l’esclusione degli altri. E’ questo lo sfruttamento, in questo modo ha avuto inizio la proprietà privata che ha dato origine all’esistenza delle classi antagoniste. L’interesse della classe sfruttatrice è l’accumulazione del capitale mediante l’appropriazione del ’plus-valore’, cioè di quella parte del lavoro che non viene restituita all’operaio sotto forma di salario, in una parola lo sfruttamento, inteso come un illecito arricchimento.

E’ questo un concetto che appartiene alle religioni a vocazione cattolica (universale) come il cristianesimo e l’islamismo.

Ma Ratzinger aveva preferito identificare il cristianesimo come un liberismo ante litteram, reinterpretando le parole di Cristo e trascurando le determinazioni conciliari.

In merito allo sfruttamento c’è un termine arabo che normalmente viene tradotto nelle lingue occidentali con ’usura’, è la riba, intraducibile negli idiomi occidentali.

Ribadisco che si tratta di un concetto che condanna lo sfruttamento, che appartiene alle religioni con vocazione universale. L’idea dello sfruttamento è condannata nel Corano con 15 secoli di anticipo nei confronti della religione cristiana, a riprova del valore universale e, quindi, cattolico, del pensiero sociale islamico. In entrambe le religioni la condanna dello sfruttamento deriva dalla centralità che l’uomo occupa nel mondo della storia.

Oggi lo sfruttamento ha raggiunto livelli planetari, le nazioni ricche e potenti, esercitano lo sfruttamento nei confronti delle nazioni povere e deboli, con la sottrazione delle materie prime, facendo anche ricorso all’uso della forza, all’applicazione delle normative internazionali inerenti l’embargo, scatenando legittime reazioni che servono solamente al potente per giustificare interventi bellici: è la globalizzazione dello sfruttamento, che si coniuga con la globalizzazione della violenza.

La terza religione monoteista, l’ebraismo, non esprime nessuna condanna in merito, anzi, fa della riba, come usura o sfruttamento, uno dei cardini della propria economia, e che l’ebraismo non abbia vocazione universale è dato dal fatto che è l’unica religione, fra tutte le religioni del mondo, assolutamente disinteressata al proselitismo e, quindi, alla divulgazione del proprio credo, anzi impedisce che estranei possano convertirsi all’ebraismo, in una sorta di razzismo di religione, che svuota la religione stessa di ogni valore spirituale.

Non c’è nulla di sconcertante nelle parole di Paolo VI o di rivoluzionario, si tratta di un concetto assimilabile all’esigenza di riconoscere a tutti parità di diritti, perché il ’plus-valore’, di cui si appropria il capitalista, è un extra a quanto legittimamente  spetta al lavoratore per l’attività che svolge.

Secondo il marxismo questo stato di cose dipende dalla natura stessa di un regime fondato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, oggi rappresentato dal capitalismo.

L’interesse della classe sfruttata, al contrario, consisterebbe nell’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione, delle classi e della società divisa in classi.

Dai fondatori agli autori marxisti si è voluto dimostrare l’esistenza dello sfruttamento a tutti i livelli, individuale, sia tra privati, sia tra diverse nazioni; il linguaggio usato insisteva sul capitale, sul capitalista, sul capitalismo, sul colonialismo e, quindi, sull’imperialismo, che si sostiene con il militarismo e con il ricorso alla forza.

Il confronto tra gli interessi opposti delle classi antagoniste è lo scontro, la lotta di classe che, necessariamente si intensifica e sfocia nella rivoluzione, il cui scopo è il rovesciamento del potere delle vecchie classi e l’ascesa del proletariato. E’ questo il contenuto reale della lotta di classe e della lotta politica, alla quale non si deve sostituire la lotta economica e sociale per il miglioramento della qualità della vita. L’ideologia e la lotta ideologica devono mettere bene in luce che non è possibile la conciliazione delle classi antagoniste e la composizione dei lori interessi in un solo interesse comune, e che non è possibile tentare alcune via tendente al riformismo.

(Cfr. Osnovj marksistskoj filosofi – Principi della filosofia marxista- del PCUS; sta in Komsomolskaja Pravda, 2 novembre 1961, pag. 3)

L’intero pensiero sociale di Paolo VI e successivamente di Giovanni Paolo II, e adesso di Papa Francesco, dopo l’infelice parentesi del pontificato di Ratzinger,  non entra in polemica con il marxismo. Lo scopo di un documento universale non può essere quello di dimostrare la falsità di una determinata visione del mondo, ma deve presentare, come di fatto presenta, una soluzione positiva della questione sociale, valida per tutti, indistintamente.

Si impone la sicurezza e l’autorevolezza con cui i  Pontefici citati presentarono la loro ipotesi di lavoro, parlando di problemi così urgenti, che riflettono valori veri, umani e quindi universali e cattolici; da ciò deriva l’indipendenza e la libertà della Lettera di fronte a qualunque ideologia, perché non si pone al di fuori delle ideologie, ma al di sopra, trattando problematiche che non possono essere racchiusi all’interno di una dialettica di parte.

Rosario Amico Roxas

 

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