Giovedì, 02 maggio 2024 - ore 03.10

Il punto di Rosario Amico Roxas. Cristo benedice il lavoro

Il dono del Presidente Morales a papa Francesco

| Scritto da Redazione
Il punto di Rosario Amico Roxas. Cristo benedice il lavoro

Si accendono le critiche intorno al dono ricevuto da papa Francesco dal Presidente della Bolivia Morales; si tratta di una crocifissione ricavata dall’incrocio della falce e del martello, tratto da un disegno del sacerdote gesuita Luis Espinal, difensore di operai e minatori, assassinato in Bolivia nel 1980 dai paramilitari del regime di Luis Garcia Meza.

Falce e martello rappresentano i simboli del lavoro dell’uomo, lavoro con il quale colma i vuoti della dignità e diventa partecipe del progresso materiale e dello sviluppo spirituali.

Le destre populiste hanno colto l’occasione per vedere il simbolo del comunismo ateo, nel quale sarebbe stata abusivamente inserita l’immagine del Crocifisso.

Nulla di più falso e di mendace; in quella splendida immagine c’è Cristo che benedice il lavoro e lo eleva a funzione prioritaria dell’uomo. È il momento più alto dell’incontro tra il mondo laico e il mondo confessionale, nel quale si coniugano insieme democrazia laica e solidarietà confessionale.

In una democrazia compiuta la politica trova nella società civile e democratica la fonte della sua convinzione che il lavoro costituisce una fondamentale dimensione dell’esistenza umana, invito alla solidarietà, perché diventa evidente come il lavoro di un uomo si intrecci naturalmente con quello di altri uomini. Proprio oggi, quando la crisi del capitalismo mette a nudo gli egoismi di uomini e di popoli, lavorare è un lavorare con gli altri e un lavorare per gli altri: è un fare qualcosa per qualcuno.

Nel progetto della democrazia politica, che coincide con l’insegnamento sociale della Chiesa, messo in risalto nell’ultima enciclica di Papa Francesco Laudato sii ogni uomo è chiamato al suo sviluppo, e, coerentemente lo sviluppo umano di ciascun uomo costituisce e deve costituire il progresso, che resta così vincolato allo sviluppo.

Falsare l’interpretazione di quel dono significa volere arbitrariamente collocare l’azione di un pontefice come Francesco dentro l’angusto alveo di una concezione politica, scavalcando l’intento altamente spirituale.

L’attività umana individuale e collettiva, ossia quell’ingente sforzo con il quale gli uomini, nel corso dei secoli, hanno cercato di migliorare le proprie condizioni di vita, corrisponde al disegno di Dio, al disegno dell’uomo, alla sua storia, al suo destino, perché l’uomo deve soggiogare i mezzi di produzione e non restarne soggiogato, deve dominare il progresso, perché non arrivi a contrastare lo sviluppo. Come persona, l’uomo è quindi soggetto del lavoro.

Mi piacerebbe molto che papa Francesco utilizzasse questo suo pellegrinaggio per rivalutare la Teologia della Liberazione, castigata perché ha identificato un Cristo lacero, mendico, affamato, perseguitato, come lo sono i fedeli latinoamericani, nelle nazioni ancora dominate dalle dittature liberiste.

Rosario Amico Roxas

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