Sabato, 27 aprile 2024 - ore 13.04

Il punto di Rosario Amico Roxas. Fiorella Falci e il relativismo della Storia

Il nostro opinionista si concentra sul volume della Falci “La casa dei pastori”

| Scritto da Redazione
Il punto di Rosario Amico Roxas. Fiorella Falci e il relativismo della Storia

La casa dei pastori, fin dalla prima impressione, appare molto di più di un libro di storia locale, dove vengono cronologicamente analizzate le vicende del Seminario di Caltanissetta e la presenza vivificante dei vescovi che hanno retto il vescovado. In realtà attraverso le vicende locali, acutamente analizzate, emerge la storia dello “sviluppo del pensiero sociale della Chiesa”, che le vicende della Chiesa nissena hanno, a volte, anticipato.

La presentazione ufficiale del volume è avvenuta nei saloni del Seminario, alla presenza di un folto pubblico di attenti ascoltatori, martedì 3 novembre. Nella presentazione si sono succeduti Sergio Mangiavillano, che ha anticipato il contenuto del volume, arricchendo l’intervento con personali ricordi e osservazioni; mons. Liborio Campione, decano della Chiesa di Caltanissetta, che molti momenti descritti nel volume ha vissuto in prima persona; Salvatore Farina, che ha cercato spunti più filosofici che dottrinali. La stessa Fiorella Falci ha, poi, illustrato le motivazioni che l’hanno spinta a effettuare la ricerca così puntuale e ricca che emerge nel voluminoso libro.

Ha concluso la presentazione il vescovo di Caltanissetta, mons. Mario Russotto, in una breve, ma molto significativa interpretazione dell’intero volume alla luce dell’esperienza culturale, sociale e anche politica dell’autrice, che ha realizzato un’opera destinata a essere la pietra miliare della storia del Seminario, sia per i lettori di oggi, che per gli studiosi di domani. Il vescovo ha voluto sintetizzare talune pagine alla luce della storia personale dell’autrice, specialmente quando, parlando del vescovo mons. Iacono, ha evidenziato la trasformazione del Seminario da “Casa dei pastori” a “Casa del popolo”, quasi vaticinando le risultanze del Concilio Ecumenico Vaticano II.

Le parole del vescovo Russotto hanno dato un’ulteriore ampiezza di respiro all’opera della Falci, entrando nel vivo di problematiche attuali, consacrate in una storia coniugata con la vita quotidiana e in rapporto con essa. Così entriamo nelle cose “non dette”, ma che emergono dalla panoramica generale dell’opera. I vari vescovi che hanno retto il seminario e il vescovado hanno realizzato una storia di piccoli passi, seguendo l’insegnamento dei grandi Pontefici, da Leone XIII a oggi con papa Francesco, anche se ci sono stati momenti di ripensamento. Attraverso la storia dei vescovi, la Falci ci fa leggere la storia dello “sviluppo”, che dalla paternale visione della cronaca dei primi anni del magistero sociale della Chiesa ci ha portato a un visione globalizzante.

Emerge dalla scelta oculata dei riferimenti che la Falci offre, come il concetto di sviluppo, sia pure promosso per “piccoli passi” e tra due guerre mondiali, si sia successivamente dilatato oltre le frontiere del singolo uomo, a quelle delle nazioni e degli Stati. La Chiesa è sempre stata lenta nell’anticipare i tempi, ha sempre preferito analizzare e valutare gli effetti per dire la sua, basti pensare alla Rerum Novarum, che fu la risposta al Capitale di Marx dopo cinquant’anni. Con il messaggio della Gaudium et Spes, recepito dai vescovi di Caltanissetta, sembra che la Chiesa abbia anticipato i tempi, prevedendo ciò che sarebbe accaduto. Il volume in analisi partecipa a tale interpretazione dello sviluppo, anche nella sua visione sociale.

Si tratta di un intervento perfettamente inerente “il cattolicesimo politico”, come ha efficacemente affermato il vescovo Russotto nel suo breve, ma incisivo intervento, cioè il comportamento che l’uomo assume di fronte a determinati eventi; in questo caso la Chiesa ha la sua parola da dire, sviluppando l’embrione di un’etica laica, non più limitatamente confessionale, ma dilatata all’intero pianeta, proponendo la “globalizzazione dell’etica”. Si tratta della formazione culturale e sociale dell’autrice, cattolica praticante e impegnata nel sociale, per cui nella lettura della vita del seminario emerge la sua formazione culturale e filosofica, ed è una formazione relativistica, in quanto legge i fatti e li interpreta alla luce del momento storico.

Bisogna però partire dalla considerazione che il relativismo non è una teoria o un’ideologia, bensì un “metodo” di analisi e, quindi, di valutazione, che, per avere valenza scientifica, non può operare scelte a monte, secondo modelli culturali evidenziati da una sola parte, bensì coniugati e interpretati alla luce di un riferimento “relativo” al momento storico. Alla luce di ciò viene facile comprendere le ragioni di alcuni riferimenti che esulano dalla trattazione di una “storia locale” per spaziare in tematiche universali, come le citazioni di Paolo VI e i riferimenti a Jacques Maritain, antesignano del cattolicesimo sociale e della sua applicazione nella quotidianità della vita. Entra di forza la figura dei grandi pontefici, da Leone XIII e Benedetto XV, che aggiunse alle invocazioni a Maria “Regina Pacis”, a Pio XI, che dovette gestire i momenti tragici delle leggi razziali; quindi Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e, finalmente, papa Francesco.

Vivendo in questi tempi a volte drammatici, ci viene incontro la figura di papa Francesco, che ci appare come il diretto successore di Paolo VI, sia nelle forme che nei contenuti. Nel rapporto tra Chiesa e mondo laico, Caltanissetta si presenta come il territorio in cui, con maggiore evidenza, si nota come sia stata la Chiesa a formare il mondo laico, avendo avuto nelle sue file vescovi che hanno applicato i ritmi dello sviluppo del magistero sociale della Chiesa. Nell’analogia spirituale tra Paolo VI e papa Francesco basta ricordare quella baracca, trasformata in chiesa, dove l’allora arcivescovo di Milano, mons. Montini, celebrò la Messa di Natale il 25 dicembre del 1955; quel giorno documentò al mondo che la Chiesa è nata tra i poveri ed è destinata ai poveri, ed è la sola voce che può e deve levarsi forte per sostenere i diritti dei più deboli e dei più fragili, di quelli che non hanno voce per farsi sentire.

Ricordando la pastorale del Natale 1955, in quel gelido tugurio dove il Cristo era presente nei derelitti di una Milano occupatissima a celebrare non il rinnovarsi del mistero della Natività, ma il rito del cenone, e la lettera enciclica Populorum Progressio, ritroviamo tutto l’itinerario dell’uomo Montini e la dilatazione degli orizzonti operata dall’assunzione della paternità universale. Tale testimonianza si cala imperiosamente dal vertice della Chiesa alla periferia operosa, come è accaduto in questi oltre 100 anni di vita pastorale, nella coerenza e nell’adesione alle parole del Cristo laico e figlio di Dio.

L’opera della Falci, che è anche ricca di vicende locali mai banali, ma sempre significative, sprovincializza queste vicende per renderle testimonianze tangibili di un cammino che investe non soltanto il mondo religioso ma anche quello civile, in un connubio privo di pregiudizi ideologici e valido per tutti gli uomini di buona volontà.

Rosario Amico Roxas

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