Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 08.05

IN EUROPA UNA NUOVA RIVOLUZIONE ENERGETICA

| Scritto da Redazione
IN EUROPA UNA NUOVA RIVOLUZIONE ENERGETICA

 

La Polonia si allea con il Canada per lo sfruttamento dei giacimenti di gas shale sul suo territorio, mentre Italia e Grecia si candidano come principali Paesi di transito del gas di provenienza israelo-cipriota. Si moltiplicano i progetti in gara per lo sfruttamento del bacino di oro blu azero

 

I polacchi che contendono la leadership nelle esportazioni di gas a turchi, israeliani, e ciprioti, con italiani e greci principali attori di transito, e i russi fuori dal mercato del Vecchio Continente. Lo scenario tracciato appartiene alla fantapolitica, ma alcuni importanti sviluppi che si sono verificati negli ultimi giorni possono consentirne una parziale, se non totale, realizzazione.

 

Nella giornata di martedì, 15 Maggio, la Polonia e il Canada, hanno firmato un'alleanza per la ricerca e l'estrazione sul territorio polacco di gas shale: categoria di oro blu che, a differenza di quello naturale, è situato in maggiore profondità, e che per il suo sfruttamento richiede attrezzature specifiche oggi possedute solo nel Nord America.

 

Secondo diversi studi, il sottosuolo della Polonia sarebbe talmente ricco di giacimenti shale da consentire non solo l'autosufficienza energetica di tutta l'Europa, ma anche l'affermazione di Varsavia come uno dei principali esportatori di oro blu nel Mondo. E' per questa ragione che, durante la recente visita ad Ottawa, il Primo Ministro polacco, Donald Tusk, ha affermato come l'Europa si trovi alla vigilia di una possibile rivoluzione energetica.

 

Accanto al serbatoio polacco di shale, sempre più pressanti sono le indiscrezioni riguardanti la presenza di un importante giacimento di gas naturale nel fondale del Mediterraneo orientale: tra le acque territoriali di Israele e Cipro.

 

Secondo le rilevazioni delle compagnie statunitensi Noble Energy e israeliana Delek, riportate dall'autorevole Reuters, il bacino israelo-cipriota, il Leviathan, contiene 480 miliardi di metri cubi di gas. Per il suo trasporto in Europa, fin da subito si è proposto l'Interconnettore Turchia-Grecia-Italia - ITGI.

 

Questo gasdotto, compartecipato a maggioranza dalla compagnia greca DEPA e dall'italiana Edison, collega la Penisola Anatolica alla Puglia, passando per il Peloponneso: se la capacità del Leviathan fosse confermata, il peso di Italia e Grecia - due Paesi oggi sull'orlo di una crisi finanziaria - nella politica energetica dell'Unione Europea sarebbe destinato ad aumentare in maniera vertiginosa.

 

Oltre ai giacimenti polacchi e israeliani, continua la corsa allo sfruttamento dei bacini di gas naturale dell'Azerbajdzhan, con cui la Commissione Europea ha già firmato accordi per l'acquisto di oro blu, senza, tuttavia, definire l'itinerario infrastrutturale attraverso il quale trasportare il carburante nel Vecchio Continente.

 

Lunedì, 14 Maggio, la compagnia tedesca RWE ha messo in dubbio la sua partecipazione alla costruzione del Nabucco: gasdotto concepito dall'UE per trasportare gas di provenienza azera dalla Turchia fino all'Austria.

 

Se le intenzioni dei tedeschi saranno confermate, come probabile secondo l'autorevole Deutsche Welle, la RWE sarebbe il secondo partner a lasciare il progetto dopo la ungherese MOL. Come riportato ancora dalla Reuters, l'ente magiaro ha iniziato trattative per il suo ingresso nel Gasdotto Europeo Sud-Orientale - SEEP: un progetto parallelo al Nabucco, sostenuto dal colosso britannico British Petroleum.

 

Una terza alternativa al trasporto del gas azero in UE è data dal Gasdotto Transanatolico: un'infrastruttura che opererà in partnership con la TAP.

 

Questa seconda conduttura, altrimenti nota come Gasdotto Transadriatico, collegherà la Bulgaria all'Italia meridionale attraverso l'Albania, e, di recente, su di essa ha espresso particolare inerisse l'ente italiano ENEL.

 

Il motivo principale che sta muovendo la geopolitica del gas del Vecchio Continente è necessità per l'UE di diminuire il quanto più possibile la propria dipendenza dalla Russia, alla quale, ad oggi, non vi sono valide alternative.

 

Dal canto suo, Mosca ha approntato una politica basata non solo sul controllo totale dei rifornimenti di oro blu diretti all'Europa, ma anche sulla gestione, parziale o totale, dei gasdotti europei, che finora ha avuto successo grazie alla connivenza di una serie di Paesi UE tradizionalmente alleati del Cremlino, come Francia, Germania, Slovacchia, Austria e Slovenia.

 

Inoltre, sempre per disinnescare ogni piano di indipendenza energetica approntato dall'Unione Europea, la Russia ha avviato la costruzione del Southstream: un gasdotto, compartecipato dal monopolista russo, Gazprom, dal colosso italiano ENI, dalle compagnie francese e tedesca EDF e Wintershall, e da quelle nazionali di Serbia, Slovenia, Macedonia, e Montenegro, progettato per rifornire di oro blu russo direttamente il Vecchio Continente, bypassando Paesi ritenuti ostili dal Cremlino come Romania, Polonia, Moldova, e Ucraina.

 

Matteo Cazzulani

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