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INDIPENDENZA ENERGETICA UE A RISCHIO. L'ALLARME DI BARROSO

| Scritto da Redazione
INDIPENDENZA ENERGETICA UE A RISCHIO. L'ALLARME DI BARROSO

In un'intervista al Centro Razumkov, il Presidente della Commissione Europea ha dichiarato preoccupazione per l'evolversi della situazione energetica in Ucraina. Secondo il portoghese, nel prossimo inverno nulla esclude l'ennesima interruzione arbitraria delle forniture all'Europa da parte della Russia

 

 

Tante nubi con possibilità di tempesta, freddo e gelo. Non si tratta delle previsioni meteorologiche per il prossimo inverno, bensì del clima che in Europa potrebbe verificarsi sul piano della politica energetica.

 

A riportare tale opinione è stato il Presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, che, in un'intervista all'autorevole centro di analisi geopolitica Razumkov, ha dichiarato di osservare con preoccupazione l'evolversi della politica energetica dell'Ucraina: un Paese di importanza cruciale per le forniture di gas all'UE.

 

Una delle questioni più dirimenti da risolvere è la ristrutturazione del sistema infrastrutturale energetico ucraino: i gasdotti di Kyiv, tramite i quali viene trasportato l'80% circa del gas diretto in UE, sono ad oggi in uno stato critico. Per la loro manutenzione, l'Ucraina, che sta cercando di ottenere uno sconto sulle forniture dell'oro blu dalla Russia, ha più volte sostenuto l'ipotesi di varare un consorzio trilaterale compartecipato da enti ucraini, europei e russi.

 

La proposta di Kyiv non ha incontrato il favore di Barroso. Il Presidente della Commissione Europea ha espresso forti dubbi in merito al successo dei colloqui tra Ucraina e Russia per la revisione al ribasso delle tariffe per il gas, e ha evidenziato come, così come nel passato, i colloqui tra Kyiv e Mosca possono portare ad un'impasse politica e all'interruzione delle forniture di oro blu, per la quale a pagare sarebbero solo gli ucraini e gli europei.

 

"Nel Marzo 2009, l'Unione Europea si è impegnata ufficialmente a sostenere la modernizzazione del sistema infrastrutturale ucraino, previa realizzazione a Kyiv delle riforme in senso democratico e occidentale del sistema energetico nazionale - ha dichiarato Barroso - Non siamo contrari al consorzio a tre coi russi, ma se questa dovesse essere la scelta delle Autorità ucraine i lavori dovranno essere svolti secondo le logiche del libero mercato e della libera concorrenza".

 

Sullo sfondo delle parole di Barroso sta il comportamento dell'ente monopolista del gas russo, Gazprom. Esso è una vera e propria arma politica adoperata dal Cremlino per mantenere la propria egemonia politica sui Paesi dell'Europa Centro-Orientale e, più in generale, dello spazio ex-Sovietico.

 

Nei confronti dell'Ucraina, Gazprom ha più volte interrotto l'invio di gas - nuocendo all'Unione Europea: rimasta a secco di oro blu per diversi giorni nel pieno dell'inverno - per destabilizzare i governi di Kyiv, ed indurli ad effettuare concessioni a Mosca sul piano politico.

 

Nonostante la condotta del monopolista russo, il Presidente ucraino, Viktor Janukovych, ha a più riprese sottolineato la necessità di coinvolgere Gazprom nel processo di ristrutturazione dei gasdotti nazionali.

 

Tuttavia, la presenza dei russi nel consorzio per la modernizzazione delle condutture di Kyiv potrebbe costituire l'inizio di una scalata da parte di Gazprom al possesso del sistema infrastrutturale energetico dell'Ucraina che, una volta effettuata, comporterebbe il totale controllo politico su Kyiv da parte di Mosca.

 

Significativa per comprendere la problematica legata alla forte presenza di Gazprom nei sistemi infrastrutturali energetici europei è la condotta del monopolista russo nei confronti degli enti del Vecchio Continente.

 

Per mantenere a se legati politicamente i Paesi dell'Europa Occidentale, la Russia ha avviato una campagna di ritocco al ribasso delle tariffe per il gas con le principali compagnie di Germania, Francia, Slovenia, Slovacchia e Austria in cambio della cessione da parte di quest'ultime del controllo parziale o totale sui gasdotti nazionali.

 

Tra i pochi ad opporsi alla politica di Gazprom figura la Lituania, che per diminuire la quasi totale dipendenza dalle importazioni dalla Russia ha applicato alla lettera il Terzo Pacchetto Energetico UE, che vieta ai monopolisti registrati al di fuori dell'UE - come Gazprom - il possesso delle condutture europee.

 

Un altro Paese che sta combattendo contro il monopolista russo è la Polonia. Il colosso energetico nazionale PGNiG da tempo ha avviato trattative per il ritocco al ribasso di un contratto per l'importazione di gas che, ad oggi, obbliga Varsavia a pagare l'oro blu secondo un tariffario più caro rispetto a quello imposto dai russi a tedeschi e francesi.

 

Dinnanzi ai continui dinieghi da parte di Gazprom, l'ente nazionale polacco ha deciso di rivolgersi all'Arbitrato Internazionale di Stoccolma, lamentando a più riprese l'impossibilità di arrivare a un compromesso con Mosca e, sopratutto, denunciando la mancata volontà da parte dei russi di condurre con Varsavia simili trattative rispetto a quelle intavolate con Berlino e Parigi.

 

Matteo Cazzulani

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