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Isola dei cassintegrati, chi lotta può vincere

| Scritto da Redazione
Isola dei cassintegrati, chi lotta può vincere

Vinyls. Isola dei cassintegrati, chi lotta può vincere  ."A febbraio dovrebbero ripartire gli impianti e per noi finirà questo calvario di cassintegrazione. E' presto per cantare vittoria, ma siamo ottimisti". Un anno all'Asinara, l'assenza del governo, la forza di Internet
di Sara Picardo
 
"E' presto per cantare vittoria, ma siamo ottimisti. La nostra lotta sull'isola e sulla Torre aragonese, insieme a quella dei ragazzi dello stabilimento di Porto Marghera saliti sulla gru, alla fine ha dato i suoi frutti. A febbraio dovrebbero ripartire gli impianti e per noi finirà questo calvario di cassintegrazione".

A parlare è Pietro Marongiu, uno degli operai della Vinyls, azienda produttrice di pvc, che quasi un anno fa, insieme a un gruppo di colleghi, decise di occupare l'ex carcere di massima sicurezza dell'Asinara. L'obiettivo della loro protesta era chiedere al governo, azionista di maggioranza dell'Eni (legata strettamente al ciclo del cloro di cui la Vinyls è parte integrante), una soluzione per evitare non solo il fallimento dell'industria e il salvataggio dei posti di lavoro, ma anche il rilancio dell'intero settore della chimica nel nostro Paese.

Tra poco meno di un mese i cassintegrati Vinyls celebreranno un anno di occupazione dell'Asinara, ribattezzata "l'Isola dei cassintegrati", il primo reality reale. La lotta operaia 2.0, giocata a colpi di blog e facebook, sembra avviarsi a una soluzione positiva. "Ma la prudenza è d'obbligo", ribadisce Pietro, detto scherzosamente "il tiranno" da suoi compagni, "siamo stati ingannati più di una volta e non dobbiamo abbassare l'attenzione propria ora, che stiamo per giungere alla fine della vertenza. Per questo non ce ne andremo da qui fino a che l'impianto non sarà veramente ripartito a regime. Noi e le nostre famiglie abbiamo resistito tanto, resisteremo ancora".

Il 19 gennaio scorso i sindacati hanno incontrato i rappresentanti del fondo svizzero Gita Holding Ag, il nuovo proprietario della Vinyls che dovrebbe far ripartire gli impianti, e hanno espresso un "cauto ottimismo". I rappresentanti del Fondo, oltre all'illustrazione del progetto complessivo, hanno dichiarato un investimento di oltre 300 milioni di euro e un numero di occupati che, a regime, sarà superiore ai numeri attuali.

Chi l'avrebbe detto che dal punto più "isolato" d'Italia, l'isola dell'isola, l'Asinara, si sarebbe fatta strada un protesta mediatica senza precedenti nella storia operaia? "Era il 24 febbraio del 2010 quando sbarcammo all'Asinara. Direzione: diramazione centrale dell'ex carcere di massima sicurezza a Cala d'oliva. Freddo da lupi. Anzi, da asinelli bianchi e capre, unici abitanti dell'isola in quel periodo. Siamo arrivati lo stesso giorno in cui cominciava l'Isola dei famosi sul grande schermo. Così abbiamo deciso di chiamarci scherzosamente "l'isola dei cassintegrati" dove nessuno è famoso ma tutti lottano per il posto di lavoro", racconta Pietro, uomo determinato, che non nasconde la grande forza dell'emozione di quei giorni.

"C'eravamo portati poche cose, perché pensavamo di rimanere poco. In fondo producevamo il miglior pvc del mondo, impossibile che ci lasciassero veramente chiudere". Ma si sbagliavano. Tra poco "festeggeranno", se così si può dire, un anno di occupazione. L'Eni aveva infatti deciso che la Chimica in Italia non era più un settore strategico e lo Stato, suo grande azionista, non prendeva posizione.

"Mentre noi eravamo sull'isola altri nostri colleghi proseguivano l'occupazione della torre aragonese di Porto Torres. Ogni giorno fino a oggi. Non volevamo rassegnarci a rimanere senza lavoro". 120 operai in tutto, in Sardegna, a cui bisogna aggiungere quelli di Porto Marghera e Ravenna. Circa un centinaio. E l'indotto. per un totale di oltre mille persone coinvolte. "Il Governo è stato assente al principio. Basti pensare che il Ministero dello sviluppo economico è rimasto vacante fino a ottobre scorso, dopo le dimissioni di Scajola". Se loro non avessero insistito, senza lasciarsi prendere dalla disperazione, molto probabilmente l'Italia avrebbe detto addio alla chimica e al patrimonio di conoscenze che aveva costruito per decenni nel settore. Il merito di tanta attenzione mediatica è stato di due ragazzi, Michele Azzu e Marco Nurra, che su Facebook hanno creato un gruppo che ha raggiunto in breve più di 100mila iscritti. Da lì un susseguirsi di dirette televisive, prime pagine dei giornali, interviste radio. Gli operai hanno addirittura tenuto un corso all'università di scienze della comunicazione di Sassari e hanno scritto due libri sulla loro "avventura".

Finché gli impianti non ripartiranno, gli operai rimarranno sull'isola. Perché, come dice il loro motto: "Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso". Loro, questa volta, sembrano aver vinto.

fonre:http://www.rassegna.it/articoli/2011/01/25/70673/shoah-litalia-non-e-senza-colpe

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