Mercoledì, 24 aprile 2024 - ore 08.42

Rinnovabili, la Commissione Ue vuole innalzare ulteriormente l’obiettivo al 2030

Ad oggi il target è fissato al 40% e l’Italia già arranca, ferma a circa la metà. In arrivo una riforma per accelerare il permitting degli impianti

| Scritto da Redazione
Rinnovabili, la Commissione Ue vuole innalzare ulteriormente l’obiettivo al 2030

Dopo l’indiscrezione arrivata a fine aprile dal vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, Euractiv è entrato ieri in possesso di documenti che confermano come la Commissione stia pensando di innalzare nuovamente gli obiettivi sulle energie rinnovabili al 2030.

Secondo le informazioni raccolte da Euractiv, le bozze in fase di elaborazione – che dovrebbero vedere formalmente la luce il 18 maggio – non indicano ancora un target preciso, ma l’orientamento della Commissione è quello di andare ad aggiornare la direttiva europea sulle rinnovabili per renderla più ambiziosa in seguito alla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina; da una parte il conflitto ha infatti messo drammaticamente in evidenza le conseguenze della nostra dipendenza dai combustibili fossili, dall’altra le iniziative per far fronte alle contingenze (in termini di “semplice” diversificazione delle fonti fossili che importiamo) rischiano di rallentare la transizione energetica. Ma la crisi climatica non aspetta.

Lo scorso luglio la Commissione Ue aveva già aggiornato la direttiva sulle rinnovabili all’interno del pacchetto di proposte Fit for 55% – pensato per tagliare le emissioni di gas serra continentali del 55% rispetto al 1990, entro il 2030 –, portando il target del contributo di tali fonti alla soddisfazione della domanda energetica totale dal 32%  al 40% per il 2030, mentre ad oggi l’Italia è ferma al 20% circa.

Uno dei punti più critici per traguardare quest’obiettivo si annida nelle pieghe delle burocrazia, un problema particolarmente presente in Italia ma che non manca neanche in uno Stato improntato all’efficienza come quello tedesco, tanto che il governo federale della Germania ha adottato nelle scorse settimane un nuovo pacchetto di proposte prevedendo – ad esempio – di ricomprendere gli impianti rinnovabili tra le infrastrutture di interesse pubblico e necessarie per la pubblica sicurezza, sfrondando così i vincoli per la loro installazione sul territorio.

Un’iniziativa analoga è presente tra le proposte di cui ora sta discutendo anche la Commissione Ue, insieme a termini stringenti per le procedure autorizzative: in particolare, l’iter di permitting per realizzare impianti rinnovabili non dovrebbe superare 1 anno nelle aree specificamente individuate dagli Stati come idonee all’istallazione (da circoscrivere entro 1 anno dall’approvazione della legge), e 2 al di fuori.

Si tratta di un approccio particolarmente sfidante per il nostro Paese, individuato come il peggiore d’Europa per l’iter di permitting legato alle rinnovabili, dato che in Italia dura in media circa 7 anni.

Non a caso negli ultimi anni il nostro Paese ha rallentato moltissimo il taglio delle emissioni di gas serra (fra il 2014 e il 2021 si sono ridotte solo del 3%), e allo stesso modo tra il 2015 e il 2019 le fonti rinnovabili sono cresciute solo del 3% in Italia, a fronte di una media Ue del 13%.

Come risultato finale, i dati aggiornati al 2019 mostrano come l’Italia abbia ridotto le proprie emissioni di gas serra del 19,4% rispetto al 1990 (a livello Ue si sale a -24%): in altre parole, nei prossimi 8 anni – per raggiungere gli obiettivi Ue sul clima – dovremmo fare molto di più di quanto conseguito negli ultimi 30.

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