Martedì, 14 maggio 2024 - ore 10.27

L’Italia alle prese con il calo demografico

I dati che fanno più paura del coronavirus

| Scritto da Redazione
L’Italia alle prese con il calo demografico

Qualche giorno fa la Commissione Ue ha dato un volto, anzi un numero, alla crisi economica che i paesi della zona euro stanno attraversando a causa del Covid-19. L’Italia ne è uscita con le ossa rotte, con una stima di recessione nel 2020 pari al -11,2%. “Il peggio potrebbe essere passato”, hanno però voluto rassicurare da Bruxelles. Eppure, a guardare la situazione demografica del Belpaese, sembra che il peggio debba ancora arrivare. E che ci vorranno decenni per risollevarsi.

Un nuovo rapporto dell’Istat ha sottolineato che in Italia nel 2019 si è toccati il minimo storico di nascite dai tempi dell’Unità del 1861. Il calo è stato drastico rispetto al 2018, un -4,5% che equivale a circa 19mila bambini nati in meno. A contribuire a questi numeri è il generale invecchiamento della popolazione italiana, che vede dunque ridursi le sacche di persone in età feconda; la diminuzione dei nati da donne straniere rispetto al passato; le difficoltà economiche che ostacolano la scelta di fare un bambino, soprattutto tra i più giovani.

Se questo è già lo scenario critico di base, nel 2020 non potrà che peggiorare. La pandemia di Covid-19 ha lasciato senza lavoro migliaia di persone. Solo nel mese di aprile 2020 il numero degli occupati è diminuito di 274mila unità e la crisi occupazionale non si è fermata con la fine del lockdown, al contrario continuerà a far sentire i suoi effetti per lungo tempo. Tutto questo non potrà che influenzare i tassi di natalità in Italia, facendoli crollare ulteriormente. Il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo stima che ogni punto di disoccupazione in più comporta una media di 1.500 nati in meno. Dal momento che in certe aree del paese la disoccupazione potrebbe aumentare anche in doppia cifra nei mesi a venire, lo scenario per quanto riguarda la natalità è tragico. A complicare la situazione c’è poi un altro rapporto degli ultimi giorni, redatto dalla Cgia Mestre. La sua conclusione, preoccupante, è che “il numero delle pensioni erogate in Italia ha superato quello degli occupati”. Questo non significa automaticamente che ci sono più pensionati che lavoratori, ma è comunque un dato che fa riflettere su quanto pesi un pensionato su ciascun lavoratore.

Il paese dell’andrà tutto bene e che si sta risollevando è in realtà un paese dove il futuro è nero. Una nazione di pensionati, dove il flusso di uscita dal mondo del lavoro è molto forte ma in cui manca un flusso di entrata dato dalle nuove generazioni. L’Italia oggi in ginocchio e che vuole ripartire è un paese che avrebbe bisogno di nuovi lavoratori e bambini e che invece non fa altro che soffiare sull’incendio, attraverso misure come quota 100 che non hanno fatto altro che accentuare il problema. Come sottolinea la Cgia Mestre, le pensioni erogate nel 2019 dopo la misura salviniana sono state 220mila in più rispetto all’anno precedente.

Chi fa salire il numero di pensionati in un paese di pensionati è anche chi si riempie la bocca di sovranismo e xenofobia, costruendo muri reali o immaginari ad arrivi extracomunitari che lavorativamente sarebbero una boccata d’ossigeno per quel disastro demografico che è l’Italia. L’immigrazione economica non è solo un’opportunità per chi fugge dalle difficoltà del suo paese, ma anche per chi ospita questa persona. Chi viene da fuori mette una toppa alle difficoltà demografiche e occupazionali del paese e, se regolarizzato, contribuisce tra le altre cose a tenere in piedi quello stesso sistema pensionistico che oggi tanto pesa nello scenario italiano. Piuttosto che i porti chiusi, la soluzione al problema Italia sarebbe allora la regolarizzazione.

L’Italia è tra i paesi che stanno accusando più di tutti le conseguenze del Covid-19 sulla propria economia. Ma l’Italia è anche tra i paesi con il rapporto più basso tra occupati e pensionati in Europa. Per risolvere il primo punto, occorre focalizzarsi sul secondo. Senza stimoli adeguati alla natalità, senza politiche di attrazione di risorse dall’estero, senza una regolarizzazione di chi già si trova qui ma non può dare il suo contributoal sistema-paese perchè vittime delle scaramucce sovraniste di palazzo, il 2020 non sarà altro che l’anno zero di una lunga, interminabile depressione italiana.

(Luigi Mastrodonato, Wired cc by nc nd)

FONTE BUONGIORNOSLOVACCHIA

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