Sabato, 20 aprile 2024 - ore 01.15

L'OMBRA DELLO SCORPIONE © Miriam Ballerini

Ho scritto questo articolo non per fare una recensione di un libro ormai datato e che, sicuramente, molti, hanno già letto.

| Scritto da Redazione
L'OMBRA DELLO SCORPIONE  © Miriam Ballerini

L'OMBRA DELLO SCORPIONE  © Miriam Ballerini

Ho scritto questo articolo non per fare una recensione di un libro ormai datato e che, sicuramente, molti, hanno già letto.

Credo di aver letto “L'ombra dello scorpione” di Stephen King almeno quattro volte: è un romanzo che si ama e che, di tanto in tanto, fa piacere rileggere.

Ho desiderato rivederlo in questo periodo, proprio per le analogie che stiamo vivendo con la presenza di Covid 19.

Il romanzo è stato pubblicato nel 1978 e tratta di una pandemia da influenza chiamata Captains Trips. Creata in laboratorio e sfuggita al controllo dell'uomo, altamente contagiosa. Appena il guardiano del laboratorio dove avviene l'incidente, fugge con la sua famiglia, di fatto portando con sé il virus, questo inizia a seminare la morte.

Ed ecco la prima somiglianza: il covid 19 è un virus che si presenta con i sintomi di una influenza, nei casi più gravi come polmonite, per molti è letale.

King, nel suo romanzo dotato di una lungimiranza spaventosa, immagina che il virus uccida la maggior parte dell'umanità, risparmiandone alcuni, stranamente immuni.

Covid ha una particolarità unica: a differenza dei virus che lo hanno preceduto, presenta degli asintomatici; cioè persone che, seppur contagiate, non presentano alcun sintomo.

Molti hanno creduto alla storia del complotto mondiale, di un virus creato in laboratorio; King mette questa teoria nel suo romanzo d'invenzione.

Lo scrittore, però, va anche molto più in là: immagina queste due fazioni di persone sopravvissute che, dopo un primo istante di smarrimento, devono riprendere in mano le sorti della propria esistenza. Ecco che entrano in gioco due personaggi sopranaturali: Mother Abigail, una centenaria di colore che appare nei loro sogni, attirandoli verso il bene, verso Dio.

Randall Flagg, l'uomo nero, la controparte, che richiama a sé le anime traviate, o quelle disposte a diventarlo.

Anche nel nostro caso, pur non avendo fra noi l'identificazione del bene e del male in modo così netto, le persone si sono divise in due gruppi: quelle di buona volontà che rispettano le regole e i negazionisti.

L'altro aspetto interessante del romanzo è il notare cosa faranno questi due gruppi superstiti della sorte del mondo.

Lo ricostruiranno da capo, oppure cercheranno di evitare gli errori del passato che hanno condotto alla sua distruzione?

Anche a noi è stata servita su un vassoio d'argento la possibilità di migliorarci. Ognuno, nel nostro piccolo, possiamo fare la differenza. Eppure, se ci guardiamo intorno, questo cambiamento tanto agognato, non lo si nota. Anzi, alcuni sono riusciti a dimostrare solo il peggio di sé.

Tutto ciò dimostra che King, come al solito, ha fatto centro, addentrandosi nella psicologia dei suoi personaggi, come uno scrittore empatico e geniale nella sua disamina dell'umanità.

Dall'altra parte vediamo che, messi alla prova a un tavolo abbastanza simile a quello da lui inventato, anche se non così tragico, abbiamo risposto esattamente come lui aveva previsto.

È mai possibile che l'essere umano riesce sempre a deludere?

© Miriam Ballerini

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