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La Croazia nel suo primo semestre di Presidenza UE: sfide e obiettivi

Dal 1° gennaio al 30 giugno 2020 la Croazia guiderà il Consiglio dell’Unione Europea in qualità di Presidente di turno.

| Scritto da Redazione
La Croazia nel suo primo semestre di Presidenza UE: sfide e obiettivi

Il 2020 si è aperto con l’inizio del semestre di Presidenza della Croazia al Consiglio dell’Unione Europea. Questa circostanza risulta interessante per tre motivi principali. In primo luogo si tratta del primo semestre presidenziale in assoluto per la Croazia, dal momento che il Paese è stato l’ultimo ad accedere all’Unione Europea, nel 2013. La Croazia ha reso pubblico un programma ambizioso, sebbene il percorso appaia irto di difficoltà.

Il 2020 si è aperto con un evento tanto epocale, quanto destabilizzante per l’intera Unione, vale a dire la Brexit. Si preannuncia un periodo di intense negoziazioni tra l’UE e il Regno Unito, che certamente coinvolgeranno il Consiglio molto da vicino.

Il 2020 sarà, inoltre, un anno fondamentale per la ridefinizione delle relazioni transatlantiche, alla luce delle tensioni commerciali tra USA e UE, che non accennano a diminuire.

Guardando ai problemi interni, la Croazia dovrà far fronte a sfide di fondamentale importanza per la tenuta dell’Unione, quali la difficile situazione economica che alcuni Stati membri stanno attraversando, il tema migratorio e il fenomeno dell’euroscetticismo, che rischia di diffondersi.

Infine, da rilevare sono anche le caratteristiche della Croazia stessa. Si tratta, infatti, di un Paese che ha vissuto in prima persona alcune delle problematiche che più mettono in difficoltà la stabilità dell’Unione. Nel 2019, infatti, si sono registrate tensioni lungo i confini esterni della Croazia, per via dell’afflusso di migranti in arrivo dal Medio Oriente a est. È quindi probabile che durante il proprio semestre di Presidenza, la Croazia voglia dare un segnale chiaro nella direzione di una soluzione duratura del problema.

Per capire la direzione verso cui andrà la Presidenza è sufficiente leggere il motto che la Croazia ha coniato: “Un’Europa forte in un mondo di sfide”.

Sarà proprio questo il leit motif alla base delle proposte che la Presidenza farà durante il semestre. L’intenzione della Croazia, infatti, è quella di rafforzare la stabilità dell’intera macchina europea, rendendola forte e competitiva in un modo sempre più complesso.

Gli obiettivi della Croazia per il 2020 sono chiaramente riassumibili in quattro punti fondamentali. 

Il primo è facilitare la creazione di una “Unione Europea dello sviluppo”, che investa in ricerca e innovazione, tenendo presenti le esigenze di tutela dei lavoratori europei e quelle di sostenibilità dettate dal cambiamento climatico.

Il Paese alla guida della Presidenza intende, inoltre, promuovere “Un’Unione Europea che connetta”, incentivando gli investimenti in un’economia sempre più connessa, in infrastrutture energetiche e digitali, prestando una particolare attenzione a non lasciare indietro le aree più remote dell’Unione.

Il terzo punto elencato tra gli obiettivi croati, “Un’Unione Europea che protegga”, mira a rafforzare la sicurezza interna, implementando i controlli alle frontiere con Paesi terzi, e investendo nella lotta al cyber terrorismo.

Infine, il quarto obiettivo che la Croazia vorrebbe raggiungere durante i mesi di Presidenza è “Un’Unione Europea influente”. Il programma sottolinea l’importanza di rimanere compatti all’interno della cornice europea, per essere in grado di fare fronte alle sfide comuni. A tale proposito, una particolare attenzione viene data ai rapporti di vicinato, sottolineando l’importanza di continuare sulla strada dell’allargamento, rivolgendosi soprattutto all’area dei Balcani.

Si profila, quindi, un panorama denso di sfide per i primi sei mesi di questo nuovo anno.

Il programma presentato appare ambizioso. Rispetto alla possibilità che la Croazia riesca a realizzare tutti gli obiettivi individuati si pongono alcuni ostacoli.

In primo luogo, si tratta di obiettivi complessi, difficilmente conseguibili in soli sei mesi di Presidenza. I punti elencati dalla Croazia sono comunque da considerare fondamentali perché, essendo di lungo periodo, potranno risultare utili per le successive Presidenze, una sorta di road map per i semestri a venire.

Per quanto riguarda le sfide occupazionali, la Croazia avrà molto da lavorare, dato che in molti Paesi dell’Unione la crescita economica negli ultimi anni è rallentata, se non azzerata. Si tratta di una sfida, quella del mercato del lavoro, ulteriormente complicata dall’esigenza di tutelare l’ambiente. Sebbene la Croazia possa contare sul supporto della Commissione, visto il recente varo dello European Green Deal, non sarà semplice conciliare la visione di ventisette Paesi, tenendo anche in considerazione il clima di sfiducia che si è venuto a creare a seguito degli scarsi risultati riportati dalla COP25 di dicembre 2019.

La sfida più importante che la Croazia dovrà affrontare sarà quella relativa al ruolo dell’UE nel mondo. Le prove che l’Unione deve affrontare come attore globale, infatti, sono sempre più numerose e non sempre questa è in grado di esprimere una sola voce. Certo sembra improbabile che un Paese poco influente come la Croazia sulla scena internazionale possa orientare la leadership dell’UE sulle grandi questioni globali.

(Mariasole Forlani, Il Caffè Geopolitico cc by nc nd)

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