Martedì, 07 maggio 2024 - ore 02.52

La lettera di Arnaldo De Porti. Banche, il male parte anche da qui…

Le radici della falla di sistema sono da ricercarsi negli anni Ottanta-Novanta, forse anche prima

| Scritto da Redazione
La lettera di Arnaldo De Porti. Banche, il male parte anche da qui…

Caro direttore,

ho l’impressione che, su quanto è successo con riferimento alle malversazioni bancarie di cui si parla spesso a vanvera in quasi tutti i mass media, anche i “bene informati” siano molto e molto distanti dalle cause che hanno determinato il caos che stiamo vivendo. Infatti, bisogna tornare indietro di molto, approssimativamente agli anni Ottanta-Novanta e forse anche prima, per capire il vero malessere del sistema, malessere che ci ha portato a una certa sfiducia anche in funzione della salvaguardia dei nostri risparmi. Conosco persone che, a suo tempo, hanno portato i loro risparmi in Croazia, Slovenia, ma anche altrove. Il che è tutto dire.

Nei succitati decenni, infatti, il sistema bancario ha incominciato a cambiare fisionomia: si è incominciato con le banche d’affari, alias “merchant bank”, che, se potevano funzionare negli Stati Uniti, in Germania e in qualche altro Paese, sia pur con quale “neo”, nel nostro Paese invece, vuoi anche a causa di banchieri poco banchieri (scusate il bisticcio), si sono scontrate con il vero obiettivo che dovrebbe avere un istituto di credito, e cioè quello di comperare e vendere denaro, esattamente come fa una normale azienda. Punto e basta.

Al contrario, i risparmiatori sono stati tutti costretti a comperare di tutto dalle banche, tranne… il denaro da investire per far girare l’economia, sulla base di forti insistenze da parte degli stessi direttori che dovevano raggiungere un certo budget imposto loro dalle superiori direzioni centrali e generali.

È successo di conseguenza che la vendita di Fondi di investimento, assicurazioni, stranezze varie e quant’altro hanno così via via modificato il sistema trasformando gli stessi “adepti” in persone che non badavano più, in maniera fisiologica (come diceva spesso Raffaele Mattioli, Presidente della COMIT), alla compravendita del denaro, come sarebbe stato più consono al sistema, ma venivano ossessionati (non è un termine forte) dal raggiungimento di un budget per la vendita di prodotti di ogni tipo, non sempre di natura finanziaria, da parte appunto delle direzioni centrali e generali, tanto da stravolgere lo stesso lavoro degli “adepti”. Da qui nasce il malessere del sistema del quale, pure io, da “ossessionato”, ho fatto parte.

Arnaldo De Porti

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