Sabato, 04 maggio 2024 - ore 06.43

La linea Coppi e la linea Ghedini/Longo. RAR

Se vuole ammortizzare le sue sorti penali, Berlusconi deve dimenticarsi delle sue pretese istituzionali

| Scritto da Redazione
La linea Coppi e la linea Ghedini/Longo. RAR

Si legge nei commenti giornalistici che, nel caso del processo Ruby risolto con l’assoluzione di Berlusconi in secondo grado di giudizio, abbia “vinto la linea Coppi”; quindi avrebbe “perso la linea Ghedini”.

Coppi è un avvocato penalista, già professore ordinario di diritto penale presso l'Università di Roma La Sapienza, che ha imposto al suo difeso Berlusconi di cambiare radicalmente atteggiamento e seguire la strategia del basso profilo, lontanissimo dalle aggressioni verbali alla magistratura, al Capo dello Stato, alla Consulta e alla Corte di Cassazione. Secondo la filosofia dell’avv. Prof. Coppi, in aula si celebra un processo, con una accusa e una difesa, mentre Ghedini voleva lo scontro, identificando l’aula giudiziaria come un campo di battaglia dove vige la legge del più forte nello scontro tra attacco, cui corrisponde il contrattacco.

Ovviamente ha vinto la magistratura che sosteneva l’accusa, mentre Ghedini non proponeva una difesa bensì una aggressione verbale che ha finito con penalizzare lo stesso imputato.

Lo stesso Berlusconi, accettando la difesa di Ghedini, cercava la vittoria sul terreno dello scontro, con lo scopo di mortificare la magistratura ed ergersi al di sopra delle leggi.

Dopo la condanna, cui fece seguito l’espulsione dal Senato, l’interdizione dai pubblici uffici, l’ineleggibilità, le dimissioni dall’onorificenza di cavaliere del lavoro, prima che venisse espulso, l’esclusione dal diritto di voto sia attivo che passivo,  e, finalmente, con un gesto di pietosa condiscendenza l’affido ai servizi sociali, l’ex cavaliere, consigliato dai moderati del suo gruppo e dai familiari,  si rese conto di avere sbagliato tutto e di trovarsi a dover affrontare la cruda realtà della “legge uguale per tutti”.

Come un naufrago alla deriva si rivolse all’avv. Coppi, che accettò l’incarico ma pose condizioni non discutibili; innanzitutto l’eliminazione di Ghedini dal collegio di difesa nel processo Ruby, quindi l’esigenza di affrontare tale  processo non come una ulteriore battaglia da combattere con il coltello fra i denti, ma come una accusa da rintuzzare con la difesa, come si usa fra persone serie che si occupano di legge.

Ci sono in corso altri processi e Ghedini scalpita, vistosi sconfitto su tutta la linea, rischiando anche di perdere la gallina dalle uova d’oro; ha recitato un ruolo politico nell’aula di giustizia e ne ha ricevuto una condanna politica.

Coppi esercita l’avvocatura, senza inquinamenti politici ed ha ottenuto una assoluzione giuridica, non politica.

Berlusconi vorrebbe trasformare tale assoluzione in una vittoria politica, pretendendo il reintegro a pieno titolo  nella sua attività politica, chiedendo (facendo chiedere da Brunetta) la concessione della grazia presidenziale (senza sua personale richiesta), ma dimenticando che ancora ci sarà da celebrare il terzo grado di giudizio; in alternativa vorrebbe una legge che gli permetta di ricandidarsi, non senza avere ripreso il tema a lui tanto caro del presidenzialismo, scoprendo le sue voglie di scalare il Quirinale.

Coppi sa bene che in tal modo il suo protetto va incontro ad una serie di  condanne, sia in Cassazione per il terzo grado del processo Ruby, che negli altri procedimenti in corso, più quelli che ancora verranno.

Se vuole ammortizzare le sue sorti penali, Berlusconi deve dimenticarsi delle sue pretese istituzionali, perché in tal caso i magistrati giudicanti applicheranno la legge, mentre nel caso dell’assoluzione hanno interpretato le leggi, anche quelle sopravvenute, sostenendo una assoluzione sul filo del rasoio, che potrebbe esondare in ulteriori condanne.

Rosario Amico Roxas

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