Il monopolista statale russo del greggio, Rosneft, le compagnie Novatek e Lukoil, e la banca del monopolista statale russo del gas, Gazprombank, candidati per lo sfruttamento dei giacimenti energetici libanesi. Tra i contendenti anche i colossi USA ExxonMobil e Chevron, quello norvegese Statoil, la British Petroleum, l'ENI e la francese Total
Il Mare Nostrum è sempre più un pozzo di gas conteso da nuove e vecchie potenze energetiche. Nella giornata di giovedì, 4 Aprile, quattro compagnie russe si sono candidate per lo sfruttamento dei giacimenti di gas del Libano.
Come riportato da Down Jones Newswires, il monopolista statale russo del greggio, Rosneft, la compagnia Lukoil, la Novatek e Gazprombank -la banca del monopolista statale russo del gas, Gazprom- hanno richiesto al Dipartimento dell'Acqua e dell'Energia del Libano l'ottenimento dell'appalto per l'esportazione del gas libanese proveniente dal Mediterraneo.
Seppur forte, la candidatura delle compagnie russe dovrà fronteggiare la concorrenza del colossi statunitensi ExxonMobil e Chevron, di quello norvegese Statoil, e della compagnia francese Total.
Come riportato dal Daily Star Morning, alla gara per l'ottenimento dei diritti di sfruttamento partecipano anche il colosso britannico British Petroleum e quello italiano ENI.
Una risposta di Mosca a Israele
La mossa della Russia è una risposta agli sviluppi della questione energetica in Israele, i cui giacimenti di gas ubicati nel Mar Mediterraneo di 7,5 Miliardi di metri cubi di gas, secondo le intenzioni di Tel Aviv, saranno utilizzati per avviare le esportazioni in Europa attraverso la Turchia.
Il progetto ha preso vigore dopo che un intervento del Presidente USA, Barack Obama, ha permesso a Turchia ed Israele di ricucire uno strappo diplomatico originatosi nel 2010 a causa dei fatti legati alla Freedom Flottilla.
La nave, che secondo gli israeliani stava rifornendo di armi il terrorismo palestinese, mentre secondo la Turchia stava veicolando viveri, è stata attaccata dall'esercito di Israele, che ha provocato la morte di 9 cittadini turchi.
Da allora, le relazioni tra Ankara e Tel Aviv si sono arrestate, ed hanno provocato un'impasse anche per quanto riguarda i progetti energetici tra i due Paesi.
Matteo Cazzulani
m.cazzulani@gazeta.pl