Martedì, 23 aprile 2024 - ore 12.20

La sfida finale dell’immaginario collettivo

| Scritto da Redazione
La sfida finale dell’immaginario collettivo

Claudio Giambelli Comunità Cristiana di Base di San Paolo – Roma
Qualche tempo fa, in Marzo, si rifletteva nella Comunità Cristiana di Base di S.Paolo su cosa fosse il peccato e in particolare se esistesse veramente il peccato originale che ha compromesso tutte le azioni dell’umanità, che, a questo punto, non possono che essere fondamentalmente malvagie.

Lasciando un attimo da parte l’impostazione della dottrina ufficiale cristiana, Giovanni Franzoni ci metteva al corrente dell’interpretazione che hanno dato gli ebrei, nel Talmud, alle parole della Genesi, su Eva che coglie la mela dall’albero della Conoscenza del Bene e del Male, nel Paradiso. Ebbene, nell’ebraismo, non si parla mai di peccato originale. Quel passo della Genesi viene spiegato piuttosto come un atto di sfida che ha portato l’umanità lontano da Dio.

Pare anche che nel Talmud si aggiunga che Dio, a quella vista, piange e dice: “Proprio ora che l’uomo e la donna avevano incominciato a somigliarmi, se ne sono andati”. Neanche Dio li aveva cacciati, ma sono loro che si sono allontanati.

Ecco, facendoci suggestionare da questa interpretazione, possiamo dire che l’avventura dell’uomo e della donna nella storia dell’umanità ha inizio con un atto di sfida che li allontana da un equilibrio dove ognuno trovava il suo posto in un contesto di relazione: Dio che chiedeva amore e quindi somiglianza, l’uomo e la donna che crescevano nell’ambito della natura, rispettandola.

Il fatto che l’umanità, responsabilmente, abbia rotto questo equilibrio, non vuol dire che non lo possa ritrovare, ma ormai con un processo di rivisitazione culturale, politica, religiosa: questa è la nuova sfida.

Perché nel frattempo, la parte piu’ propriamente razionale si è molto sviluppata e ha preso il sopravvento sulla parte esistenziale-inconscia, quella che teme cio’ che non conosce, quella che adotta il principio di precauzione in modo spontaneo, quella che predilige l’equilibrio ciclico, a somiglianza della natura.

Il fatto poi che la parte razionale sia molto sviluppata non vuol necessariamente dire che porti sempre al bene dell’umanità: vuol solo dire che è un campo di grandi potenzialità, apparentemente molto piu’ attraente della parte che vuole agire per un equilibrio conservativo.
E la parola “somiglianza” a questo punto diventa fondamentale.

A chi vogliamo somigliare? Qual è il nostro modello di riferimento? Qual è la visione del mondo a cui ci ispiriamo? E poi, siamo veramente liberi di muoverci come vogliamo noi?

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http://www.cdbitalia.it/2011/07/08/la-sfida-finale-dell’immaginario-collettivo/

 

 
 

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