LA SHOAH! 27 GENNAIO 1945, IL GIORNO DELLA MEMORIA. Di Giorgino Carnevali (Cremona)
Dimenticare? Mai! IL BAMBINO NEL VENTO, LE DONNE “VIOLATE”.(…poi il fango del campo, la nudità dei corpi ancora più nudi dopo la rasatura, luridi letti a castello come gabbie per conigli).
Ciao Gianni Carlo, ciao! 27 gennaio 1945. Ogni volta che butto giù un „pezzo“, che vale quel che vale, per fare memoria di quel terribile periodo storico contraddistinto col nome di „shoah“, cerco di sforzarmi il più possibile, sempre e comunque, per rammentare a me stesso (poi il resto viene da sè!) che le atrocità perpetrate ai danni di un popolo intero, devono necessariamente essere messe sotto i potenti fari del „ricordo“. Così che ogni anno si celebra appunto quel 27 gennaio del 1945, come GIORNO DELLA MEMORIA“. In quel lontano giorno viene liberato il campo di sterminio di Auschwitz e diventa chiaro, in tutto il suo orrore, il dramma della Shoah e dell'Olocausto di ebrei, rom, omosessuali, disabili e dissidenti.
Struggente, una delle più celebri canzoni di Guccini.
“Son morto con altri cento, son morto ch’ero un bambino, passato per il camino…e adesso sono nel vento. Ad Auschwitz c’era la neve, il fumo saliva lento nel freddo giorno d’inverno…e adesso sono nel vento. Tante persone ma un solo grande silenzio: è strano, non riesco ancora a sorridere qui nel vento. Io chiedo come può un uomo uccidere un suo fratello, eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento. Ancora tuona il cannone, ancora non è contento di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento. Io chiedo: quando sarà che l’uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare e il vento si poserà?” (Canzone di Guccini - i Nomadi).
Orrendo, immane, atroce quel sacrificio di così tante vite umane!
I campi di concentramento nazisti, notizie in breve.
Tra il 1933 e il 1945, la Germania Nazista e i loro alleati crearono più di 42.000 campi di concentramento e altre strutture destinate a incarcerare o isolare gli Ebrei (inclusi i ghetti) e altri gruppi di indesiderabili. Questi campi furono usati per diversi scopi, tra i quali i lavori forzati, la detenzione, e l'eliminazione in massa dei prigionieri. Il primo campo di concentramento, Dachau, fu aperto nel marzo del 1933, vicino a Monaco, in Germania. Dachau era destinato principalmente ai prigionieri politici e fu il campo che rimase operativo più a lungo, e cioè fino alla liberazione, nell’aprile del 1945. Più di 42.000 strutture di questo tipo furono create durante l’Olocausto. Questa cifra si basa sulle continue ricerche e sull’analisi dei documenti creati dai Tedeschi stessi. Non tutte quelle strutture furono campi di concentramento, anche se spesso questo è il termine che viene usato; in effetti, esse avevano scopi diversi e diverse erano le categorie di prigionieri ai quali erano destinate.
Testimonianze di donne deportate nei campi nazisti.
“….eravamo accatastate in baracche piene di escrementi, che si perdono per strada o dentro «stracci luridi e puzzolenti» che chiamano coperte. Alcune non sopportano e si gettano sul filo spinato elettrificato che circonda il campo. Qui tutto è nero e sporco, di sangue, di pus. Odore di escrementi, odore di corpi in putrefazione, divorati da scabbia, foruncoli, pidocchi che si annidano persino sotto le fasciature. I casi di follia si moltiplicano. E le morti pure. E chi non ce l’ha fa da sola, diventa buona per la selezione. Vedo arrivare vagoni stipati di uomini, donne, vecchi e bambini. Di lì a poco….verranno a morire nelle camere a gas. Ma loro non lo sanno. Meglio se non lo sanno. Entrano nelle docce ed escono cadaveri per i forni crematori”.
“….Bruna ha perduto il figlio. Le è stato strappato all’entrata nel Lager e ora svuota i grossi bidoni di immondizie e si indebolisce sempre di più. Qualcuna lo vede e avverte la madre che si premura di raccattare quel poco di cibo, privandosene ella stessa, che lo tenga in vita. Anche le compagne metteranno da parte un boccone di pane per Pinin, «tanto la fame sarebbe stata sempre la stessa». Ma Pinin viene messo nel blocco della quarantena e Bruna presa dall’ansia di non poterlo vedere e sfamare smania sempre di più fino a che quel crescendo di angoscia e tormento si stempera d’un tratto sul reticolato ad alta tensione dove le dita di madre e figlio si intrecciano per l’ultima volta nell’ultimo istante di vita”.
“…tante donne, una moltitudine di donne ubbidiscono all’appello nel buio e poi su, di nuovo su un treno, a fatica, perché è già stipato. L’ingresso nel campo vede la separazione dai padri e gli sforzi per assicurare cibo ai figli e ai mariti, che vedono di nascosto e che moriranno in tanti, poco dopo. Vedono i bambini chiusi dentro l’obitorio, dove i cadaveri giacciono gli uni sopra gli altri. Vedono parenti senza un lenzuolo che li avvolga e della cui mancanza accusano altri parenti, quasi che coperto…il morto fosse meno morto”.
Primo Levi, da “Se questo è un uomo”, un classico della letteratura mondiale.
“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario. Perché ciò che è accaduto può ritornare; le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”.
Sintesi di riflessione…se ancora ci riesco, dopo tutto!
Inutili, sul finire, i miei commenti al riguardo, amico mio Gianni Carlo. Inutili i vostri, inutili quelli della gente comune. Solo se riusciremo a tenere in vita i nostri ideali anche il “Giorno della Memoria” uscirà dai confini della celebrazione per entrare quotidianamente nel nostro patrimonio di vita vissuta con dolore, con speranza e con emozione.
Mattarella, il nostro presidente, ieri, così alla nazione: “Shoah virus pronto a risvegliarsi ...”.
Giorgino Carnevali (Cremona)