Sabato, 27 aprile 2024 - ore 19.14

La sociologia delle religioni monoteiste RAR

Come è possibile vivere una qualsiasi vita religiosa quando non si è nemmeno capaci di vivere ?

| Scritto da Redazione
La sociologia delle religioni monoteiste   RAR

Nella mia ultima nota “I semiti palestinesi”  (http://www.welfarenetwork.it/il-punto-di-abou-nome-palestinese-di-rosario-amico-roxas-i-semiti-palestinesi-20150518/) , firmato con il nome  Abou Roxas (progenitore dei Roxas che verranno)  che i profughi palestinesi vollero attribuirmi in senso di  amicizia, ho cercato di descrivere, nei limiti del possibile, la vita interiore di quei profughi, che sarebbe più corretto chiamare “superstiti di Sabra e Shatila).

Ma la vita interiore non può essere disgiunta dalla vita reale, con i suoi aspetti, anche più crudeli.

La vita sociale è sociologia, è antropologia, è espressione concreta di una cultura, di una fede, di una religiosità; quando si parla di cultura, fede e religiosità non si può che accettare il relativismo che pone i paletti alle interpretazioni, declassando i primati di quanti vorrebbero decidere i primati di una cultura su un’altra e così della religione e della fede.

Papa Francesco, pur nella semplicità delle sue parole, ha ripreso i grandi temi cristologici, eliminando le interpretazioni  fumose e intellettualistiche, che furono del suo predecessore.

Non desidero elaborare un intervento cristologico, non né questa la sede e sarebbe troppo lungo; mi basta un esempio per riportare alla originalità delle parole di Cristo l’essenza stessa del cattolicesimo cristiano.

«Àlzati e va'; la tua fede ti ha salvato!» (Lc 17,19)

Così disse Gesù al lebbroso guarito insieme ad altri nove; fu il solo che tornò indietro  per ringraziare dell’avvenuta guarigione, ma Gesù fece molto di più; gli altri nove rimasero solamente nove “guariti”, ma il nostro, che tornò indietro, meritò la salvezza, che va molto oltre la guarigione.

“La tua Fede ti ha salvato” e non “la tua ragione ti ha guarito”, come avrebbe preferito Ratzinger.

La forza della Fede va oltre la guarigione materiale, ma affronta  l’aspetto  dell’eternità, che solo chi è salvato può meritare.

Papa Francesco esalta la Fede, che comprende in sé la solidarietà, l’amore, il perdono, affermando i principi della sociologia cristiana, che coincide (o dovrebbe coincidere) con la sociologia delle religioni monoteiste, tutte accomunate dalla Fede in un solo Dio

La cattolicità, intesa come universalità, appartiene a tutte le religioni monoteiste e rappresenta il comune denominatore che può condurre ad un dialogo aperto e tollerante.

Due realtà ritrovo assimilabili nei contenuti sociali, entrambe alternative al sistema capitalistico e sono le due realtà delle religioni monoteiste: la islamica e la cristiana, accomunate da una sociologia sovrapponile, la sociologia dell'umanesimo. Anche il popolo ebraico potrebbe essere annoverato all'interno del pianeta umanistico, solo che occorrerebbe distinguere nettamente il popolo ebraico dallo Stato sionista di Israele, che si è apertamente schierato con il capitalismo dell'Occidente - America trascurando e rinnegando sia la propria storia che la propria religione.

Ci ritroviamo di fronte a due opposti estremismi, l'uno rappresentato dall'integralismo religioso sciita, fautore di uno stato teocratico, dove la religione non appartiene al popolo ma è diventata uno strumento nelle mani dei capi religiosi che la manipolano e la adulterano, togliendola dalla sfera spirituale e portandola dentro una dimensione politica che non le compete. Il secondo opposto estremismo è proprio quello dell'Occidente capitalista, che ha estremizzato la propria vocazione al guadagno, all'utile, alla produzione, ai consumi, diventando un nuovo materialismo: il materialismo edonista.

Le voci mediane sono quelle del Magistero sociale della Chiesa che trova solidarietà nella sociologia islamica così ben descritta dal massimo storico e sociologo arabo Ibn Khaldoun Abd ar-Rahman.

Quest'autore, così poco conosciuto in Occidente, fu il massimo teorico della sociologia musulmana, oltre che il massimo storico (v. Kitab al-ibar, Storia universale, di impareggiabile valore). Vissuto tra il 1332 e il 1406, anticipò di sei secoli la formazione della sociologia come scienza dell'uomo. Nel primo libro della sua storia universale tratta degli effetti prodotti sullo spirito umano dall'evoluzione della civiltà, formulando importanti leggi sociologiche, che hanno un comune denominatore: l'esigenza che l'evoluzione della civiltà sia al servizio dell'uomo, altrimenti sarà la civiltà a sottomettere l'uomo fino a farlo soccombere.

E' certamente profetico e, quindi, apocalittico, ma la storia gli ha dato ragione.

Ho avuto occasione di tradurre l'introduzione alla sua storia universale (la Muqaddimab), con l'aiuto preziosissimo del prof. Ibrahim Slimane, direttore dell'Istituto di Filosofia islamica all'Università di Al-Hanneba in Algeria,  (l’antica Ippona, patria di Sant’Agostino)  lui traduceva dall'arabo antico in francese e il sottoscritto dal francese in italiano, cercando di interpretare ogni singolo vocabolo; purtroppo le traversie patite (profugo palestinese in Libano, fu testimone della strage di Sabra e Shatila, dove perse due figli, quindi all'Università del Cairo e infine in Algeria) gli procurarono un cuore polmonare cronico che lo condusse a morte; questa nota vuole essere anche un omaggio e un affettuoso ricordo ad un amico sincero e a un maestro prezioso.

Alcune parti di quelle traduzioni meritano di essere citate, anche se occorre immedesimarsi nell'epoca storica nella quale furono scritte.

• L'uomo fa parte della famiglia, la famiglia del gruppo, il gruppo della tribù, la tribù dello Stato, lo Stato del mondo intero, non è ipotizzabile lo sviluppo dell'uomo se viene negato lo sviluppo equilibrato dell'intera umanità, perché la parte non sviluppata finirà con l'assorbire e sottomettere il singolo uomo che pagherà, così, il suo egoismo.

• Tale sviluppo globale non può e non deve essere frutto di elargizioni occasionali, ma deve essere frutto di un progetto unico e di una programmazione mirante a edificare il futuro comune dell'umanità. (Tutti i governi delle nazioni arabe più moderate, dispongono di un conto corrente dove la gente fa confluire le donazioni perché siano ben amministrate e ben programmate. In Tunisia il C/C è il 2626 amministrato direttamente dal Presidente e che ha permesso di costruire quartieri popolari, scuole, ospedali, centri sociali per anziani . La gran parte di queste donazioni proviene dagli utili che gli alberghi, di proprietà di tunisini, ricavano dalla vendita di super alcolici ai turisti, rispettando così la tradizione islamica che vieta ai credenti di bere alcolici.

• Sono i più favoriti che devono farsi carico dello sviluppo dei più deboli, perché tale obbligo è radicato nella fratellanza islamica che ha origine soprannaturale.

• Sono tre gli aspetti che Ibn Khaldoun indica come prioritari:

1. dovere di solidarietà che le tribù più ricche devono prestare a quelle più povere, in modo che tutte le tribù possano avere analoghe possibilità di sviluppo;

2. alla solidarietà deve fare da puntello la giustizia sociale, che è individuata nel ricomponimento, in termini più corretti, delle relazioni commerciali esistenti fra forti e deboli;

3. affermazione di un mondo a dimensione umana, dove tutti possano essere attori in quel mercato universale nel quale ognuno deve poter dare e ricevere nella misura delle proprie possibilità e capacità.

L'ispirazione coranica è molto evidente, specialmente per quanto riguarda la solidarietà, che nel Corano è identificata  con l'obbligo dell'elemosina. La sociologia della Chiesa è giunta ad analoghe conclusioni dopo aver percorso un itinerario più lungo e più completo. L'esigenza prioritaria era quella della salvezza delle anime, malgrado la lezione tomistica abbia cercato di dilatare gli interessi della Chiesa. La rivoluzione copernicana è avvenuta per gradi, da Leone XIII a Paolo VI, dalla Rerum Novarum alla Populorum Progressio, con la strada solidamente costruita per percorrere la via della Chiesa in mezzo al mondo contemporaneo. Giovanni Paolo II ha percorso quella via dopo aver risolto, con la Centesimus Annus, l'angosciante quesito che si era posto dopo i pellegrinaggi presso i popoli più deboli del pianeta, dove la fame conduce a morte i più deboli fra i deboli: 'Come è possibile vivere una qualsiasi vita religiosa quando non si è nemmeno capaci di vivere ?'

Rosario Amico Roxas

 

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