Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 21.24

Lampedusa i reticolati dividono i migranti dai turisti. Così non va di Igor e Alexis Paulinich (Cremona)

Ma siamo sicuri che felice sia un turista che magari non riesce a lasciare a casa i suoi problemi personali e affettivi, piuttosto che un migrante, che ha raggiunto un suolo di salvezza dopo un viaggio con la morte a fianco?

| Scritto da Redazione
Lampedusa i reticolati dividono i migranti dai turisti. Così non va di Igor e Alexis Paulinich (Cremona)

Gentile direttore, Lampedusa è un’isola che si trova nel golfo di Tunisia ma è politicamente appartenente al nostro Paese. Emerse dal mare tra i due milioni e centoventicinquemila anni fa. Appartiene, unico caso in Europa, alla zolla geologica africana. Popolata fin dal Neolitico, fu approdo per tutte le popolazioni antiche che abitavano e frequentavano il Mediterraneo. I greci vi batterono addirittura moneta con la  scritta«Lopaduseiòn», che vuol dire «dei Lampedusani». I romani vi costruirono cisterne per rifornire le navi di passaggio con acqua piovana. Non fu seriamente abitata, ma solo considerata un approdo, fino all’Alto Medioevo. Ciò significa che in un momento di decadenza una significativa parte della popolazione euro-africana riteneva cosa sicura rifugiarsi su una piccola isola piuttosto che in grandi città (...). In una caletta che pare quasi un fiordo sorge un singolare santuario, dedicato oggi alla Madonna e custodito secoli fa da un eremita, ma per alcuni secoli frequentato contemporaneamente dai cristiani e dai musulmani che transitavano per l'isola con le loro navi provenienti dalle parti più disparate del Mediterraneo.

Un caso più unico che raro, che testimonia quanto Lampedusa sia stata fin da epoche antiche un luogo di pacifica convivenza fra etnie e religioni diverse. (...). E' nota attualmente sui media come il primo punto di approdo per i rifugiati provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa profonda.

A noi che l’abbiamo consapevolmente visitata appare un'immagine un poco amara e un filo diversa da quanto chiunque sia spetterebbe. Nell'isola c'è il più caotico turismo. Incredibile come anche la popolazione locale parli del dramma dei migranti malvolentieri e sicuramente meno che da noi, che stiamo a duemila chilometri dal teatro dei fatti. Chi tenta di avvicinarsi al noto centro di accoglienza dell'isola si trova accolto da cancelli chiusi, reticolati, posti di blocco e cani da guardia. Qualcosa di così grave che lo Stato deve nascondere? Come si fa a favorire l’integrazione tra popoli con i reticolati e i cani? L'isola è divisa tra una parte felice e una parte infelice: quella dei turisti e quella dei migranti. Ma siamo sicuri che felice sia un turista che magari non riesce a lasciare a casa i suoi problemi personali e affettivi, piuttosto che un  migrante, che ha raggiunto un suolo di salvezza dopo un viaggio con la morte a fianco? Suona parecchio ipocrita la celebrazione turistica di una terra di incontro e di pace rappresentata dall’icona dell’eremita custode(...), quando lo sfondo attuale è il più totale evitamento dell'incontro tra popoli e culture forse in nome del cosiddetto decoro dei paradisi dei vacanzieri benestanti o, peggio ancora, della cosiddetta sicurezza nazionale insidiata da terrorismi veri o presunti. (...)

Igor e Alexis Paulinich (Cremona)

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