Lunedì, 06 maggio 2024 - ore 04.41

Latte, Coldiretti Cremona: «Per i nostri allevatori un danno da 38 milioni di euro»

Allarme generale per le stalle lombarde: persi 150 milioni per il tracollo dei prezzi

| Scritto da Redazione
Latte, Coldiretti Cremona: «Per i nostri allevatori un danno da 38 milioni di euro»

È allarme per i produttori di latte. In Lombardia, stima la Coldiretti regionale, è di circa 150 milioni di euro il danno agli allevamenti provocato dal taglio di oltre il 19% sul prezzo al litro, sceso dai 44,5 centesimi dell’ultimo accordo scaduto a giugno 2014 ai circa 36 attuali.

«E non mi pare», spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia, «che il prezzo al dettaglio del latte fresco sia sceso sotto l’euro, seguendo il taglio del 19% che invece gli allevatori si sono visti imporre dalle industrie. Anzi, al netto di qualche offerta promozionale, le famiglie stanno pagando almeno un euro e 20 centesimi al litro. Stesso discorso per quasi tutti i prodotti lattiero caseari. Mentre non so per quanto ancora le stalle riusciranno a resistere». Fra il 2003 e il 2013, spiega un’analisi di Coldiretti Lombardia, il numero degli allevamenti lombardi è diminuito di oltre il 30%, passando da 8761 a 6042. Il settore conta 18 mila addetti e munge oltre 4 milioni e mezzo di tonnellate all’anno, pari al 40% dell’intera produzione italiana, che serve sia per il latte fresco (dove è prevista l’indicazione di origine) sia per i formaggi DOP come il Grana, il Parmigiano o il Gorgonzola. Diverso è il discorso per i formaggi freschi, che non sono DOP, o per il latte a lunga conservazione, dove è maggiore la percentuale della materia prima straniera.

«Le stalle cremonesi garantiscono da sole ben oltre il milione di tonnellate di latte munto all’anno, vale a dire il 10% del latte prodotto in Italia. Questo significa che gli allevatori cremonesi, a causa dei prezzi inaccettabili attualmente pagati, subiscono un danno stimato di quasi 38 milioni di euro», evidenzia Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Cremona. «La situazione è insostenibile: è vergognoso che chi produce un latte che garantisce qualità e sicurezza, e che è la base imprescindibile di formaggi apprezzati in tutto il mondo, si trovi di fronte a una remunerazione che non basta nemmeno a coprire i costi di produzione». Il tutto in un Paese come l’Italia, dove il 65% della popolazione, circa 31 milioni e mezzo di individui, consuma abitualmente latticini e formaggi (dati GFK Eurisko): il 25% va al Grana mentre il 58% punta su latte e formaggi freschi, che sono proprio quelli più a rischio per quanto riguarda l’utilizzo di prodotti e semilavorati che arrivano dall’estero.

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