Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 10.45

Le mappe e l’intensità delle 6 principali minacce globali per la biodiversità

Le aree prioritarie in tutto il mondo per aiutare a prendere decisioni informate sulla conservazione a livello nazionale e locale

| Scritto da Redazione
Le mappe e l’intensità delle 6 principali minacce globali per la biodiversità

Il mondo sta affrontando una crisi globale della natura, ma le informazioni sugli hotspot e l’intensità delle minacce responsabili della perdita di biodiversità rimangono limitate, eppure, le informazioni sull’intensità spaziale delle minacce e sul modo in cui influenzano le specie sul terreno sono di fondamentale importanza per migliorare e indirizzare le risposte di conservazione. Per colmare questa lacuna, lo studio “Using the IUCN Red List to map threats to terrestrial vertebrates on a global scale”, pubblicato su Nature Ecology and Evolution da un team internazionale di ricercatori guidato da Michael Harfoot dell’United Nations environment programme World conservation monitoring centre (Unep-Wcmc) ha prodotto mappe globali per le 6  principali minacce per anfibi, uccelli e mammiferi terrestri: agricoltura, caccia e cattura, disboscamento, inquinamento, specie invasive e cambiamento climatico. Secondo i ricercatori «I risultati dimostrano che l’agricoltura e il disboscamento sono pervasivi nei tropici e che la caccia e la cattura sono la minaccia geograficamente più diffusa per mammiferi e uccelli. Esistono vaste aree continentali in cui esiste una probabilità superiore al 50% che una particolare specie di anfibi, mammiferi o uccelli sia minacciata dal disboscamento, dalla caccia e dalla cattura, dall’agricoltura, dalle specie invasive o dai cambiamenti climatici».

Il nuovo studio rappresenta sia un primo tentativo di mappare queste informazioni sia un percorso di ricerca per migliorare la nostra comprensione su come le minacce alla biodiversità variano nel mondo.

Lo studio identifica la minaccia più diffusa per ciascun taxa e rileva che «L’agricoltura è la più grande minaccia per gli anfibi, essendo la minaccia più diffusa per queste specie nel 44% delle terre globali. Per uccelli e mammiferi, la caccia e la cattura sono le più diffuse, classificandosi come la minaccia più alta nel 50% della terra per gli uccelli e nel 73% della terra per i mammiferi. L’agricoltura è la minaccia più diffusa per anfibi, mammiferi e uccelli messi insieme».

La ricerca identifica anche i luoghi in cui le minacce sono particolarmente diffuse: «Nel sud-est asiatico, in particolare le isole di Sumatra e Borneo, così come il Madagascar, c’è un alto rischio di impatto di tutte e 6 le minacce per anfibi, uccelli e mammiferi. Per gli anfibi, l’Europa si è distinta come una regione ad alto impatto di minaccia a causa di una combinazione di agricoltura, specie invasive e inquinamento. Le regioni polari, la costa orientale dell’Australia e del Sud Africa sono per lo più colpite dai cambiamenti climatici, che colpiscono in particolare gli uccelli».

Harfoot sottolinea che «Stiamo affrontando una crisi naturale globale e i prossimi dieci anni sono una finestra cruciale per intraprendere un’azione decisiva per contrastare la perdita di biodiversità. I nostri risultati rivelano la posizione e l’intensità delle minacce alla natura causate dall’uomo. Queste informazioni possono supportare i decisori a vari livelli nell’identificare dove l’azione per ridurre queste minacce potrebbe produrre i migliori risultati per le persone e il pianeta. Con un ulteriore lavoro, miglioreremo queste informazioni in termini di accuratezza e ampiezza della natura considerata».

Per aiutare a indirizzare l’azione di conservazione, gli autori hanno anche combinato i dati sull’impatto delle minacce con informazioni spaziali sull’importanza della biodiversità per creare mappe del rischio di conservazione che identificano le aree ad alta priorità per la mitigazione delle minacce e sottolineano che «Queste mappe sono uno strumento in grado di supportare e informare il processo decisionale a livello nazionale e di altro tipo, a seconda dei casi». Le aree identificate includono l’Himalaya, il sud-est asiatico, la costa orientale dell’Australia, la foresta secca del Madagascar, l’Albertine Rift e le montagne dell’arco orientale nell’Africa orientale, le foreste della Guinea dell’Africa occidentale, la foresta atlantica, il bacino amazzonico e le Ande del nord e Panama e Costa Rica in Sud e Centro America.

Un altro autore dello studio, Jonas Geldmann delle università di Cambridge e Copenhagen, evidenzia che «Queste mappe rivelano anche che le aree prioritarie per una minaccia raramente si sovrappongono a quelle di altre minacce, il che significa che per rispondere efficacemente all’attuale impatto umano sulla biodiversità abbiamo bisogno di una risposta globale».

Nel 2022, la Conferenza delle parti della Convention on Biological Diversity si riunirà a Kunming, in Cina per , adottare il post-2020 global biodiversity framework, un nuovo piano globale per la natura che dovrebbe prevedere la protezione del 30% delle terre emerse e del mare. Il nuovo studio aiuta a mostrare i vari tipi e l’ampiezza geografica delle minacce alle specie terrestri e, quindi, la portata della sfida per la trasformazione che post-2020 global biodiversity framework  deve innescare se vogliamo conservare la vita sulla Terra.

Il coautore dello studio Piero Visconti, che guida il gruppo di ricerca sulla biodiversità, l’ecologia e la conservazione dell’International Institute for Applied Systems Analysis – IIASA, conclude: «Nonostante i sensori onnipresenti e la tecnologia avanzata, sappiamo ancora così poco sulla posizione esatta e sull’intensità di alcuni dei più importanti minacce alle specie come la caccia e la cattura e la presenza di specie invasive. Le indagini sul campo sono insostituibili per avere un quadro locale accurato della distribuzione e degli impatti di queste minacce, ma sono impegnative e ad alta intensità di risorse, quindi difficili da fare alla scala in cui vengono prese alcune decisioni di conservazione. Questa analisi è un primo passo importante che può aiutare a indirizzare in modo efficiente le valutazioni locali delle minacce specifiche alla biodiversità terrestre e iniziare a identificare le soluzioni locali più appropriate».

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