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MARCELLA CONTINANZA E IL DONO DELLA POESIA CHE NON MUORE

DI ALESSANDRA DAGOSTINI

| Scritto da Redazione
MARCELLA CONTINANZA E IL DONO DELLA POESIA CHE NON MUORE

“La vita, amico, è l’arte dell’incontro” – ci confida Vinícius de Moraes nella sua “Samba delle benedizioni”. Proprio come amava ripetere Marcella Continanza, Cavaliere all’Ordine del Merito della Repubblica Italiana, giornalista professionista e poeta lucana, che sul valore dell’incontro e dell’alterità ha intessuto le trame della sua esistenza. Scomparsa il 29 aprile 2020 a Francoforte sul Meno, dove aveva vissuto e lavorato per oltre venti anni, ancora fa parlare di lei il suo ricordo, sempre vivo nel cuore di chi l’ha conosciuta e amata.

Ideatrice e promotrice di importanti eventi culturali, tra cui il Festival della Poesia Europea di Francoforte, sua meravigliosa creatura, nella città di Goethe aveva fondato e diretto il Giornale delle italiane in Germania, “Clic Donne 2000”, e l’Associazione “Donne e Poesia Isabella Morra”, intitolata alla poetessa cinquecentesca dell’antica Favale, oggi Valsinni. Originaria di Roccanova, in provincia di Potenza, Marcella ammirava tanto la petrarchista valsinnese, sua conterranea, madrina e ispiratrice del suo percorso culturale.

“Vestale della tua storia / resti tra la valle e il Sinni: / solitario papavero ferito / come rimpianto di grano” – così recitano alcuni versi di Marcella a lei dedicati, il cui effetto detonante è pari alla delicatezza delle immagini. Ed è proprio sotto il segno di Isabella Morra che è nato il mio sodalizio amicale e professionale con Marcella. Come nel film “Sliding Doors”, quando è sempre un incontro inatteso, di certo non casuale, a cambiarti la vita.

All’epoca io stavo lavorando alla mia tesi di Laurea in Letteratura del Rinascimento sulla poetessa lucana e la scoperta improvvisa di quei versi mi condusse da Marcella sulle sponde del Meno, che stava scrivendo in quei giorni il suo terzo romanzo, “Io e Isabella”, dedicato alla Morra. Quando parlammo per la prima volta al telefono, le dissi in tono quasi categorico: “Se lei finisce in tempo il suo lavoro su Isabella, la inserisco nella mia tesi!” E così accadde. Marcella mantenne la sua promessa, pubblicando il romanzo nel 2007 e citandomi tra i ringraziamenti in calce al testo, il “lei” divenne “tu”, e cominciò così il più stimolante, variegato e proficuo viaggio culturale e umano della mia vita. Qualche anno dopo, anche io pubblicai la tesi e mantenni la mia promessa, mettendo quei versi, che tanto mi avevano colpito, in epigrafe al mio testo. Da allora Marcella non ha mai perso occasione per ricordare come la vita fosse per davvero l’arte dell’incontro e di quanto Isabella Morra fosse capace di travalicare il tempo e lo spazio con la sua disarmante energia poetica.

Alla poetessa dei calanchi la Continanza non ha mai smesso di dedicarvisi nel corso degli anni, facendo da ponte tra la Germania e l’Italia: dopo il romanzo, si sono susseguiti seminari, incontri didattici, presentazioni, recital, nuovi testi poetici fino al suo ultimo commovente omaggio, “Il Cantico di Isabella Morra”, affidato alla voce recitante di Anna Spagnuolo e presentato in anteprima a Castellammare di Stabia nell’ambito dello Stabia Teatro Festival 2019, con la direzione artistica di Luca Nasuto e in collaborazione con l’Associazione Culturale “Achille Basile – Le ali della Lettura”, presieduta da Maria Carmen Matarazzo.

Marcella era una donna poliedrica, cosmopolita, rivoluzionaria. Ardeva nei suoi occhi la fierezza di chi si è fatta da sola, senza chiedere niente a nessuno, di chi ha combattuto le sue battaglie di genere, senza mai arrendersi, di chi non ha ceduto all’arroganza del potere, senza mai pentirsene, di chi ha cavalcato come una valchiria inseguendo la sua sorte, forte del suo bagaglio culturale, dei suoi viaggi e della sua esperienza. Un sentiero ben evidente scavato con le unghie e con i denti che costituisce il suo più grande lascito spirituale. Proprio come Isabella Morra, che ha osato sfidare, sexum superando, le convenzioni sociali della sua epoca, facendo della scrittura una ragione di vita. Molto spesso Marcella si sovrapponeva a Isabella e viceversa, a colpi di “possessione letteraria”, a tal punto da non riuscire più a scindere, a volte, l’una dall’altra.

Nell’intera opera della Continanza che ha abbracciato tutti i generi letterari, dalla narrativa alla poesia, dalla scrittura saggistica al giornalismo, esplode una passione del tutto femminile che ha sempre fatto i conti con il suo destino di donna e artista, resistente alle intemperie, come il pino loricato della sua Lucania, ma al tempo stesso fragile, come il “vetro” dei suoi ultimi giorni. Tutto ciò che possediamo di lei non può non avere una valenza comunicativa autonoma in cui riconoscersi e rispecchiarsi. Come in tutte le cose da lei amate, testimonianza viva di quello che è stata e degli insegnamenti che ci ha saputo trasmettere nel tempo.

In questo primo anniversario della sua morte, che ancora ci lascia increduli, non si possono non menzionare tutti i più disparati interessi che hanno contraddistinto il suo iter umano e professionale. In primis, quello del cinema, cui Marcella aveva votato l’intera esistenza, fondando nel 1984 a Milano la prima rivista di cinema in edicola, “Vietato fumare: tutto cinema e dintorni”, dedicando saggi a Totò e a De Sica, e ritagliando uno spazio all’interno del Festival della Poesia Europea, “Schermo Poetico”, riservato alla rassegna di film che parlano di poesia, come “Poesia che mi guardi” di Marina Spada, ispirato alla figura di Antonia Pozzi, o “Alda Merini. Una donna sul palcoscenico” di Cosimo Damiano Damato. Idea, questa, poi sfociata nell’antologia bilingue “Poesia al Cinema / Poesie im Film”, da lei curata e pubblicata nel 2017.

Un solo sogno era rimasto incompiuto nella sua vita.

Quello di poter realizzare un film su Isabella Morra che portasse sullo schermo il suo romanzo, già concepito e scritto come se fosse una sceneggiatura. Due erano i nomi su cui le piaceva fantasticare, quando si parlava di questo progetto: Violante Placido e George Clooney, l’una perfetta nel vestire i panni di Isabella, l’altro nel vestire quelli del poeta italo-spagnolo Diego Sandoval de Castro, con cui si intrecciò la singolare storia d’amore e di morte della poetessa di Valsinni. Non me ne voglia, tuttavia, il buon Clooney, oggi un po’ troppo in avanti con gli anni per interpretare il ruolo del giovane caballero del Cinquecento, che calzerebbe, invece, a pennello al divo di maggior successo delle soap turche del momento, Can Yaman.

Sono sicura che anche Marcella avrebbe dato la sua approvazione, se l’avesse conosciuto, lei che aveva una così grande predilezione per la Turchia. E chissà che un giorno questo sogno non si avveri, con lo zampino suo e quello di Isabella Morra, uniti da lassù.

“E - poi riposerò / nella neve / dell’assenza; / quest’ora / senza peso / di memoria / sarà / gomitolo / al mattino”. Versi icastici e nostalgici in cui Marcella sembra venirci ancora una volta incontro, lasciando in eredità ai posteri il dono della poesia che non muore. Ciao Marcella, maestra di luce, di vita e di poesia!

Dedico questa mia lirica inedita a Marcella Continanza e a Isabella Morra:

Isabella e Marcella



A te

mi condusse Isabella

nella metropoli straniera

e la voce del torbido Sinni

si schiarì

sulle sponde del Meno.



Avevi di lei

negli occhi

le stesse distese di papaveri e grano.



Avevi di lei

nella carne

lo stesso impasto di calanchi e poesia.



Avevi di lei

sulla pelle

la stessa resistenza del pino.



A lei

ora ti ricongiungi

all’altra riva

riconoscendoti vestale della tua

sua - storia.



Ora che

Proserpina ti sfila dal dito

l’anello di Erato

e alle ali del falco consegna

l’eredità del tuo

suo - Cantico eterno

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