Venerdì, 10 maggio 2024 - ore 12.54

Milano. Manifesto per l'Europa di Confcommercio

Presentazione del 13 maggio a Milano con Confcommercio Lombardia

| Scritto da Redazione
Milano. Manifesto per l'Europa di Confcommercio

Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli ha aperto questa mattina i lavori della tappa del Roadshow Confcommercio per presentare - ai candidati al Parlamento Europeo - i contenuti del "Manifesto per l'Europa". "Senza impresa non c'è Europa, senza sviluppo non c'è impresa ": è questo il titolo e il filo conduttore del "Manifesto" elaborato da Confcommercio e che riassume istanze e aspettative delle imprese del Terziario. L'incontro si è svolto nella sede della Confcommercio milanese ed è stato promosso in collaborazione con  Confcommercio Lombardia, Piemonte, Liguria e Val D'Aosta. All'iniziativa - che seguiva gli appuntamenti di Roma, Palermo e Napoli e ha preceduto quello conclusivo di Bologna - sono intervenuti i capilista candidati alle elezioni europee. Ha coordinato i lavori: Renato Borghi (vicepresidente vicario di Confcommercio Lombardia e vicepresidente Confcommercio).

Fra i partecipanti: i presidenti Confcommercio Liguria (Vincenzo Bertino); Piemonte (Maria Luisa Coppa), Valle d'Aosta (Pierantonio Genestrone); Alberto Marchiori (Confcommercio per le Politiche Ue - che ha presentato i contenuti del "Il Manifesto per l'Europa"). Ha portato un saluto istituzionale Mauro Parolini, assessore a Commercio, Turismo, Terziario di Regione Lombardia. Confcommercio: "Manifesto per l'Europa". "Senza impresa non c'è Europa, senza sviluppo non c'è impresa" assicurare pari dignità ai settori economici ed alla diverse forme di impresa;

* armonizzare la libertà del Mercato interno in un contesto di concorrenza leale che assicuri il pluralismo, anche dimensionale; * riesaminare la direttiva Bolkestein; * ripartire dalla città e dal governo del territorio;*agire per il turismo; * armonizzare i regimi fiscali ammettendo azioni di riequilibrio; * facilitare l'accesso al credito ed intervenire sul sistema bancario; * dotare l'Europa di una propria Agenzia di Rating; * modificare e agevolare l'impiego dei fondi comunitari; *rivedere i parametri di Maastricht per favorire gli investimenti strutturali; * istituire il Marchio d'origine dei prodotti; *contrastare contraffazione e criminalità; * impedire la vendita della cittadinanza dell'UE a cittadini di Paesi terzi; * assegnare ai trasporti, ai porti ed alla logistica priorità autonome di intervento; * sostenere l'innovazione del terziario, includendo le imprese nell'agenda digitale; * adottare una strategia di comunicazione. 

1. ASSICURARE PARI DIGNITÀ AI SETTORI ECONOMICI ED ALLE DIVERSE FORME DI IMPRESA. Parlare d'impresa oggi in Europa significa pensare quasi sempre all'industria; essa merita rispetto, va tutelata e valorizzata soprattutto nelle sue forme di eccellenza come risorsa strategica, ma assumere come riferimento solo l'industria è improprio. Farlo significa porre in posizione subordinata settori vitali, ma anche dimenticare che la molteplicità dei settori produttivi ed il pluralismo delle forme e delle dimensioni di impresa sono i fattori che hanno fatto grande l'economia europea, creando ed alimentando un humus imprenditoriale diffuso sul quale si sono formate intere generazioni e costituite milioni di imprese.

Di questa imprenditoria diffusa sono parte essenziale gli oltre dieci milioni di imprese del terziario di mercato che in Europa producono il 70% del PIL e creano più del 60% dei nuovi posti di lavoro. Sono le imprese del commercio, dei trasporti e della logistica, del turismo e dei servizi, imprese che hanno bisogno di politiche di sviluppo che ne comprendano il ruolo e ne valorizzino le specificità, con azioni che ne riattivino gli investimenti e ne accrescano la competitività, e nello stesso tempo diano ai cittadini la possibilità di ricostruire adeguate capacità di consumo.

2. ARMONIZZARE LA LIBERTÀ DEL MERCATO INTERNO IN UN CONTESTO DI CONCORRENZA LEALE CHE ASSICURI IL PLURALISMO, ANCHE DIMENSIONALE. Dare parità di riconoscimento ai diversi settori nel Mercato interno è indispensabile a garantire un contesto di concorrenza leale tra le imprese e tra gli stessi settori, la cui evoluzione vede sempre più spesso la medesima impresa assolvere a funzioni economiche complesse, di natura trasversale ed intersettoriale. Ne sono condizione la semplificazione amministrativa ed un insieme di regole comuni che caratterizzino l'Unione come un ambiente accogliente, nel quale nessuno si senta tradito e penalizzato; che non stravolgano tradizioni, consuetudini e specificità locali; che non avallino significative differenziazioni di contesto - politica fiscale e legislazione del lavoro e sociale in primis - che, alterando la leale dinamica concorrenziale, finiscano per generare fenomeni di dumping sociale e delocalizzazione produttiva. Promuovere un ambiente accogliente significa, innanzitutto, prendere atto che il principio di concorrenza - applicato spesso in modo astratto o arbitrario, avulso dal contesto - ha inciso negativamente sulla competitività favorendo l'aggressività di alcune imprese a danno di altre, normalmente quelle di più radicata presenza nei mercati locali, le uniche in grado di garantire che il reddito prodotto sia reinvestito nei territori di appartenenza. Parimenti, laddove il  servizio reso al consumatore è identico, nonostante un distinto inquadramento giuridico-amministrativo delle imprese, è urgente superare regolamentazioni e politiche di sostegno differenziate per settore che, in non pochi casi, concorrono a determinare vere e proprie forme di discriminazione. Tutte le imprese devono essere poste sullo stesso piano. Ciò presuppone un ambiente normativo stabile e semplificato, nel quale i principi della smart regulation trovino sistematica attuazione in ogni provvedimento. Allo stesso fine, l'UE dovrà assicurare che nel predisporre una nuova regolamentazione ci si ponga sempre dal lato delle imprese, anche quelle meno strutturate e di più piccole dimensioni, come impone lo Small Business Act (SBA).

3. RIESAMINARE LA DIRETTIVA BOLKESTEIN. In questa prospettiva, gli strumenti introdotti dall'UE per dare piena attuazione al mercato interno, come la Direttiva servizi, non devono più essere utilizzati in maniera strumentale per sostenere la necessità del superamento di qualsiasi regolamentazione o per introdurre norme del tutto discrezionali. Sarà perciò compito del nuovo Parlamento riesaminare le regole che presiedono al Mercato interno europeo per garantire che la libertà di stabilimento ed il principio di concorrenza siano a servizio dello sviluppo delle diverse forme di impresa e delle diverse realtà locali, nel rispetto delle autonomie e delle responsabilità delle Amministrazioni che presiedono al governo ed alla programmazione del territorio. In tale contesto, può risultare opportuna anche la riconsiderazione di alcuni principi introdotti dalla direttiva Bolkestein, quali ad esempio quello delle cosi dette "risorse naturali". Tutto ciò per assicurare sulle interazioni tra imprese e consumatori, sulla sicurezza urbana, sull'impatto ambientale, ecc. Azioni di normalizzazione del contesto normativo richiedono di fissare parametri e limiti omogenei per la circolazione del contante e di garantire che la regolamentazione delle aperture domenicali e festive sia affidata agli Enti che governano il territorio. Altresì vanno stabiliti indirizzi comuni nell'applicazione delle commissioni bancarie e nell'uso della moneta elettronica. Una regolamentazione minima, ma adeguata, costituisce anche il presupposto per garantire una competizione leale che non ostacoli il pluralismo distributivo - anche dimensionale - e contribuisca a mantenere il potere d'acquisto dei consumatori, salvaguardando l'inclusione sociale. Per farlo occorre restituire dignità e valore all'impresa per come essa è e per come essa sa e può evolversi, in un Mercato dotato di regole capaci di riconoscere e dare ruolo ed opportunità al lavoro autonomo, alle imprese nazionali di ogni dimensione, come alle imprese multinazionali. Al Parlamento ed alla Commissione chiediamo perciò di respingere la suggestione che la regolazione costituisca tout court un ostacolo allo sviluppo del mercato interno, constatandone al contrario l'essenzialità ad un Mercato aperto ed equilibrato. 

4. RIPARTIRE DALLA CITTÀ E DAL GOVERNO DEL TERRITORIO - AGIRE PER IL TURISMO. Ripartire dalla città e dal governo del territorio è la condizione per assicurare la mobilitazione di tutte le energie disponibili, delle imprese e dei cittadini; significa, infatti, riconoscere che vi è sviluppo solo laddove le persone si sentano protagoniste di un grande progetto comune, dove sia possibile verificare che l'economia è al servizio della persona umana e delle sue comunità di riferimento e non viceversa; dunque, riconoscere che un'economia distruttiva dell'ambiente culturale e naturale colpisce alla radice e per sempre le risorse che alimentano un'economia sana e ne costituiscono i valori di riferimento ed i fattori produttivi. Lo dimostra, per tutti, il fatto che la desertificazione commerciale dei centri storici e delle periferie ha determinato la morte di interi pezzi di territorio, con conseguenze negative sul piano della coesione economica e sociale, della legalità e della sicurezza. Porre la centralità della città e del governo del territorio è una scelta che non presenta solo una forte valenza culturale, ma rappresenta altresì un'azione di grande rilievo economico che investe le imprese che operano nei bacini considerati, soprattutto quelle del terziario di mercato che nella quasi totalità non possono delocalizzare. E' anche richiedere leggi, assetti urbanistici ed azioni che salvaguardino il pluralismo distributivo e la tutela delle risorse del turismo, assicurino la mobilità ed i servizi ai cittadini, garantiscano la legalità e la sicurezza necessarie, riducano gli effetti devastanti della mancata cura dell'assetto idrogeologico.

Una politica di sviluppo che valorizzi il territorio impone un'efficace politica per il turismo. Occorre dotare l'Europa di un'organica linea di indirizzo per la valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e turistico, per la riqualificazione del suo sistema ricettivo, la crescita della mobilità interna e per la promozione sui mercati stranieri, attraverso apposite campagne pubblicitarie e la creazione di un'etichetta europea, nonché con una nuova politica dei "visti" che attragga maggiore domanda turistica da Paesi come l'India, la Cina, il Brasile ed altri Paesi emergenti. Le azioni dovranno essere sostenute da politiche di rilancio infrastrutturale di porti ed hub aerei, nonché da politiche orientate a favorire la destagionalizzazione dei siti turistici europei ed il sostegno al turismo sociale, attraverso misure che consentano anche alle categorie maggiormente svantaggiate di accedere alle destinazioni turistiche ed al "turismo della terza età".

5. ARMONIZZARE I REGIMI FISCALI AMMETTENDO AZIONI DI RIEQUILIBRIO. La presenza di diversi sistemi tributari in ambito UE ha da sempre rappresentato un tangibile ostacolo alla realizzazione di un effettivo ed equo mercato comune europeo in conseguenza del fatto che il Trattato non prevede disposizioni sull'allineamento delle imposte dirette. I progressi ottenuti sono una risposta parziale a situazioni specifiche, come la doppia imposizione o le attività economiche transfrontaliere. La mancata armonizzazione delle imposte sul reddito (sia delle società che delle persone) impedisce che il Mercato interno si sviluppi in modo leale, dando vita ad una "concorrenza fiscale" tra i diversi Paesi dell'UE per incoraggiare gli imprenditori e le persone fisiche a localizzarsi nei loro Paesi. Tale politica porta vantaggi ai Paesi con una bassa fiscalità mentre determina una perdita di entrate, di imprese e di occupati per quelli con una pressione fiscale più alta. L'armonizzazione dei regimi fiscali richiede anche interventi specifici per l'economia digitale, con regole che non abbiano effetti negativi sul suo sviluppo bensì puntino all'eliminazione delle distorsioni esistenti, ed al conseguente contrasto dei comportamenti elusivi, per garantire a tutte le imprese condizioni di parità fiscale nei diversi Paesi, con azioni volte a contrastare l'utilizzo di società costituite al solo fine di trasferire profitti da un Paese all'altro. E' necessario, quindi, che il Parlamento avvii un processo finalizzato ad eliminare qualsiasi forma di "concorrenza fiscale" tra gli Stati introducendo l'esplicito divieto di forme di dumping fiscale sociale all'interno dell'UE, ammettendo nella fase transitoria che gli stessi Stati, senza incorrere nella procedura d'infrazione, possano adottare misure fiscali od economiche di compensazione - anche dirette a singoli comparti o aree - per ricostruire condizioni di equilibrio ed evitare che la delocalizzazione delle imprese sia dovuta alla stessa concorrenza fiscale.

6. FACILITARE L'ACCESSO AL CREDITO ED INTERVENIRE SUL SISTEMA BANCARIO - DOTARE L'EUROPA DI UNA PROPRIA AGENZIA DI RATING. Sarà compito delle nuove Istituzioni dell'UE garantire che le imprese possano finalmente accedere alle risorse necessarie, in un sistema riordinato da regole certe, semplici ed immediatamente applicabili in cui le banche e le istituzioni finanziarie tornino a svolgere il compito originario di leve dello sviluppo delle imprese e dei territori di riferimento e non di agenti speculativi. In questo contesto, si dovrà accelerare il processo di divisione e specializzazione funzionale tra banche d'affari e banche commerciali, facendo sì che queste ultime si dedichino al sostegno effettivo dell'economia reale.

La BCE dovrà essere dotata dei poteri necessari al controllo delle banche e ad assicurare la giusta ricaduta della liquidità sulle imprese e sulle famiglie; l'UE dovrà altresì favorire questa ricaduta sostenendo l'accesso delle imprese al credito mediante il potenziamento dei fondi di garanzia. Non meno si dovrà garantire che la valutazione della affidabilità degli Stati, a tutela degli investimenti dei mercati finanziari, non sia più soggetta a manovre speculative che per colpire l'euro hanno determinato l'ampliamento esponenziale del debito pubblico dei Paesi in maggiore difficoltà e, di conseguenza, imposto l'adozione di pesanti misure di austerità. L'Unione Europea dovrà perciò essere dotata di una propria autonoma Agenzia di Rating affidabile sul piano internazionale.

7. MODIFICARE E AGEVOLARE L'IMPIEGO DEI FONDI COMUNITARI - RIVEDERE I PARAMETRI DI MAASTRICHT PER FAVORIRE GLI INVESTIMENTI STRUTTURALI. Dovranno essere anche stabilite uguali condizioni di partenza per tutte le imprese, per tutte le associazioni imprenditoriali e per loro articolazioni operative ai fini dell'accesso ai fondi strutturali e ai finanziamenti gestiti dalla Commissione europea. Per dare cogenza al principio del partenariato, l'accesso dovrà essere garantito sia nella fase operativa dei bandi di gara, sia nella fase valutativa finale degli interventi condotti ai diversi livelli (regionali, interregionali, nazionali, transfrontalieri). Soprattutto, però, si dovranno integralmente modificare le modalità di allocazione e di gestione dei fondi strutturali, differenziando con chiarezza le iniziative della politica di coesione comunitaria dalle iniziative della politica di crescita e di sviluppo nazionale; su quest'ultima va garantita la piena titolarità e l'autonomia dell'azione degli Stati nazionali, nell'ambito di progetti le cui finalità siano condivise con l'Unione ma i cui obiettivi specifici siano definiti in base alle reali condizioni di ogni Stato e alle priorità che ciascuno Stato riconosce e definisce come essenziali per sé. E' egualmente indispensabile, per avviare e sostenere la ripresa, che gli investimenti effettuati con i fondi strutturali siano espunti dal computo del deficit di bilancio. Ma ancor più è necessaria la revisione dei parametri di Maastrich o criteri di convergenza economici e finanziari che gli Stati devono soddisfare rispetto al disavanzo pubblico annuale e al debito pubblico. Occorre, in ogni caso, sia escludere gli investimenti infrastrutturali dal calcolo del deficit di bilancio sia rivedere il fiscal compact, che non lascia spazi a politiche di crescita ma solo ad eccessi di rigore ed austerità che sterilizzano ogni possibilità di sviluppo.

8. ISTITUIRE IL MARCHIO DI ORIGINE DEI PRODOTTI - CONTRASTARE CONTRAFFAZIONE E CRIMINALITÀ. La tenuta dell'assetto produttivo dell'Europa ed il suo sviluppo sono strettamente correlati alla protezione dell'origine dei prodotti. Le Istituzioni comunitarie hanno più volte affrontato il tema; nel 2005 la Commissione ha sottoposto al Consiglio un progetto di Regolamento per introdurre l'obbligo di specificare su un prodotto proveniente da Paesi fuori dell'UE il luogo di produzione.  Nel 2010, il Parlamento Europeo ha rilanciato il progetto, ritenendo il marchio di origine una condizione necessaria per dare maggiore tutela ai consumatori e consentire alle imprese di affrontare ad armi pari i concorrenti. Tuttavia, il Consiglio ha frenato l'approvazione del provvedimento, privilegiando l'ottica dei Paesi nordici, il cui sistema economico non ha alcun interesse ai marchi di origine. Il risultato è stato quello di ridurre la capacità della produzione italiana ed europea di competere sui mercati, contribuendo ad alimentare un'immagine distante ed ostile delle Istituzioni europee. L'Italia deve dunque rinnovare gli sforzi affinché l'Unione europea comprenda e difenda le istanze dei produttori, favorendone l'impegno rivolto all'incremento della competitività. Nel concreto è necessario: adottare norme di tutela, con l'introduzione del Marchio d'origine, dei prodotti comunitari, sia food che non food; agire sulla Commissione europea affinché non censuri iniziative nazionali per la creazione di marchi che offrano una sponda ai piccoli e medi produttori e nel contempo fissi, per i prodotti alimentari, le condizioni di utilizzo delle indicazioni facoltative di qualità, dando priorità ai marchi collettivi geografici. Occorre nel contempo definire regole più certe e stringenti per il commercio internazionale, idonee a salvaguardare le attività produttive, commerciali e dei servizi dell'UE dalla concorrenza sleale di Paesi emergenti che, oltre a sfruttare posizioni di vantaggio sul versante dei costi di produzione e delle normative di controllo sulla qualità, spesso inesistenti, non esitano ad avvalersi della contraffazione, dell'abusivismo e della criminalità organizzata per imporsi sul mercato interno europeo, non ultimo quello italiano. Misure sanzionatorie vanno assunte anche nei confronti degli operatori che non rispettano le regole comuni, ad esempio nell'ambito delle etichettature tessili, Il tutto a protezione anche dei cittadini consumatori.

9. IMPEDIRE LA "VENDITA" DELLA CITTADINANZA DELL'UE A CITTADINI DI PAESI TERZI. In particolare, nell'azione di contrasto della contraffazione e della criminalità, va impedita "la vendita" della cittadinanza dell'UE a cittadini di Paesi terzi, come avvenuto da parte di alcuni Paesi che hanno adottato misure di accesso talmente semplificate che comportano conseguenze dirette sul concetto stesso di cittadinanza europea, senza imporre alcun obbligo di residenza. Va dato seguito operativo alla Risoluzione con cui il Parlamento dell'UE ha già invitato gli Stati membri ad evitare di trasformare la cittadinanza dell'UE in un prodotto commerciale, il che consentirebbe a chiunque di stabilire la propria residenza in qualunque Paese dell'UE e, soprattutto, la libera circolazione oltre che delle persone delle merci, ottenendo svariate facilitazioni in tutti i campi, ivi compresa la semplificazione delle procedure di sdoganamento di merci contraffatte e di dubbia qualità provenienti dal Sud Est asiatico o gestite da organizzazioni criminali.

10. ASSEGNARE AI TRASPORTI, AI PORTI ED ALLA LOGISTICA PRIORITÀ AUTONOME DI INTERVENTO. I sistemi e le reti di trasporto e logistica, garantendo l'accessibilità ai diversi mercati, rappresentano essenziali condizioni di contesto per il fare impresa e, dunque, la loro efficacia condiziona  le prospettive di crescita e sviluppo economico. Guardare ad essi considerandone prevalentemente, se non esclusivamente, gli impatti sulle politiche ambientali ed energetiche dell'Unione, rappresenta un approccio riduttivo che, da preziosi sostegni, rischia di tramutarli in ulteriori zavorre per il sistema produttivo. Occorre, dunque, restituire piena autonomia e dignità alle politiche europee per i trasporti e la logistica, che dovrebbero prioritariamente puntare a: 1. confermare la strategia di intervento sulle reti di trasporto TEN rafforzandone la prospettiva euro-mediterranea; 2. vedere pienamente riconosciuta la peculiarità nazionale, consistente nelle penalizzazioni derivanti dall'attraversamento obbligato della barriera alpina; 3. combattere la concorrenza sleale nell'autotrasporto, mantenendo e facendo rispettare le norme che regolamentano i servizi di cabotaggio e rivedendo in senso restrittivo la normativa sul distacco transnazionale degli autisti; 4. varare una nuova stagione di incentivi per il rinnovo del parco veicolare, parametrati sull'effettivo costo sostenuto per la sostituzione; 5. valorizzare le specificità delle attività marittimo-portuali ed introdurvi comuni standard professionali; 6. promuovere la comodalità e l'integrazione tra le diverse modalità di trasporto, anche attraverso nuove ed accessibili misure di sostegno del trasporto combinato marittimo e ferroviario, in particolare sostenendo e rilanciando il sistema delle Autostrade del Mare. Va, altresì, completato il processo di apertura alla concorrenza del trasporto ferroviario e dei servizi di trasporto pubblico locale, nel rispetto del principio di reciprocità, rafforzando la strategia comune di intervento nel campo della mobilità urbana promossa recentemente dalla Commissione europea. 

11. SOSTENERE L'INNOVAZIONE DEL TERZIARIO, INCLUDENDO LE IMPRESE NELL'AGENDA DIGITALE. Riconoscere pari dignità a tutte le imprese vuol dire anche non ridurre "l'innovazione" alle sole sue componenti tecniche e tecnologiche, dimenticando quel vasto mondo di imprese del terziario di mercato che ogni giorno innovano processi, prodotti, organizzazione e servizi misurandosi continuamente con l'evoluzione dei mercati e della domanda di consumi. È, in sostanza, necessario sollecitare una politica che incentivando l'innovazione, la diffusione e la velocizzazione delle reti a favore di tutte le imprese, di qualunque tipologia e dimensione, accresca la competitività di ciascuna di esse e dell'intero sistema. Si dovrà nel contempo riconoscere ai settori del terziario di mercato la capacità di innovare, sostenendone l'azione attraverso la realizzazione di reti, la sperimentazione di nuovi format e modelli di business, l'introduzione d'innovazioni organizzative e di marketing e l'adozione delle nuove tecniche di design dei servizi, che favoriscano anche l'innovazione dei servizi tradizionali. Un Mercato interno orientato allo sviluppo deve consentire a tutte le imprese di accedere all'universo digitale attraverso un continuo sostegno ai processi di alfabetizzazione digitale e di "upgrade" al Web 2.0, con il Web 3.0 dietro l'angolo e l'Internet delle cose in movimento: lo sviluppo delle imprese, postula, infatti  l'integrazione digitale nei modelli "analogici" di fare impresa, senza la quale il risultato finale è la disconnessione dal mercato e l'impossibilità di riceverne i segnali.

12. ADOTTARE UNA STRATEGIA DI COMUNICAZIONE. L'impegno per lo sviluppo, accompagnato e sostenuto da una adeguata strategia di comunicazione, potrà inoltre far conoscere, in tutte le sue positive ricadute e implicazioni, l'azione svolta dalle Istituzioni comunitarie e così restituire piena credibilità all'UE nei confronti dei cittadini e delle imprese, contrastando in modo efficace e non burocratico i movimenti euroscettici e antieuropei. Consentirà anche di dare vita ad una strategia di comunicazione a due vie, con l'intento di spiegare le cose fatte e quelle da fare e di ricevere feedback per costruire azioni e politiche "su misura", per quanto possibile "just in time", tempestive. 

 

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