Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 18.08

Notizie inquietanti sul Def e sottovalutazioni varie di Benito Fiori (Cremona)

Premessa d'obbligo per chi scrive è dire che il 4 marzo è stato uno dei 5 milioni di italiani che non hanno più votato PD, ma, dopo essere stato tentato dall’astensione, una lista di appoggio.

| Scritto da Redazione
Notizie inquietanti sul Def e sottovalutazioni varie  di Benito Fiori (Cremona)

Notizie inquietanti sul Def e sottovalutazioni varie  di Benito Fiori (Cremona)

Premessa d'obbligo per chi scrive è dire che il 4 marzo è stato uno dei 5 milioni di italiani che non hanno più votato PD, ma una lista di appoggio, dopo essere stato tentato dall’astensione.

In queste ultime ore, leggo commenti anche di persone che stimo e che giudicano, se non proprio con simpatia sicuramente poco preoccupati, le notizie che arrivano circa il Def che il governo sta preparando. La strada della campagna elettorale segnata da promesse “a perdere”, fatte cioè senza prima fare due conti per capire se esistevano le risorse per mantenerle, è stata un vero knock out per delle speranze per il futuro. Il rischio vero pare essere quello di questa nuova classe dirigente he, chi più chi meno, sembra intenzionata addirittura ad uscire dall'UE, pur di non venire meno a promesse fatte da irresponsabili. Come se il Bene Comune del domani sia quello di liberarsi dai vincoli comunitari. Questa strategia, suggerita da un folle sovranismo, ci costerebbe più dei 60 miliardi del costo della Brexit, quindi un minimo del 3,5% del Pil. Se poi volesse uscire pure dall’Eurozona il costo sarebbe di circa 443 miliardi, un quarto del Pil, con il raddoppio del debito pubblico. L’Italia potrebbe anche decidere di non pagare più i debiti, ma dopo nessuno presterebbe più un euro all'Italia. Risultato: impoverimento di questo paese e una perdita di dimensioni storiche di posti di lavoro che per gli attuali 3 milioni di dipendenti pubblici potrebbe essere dell’ordine di centinaia di migliaia ed un taglio drastico delle loro retribuzioni, mettendoci così alla mercé dei “signori” dei più forti mercati finanziari di tutto il mondo. Se è vero che il lavoro è ancor di più di un diritto costituzionale, la Costituzione italiana impone il rispetto dei trattati internazionali.

Ciò su cui si dovrebbe meditare invece tanto è la nostra propensione a spendere più di quanto le risorse reali lo permettano. E questo è un lascito di politiche sbagliate degli anni '80, quando, 1979, il debito pubblico ammontava al 59% del Pil e fu portato al 99% nel 1989, ovvero in soli dieci anni ad un aumento di 40 punti.

Aldilà di tanti altri dati che confermano questo nostro “difettuccio”, come, ad esempio, quelli dei costi delle “opere” pubbliche grandi e piccole con le opache “varianti in corso d'opera”, e dell’italica abilità nell’ingannare il Fisco (evasione annua tra i 120 e 130 miliardi), vi sono degli indicatori che sembrano denunciarlo “aldilà di ogni dubbio”. Uno dei più probanti lo dà il settore del mercato dell’automobile. Mentre nel 2017 in Italia il Pil è cresciuto dell’1,5% rispetto al 2016, le auto vendute sono state 1.981.326, con un aumento del 7,9% rispetto all’anno precedente. Leggendo poi il relativo fatturato ammontante a circa 41,5 miliardi di euro, vediamo che il prezzo medio di ciascuna è stato di oltre 20.000 euro, quindi l’acquisto non è stato proprio di auto “utilitarie”. Ed ancora, premesso che ogni nucleo familiare italiano può contare su 2,27 autoveicoli, sempre questo settore ha una classifica europea del numero di auto ogni 100 abitanti: l'Italia è prima (62,3 automezzi), seconda la Germania (55,7), poi la Spagna (49,3), la Francia (47,9) e il Regno Unito (47,2).

In conclusione, urge un cambio di paradigmi e di comportamenti individuali, ormai incontestabilmente insostenibili quando non immorali, che la classe politica in questi ultimi 25 anni ha consentito. Sono divenute indispensabili sia il recupero della consapevolezza sulle reali risorse di cui tenere conto nelle promesse e nei progetti, sia di una ricostruita coscienza nazionale e filo europea, per aiutare efficacemente una urgente operazione di moderazione sulla montante aggressività di un liberismo indifferente al rispetto della dignità dell’uomo e ai limiti naturali dell’ambiente (secondo Footprint,  il 24 maggio scorso abbiamo esaurito ciò che Madre Natura ci mette a disposizione per un anno).

 Circa le risorse finanziarie per il Paese da ricercare vanno trovate nella oculatezza delle spese, in una guerra, e non solo una battaglia, alla evasione e alla corruzione e, purtroppo, nella richiesta ai patrimoni di una modesto aumento della tassazione patrimoniale come la proposta che nel 2011 il banchiere Corrado Passera studiò. Si tratterebbe di qualche decina di miliardi sugli oltre 8 mila miliardi di valore complessivo degli immobili in Italia. (https://www.infodata.ilsole24ore.com/2015/06/05/quanto-vale-il-patrimonio-non-finanziario-dellitalia-e-degli-italiani-quasi-9600-miliardi-di-euro/ ).

 

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