Venerdì, 14 novembre 2025 - ore 16.46

Pianeta Migranti. L’America di Trump e il business della deportazione.

La grande deportazione di massa e la politica della paura

| Scritto da Redazione
Pianeta Migranti. L’America di Trump e il business della deportazione.

 

Pianeta Migranti. L’America di Trump e il business della deportazione.

La grande deportazione di massa e la politica della paura

Negli Stati Uniti di Donald Trump, l’immigrazione torna a essere un campo di battaglia politico e morale. L’obiettivo è dichiarato: arrestare e rimpatriare milioni di persone senza documenti attraverso una macchina repressiva che molti osservatori definiscono “disumana e incostituzionale”.

Un’emergenza inventata

Trump giustifica le nuove operazioni invocando il concetto di “invasione”, come se i flussi migratori dal Sud del continente minacciassero la sicurezza nazionale. Ma non esiste alcuna base legale o statistica per parlare di invasione: gli ingressi irregolari sono stabili o in calo rispetto al passato, e i migranti non rappresentano un pericolo per la sicurezza pubblica.

Deportazioni “private” e business della paura

Un’inchiesta di analisi difesa rivela che la nuova amministrazione intende affidare parte delle deportazioni a società private, trasformando così la gestione dei migranti in un lucroso business. Questa “privatizzazione” della repressione — già sperimentata nel sistema carcerario — rischia di creare un mercato dell’espulsione, dove i diritti umani vengono sacrificati in nome dell’efficienza e del profitto.

Esilii forzati e violazioni sistematiche

Come documenta Gariwo, centinaia di persone vengono espulse verso paesi con cui non hanno alcun legame, spesso senza udienza o assistenza legale. Molti finiscono in Stati instabili o pericolosi, dove subiscono persecuzioni o scompaiono. Le deportazioni sommarie, attuate in nome della sicurezza, si trasformano in punizioni extragiudiziarie.

Si tratta, secondo diversi giuristi, di una forma moderna di esilio forzato, in violazione della Convenzione ONU sui rifugiati e della Dichiarazione universale dei diritti umani.

Città in rivolta e conflitto istituzionale

La politica delle deportazioni di massa sta spaccando gli Stati Uniti. A Los Angeles e in altre grandi città migliaia di persone sono scese in piazza contro i rastrellamenti dell’ICE Agenzia per l’immigrazione e le dogane degli Stati Uniti e l’uso della Guardia Nazionale per eseguire gli arresti. Diverse amministrazioni locali, come quelle di California, Illinois e New York, hanno rifiutato di collaborare con le autorità federali, invocando la tutela dei diritti civili e il rispetto dell’autonomia municipale.

Un Paese che rinnega legalità e umanità

Dietro lo slogan “America First” si cela una visione del mondo in cui la paura del diverso giustifica tutto: la sospensione delle garanzie, la militarizzazione delle frontiere, la negazione della dignità umana. La “grande deportazione” di Trump è meno un piano amministrativo e più una messa in scena politica, costruita per compattare l’elettorato attraverso la retorica della minaccia.

Ma, nel frattempo,
milioni di persone reali — lavoratori, genitori, bambini — rischiano di essere spazzate via da un Paese che aveva promesso libertà e trova invece muri e centri di detenzione.

L’Italia imita Trump

Tutti conosciamo il feeling tra la presidente Meloni e Donald Trump connotato da ossequio e sequela.

Infatti anche l’Italia deporta i migranti in Albania per il rimpatrio, mentre politici come Vannacci, Salvini ed altri seminano razzismo e odio nel Paese.

 

 

 

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