Domenica, 18 maggio 2025 - ore 20.44

Pianeta Migranti. Voci di giovani immigrati locali su lavoro e cittadinanza

Quale 1° maggio per i ragazzi immigrati del casalasco e del cremonese che chiedono dignità lavorativa e la cittadinanza?

| Scritto da Redazione
Pianeta Migranti. Voci di giovani immigrati locali su lavoro e cittadinanza

Pianeta Migranti. Voci di giovani immigrati locali su lavoro e cittadinanza

Quale 1° maggio per i ragazzi immigrati del casalasco e del cremonese che chiedono dignità lavorativa e la cittadinanza?

 Da anni, le Comunità Laudato Si di Cremona e Oglio Po sono vicine a un gruppo di giovani immigrati e al loro percorso di studio, lavoro e inserimento sociale. Tra i tanti racconti di vita avvicinati, eccone  alcuni relativi al tema della cittadinanza e del lavoro.

Se vogliamo il bene di questi ragazzi e del futuro del nostro Paese è importante votare SI ai Referendum sul lavoro e la cittadinanza del’8 e 9 giugno prossimi.

 Deep 21 anni- Sono nato in India e arrivato in Italia quando avevo un anno.  Ho fatto diversi lavori, tutti in agricultura. Lavoravo anche 10-12 ore al giorno per una paga misera. Mi hanno sfruttato.

Gli asiatici poi, qui in Italia, sono presi di mira. Ci sono tanti razzisti ignoranti e pieni di preconcetti che pensano di essere superiori perché italiani. Ma uno è superire nelle capacità, non per la nazionalità. Anch’io potrei essere razzista verso gli italiani ma non lo voglio fare.

 Abdul, 19 anni- Sono nato in Italia da famiglia marocchina. Se avessi la cittadinanza potrei votare e lo farei volentieri. Ai politici chiederei l’onestà di mantenere le promesse che fanno. Innazitutto, di fermare il costo della vita e le bollette. Non credo di poter cambiare il mondo, ma mi accontenterei di votare dei politici che fanno gli interessi della gente. 

 Khalid- Ho 15 anni e sono nato e cresciuto qui. I miei genitori vengono dal Marocco.

Per rendermi un po’  autonomo ho cominciato a lavorare nei campi, sempre in nero. Si fanno troppe ore e noi  stranieri ci pagano pochissimo. Senza un contratto di lavoro non abbiamo nessun diritto. Però, vivo volentieri in Italia e mi sento italiano.

 Singh- Sono nato in Italia nel 2003.  Per me l’Italia è un bel paese, anche se a scuola alcuni ragazzi e professori fanno un po’ di razzismo. Quando succede qualcosa che non va, la colpa è sempre di noi stranieri.  Io mi sento italiano anche se non ho ancora i documenti. I ragazzi, a scuola, me lo dicono sempre ” tu sei indiano, non sei italiano”. A me dà un po’ fastidio anche se lo fanno per scherzo. C’è però qualcosa in più dello scherzo visto che insistono, anche quando dico loro di smetterla.

 Ahmed, 20 anni- Mio padre è venuto in Italia dal Marocco e non avendo i documenti faceva il vu-cumprà. Quando poi li ha avuti ha lavorato in fabbrica. Lui mi ha sempre raccontato che qui c’è del razzismo e che per questo ha sofferto tanto.

 Kwame- Vengo dal Ghana e ho 25 anni. Lavoro come stagionale per la raccolta dei meloni. Noi stranieri  non siamo rispettati come gli italiani e non siamo considerati affatto. E se parli, sei nei guai. Devi solo lavorare e tacere perché non siamo tutelati. Devi fare solo il robot.

 Da queste ed altre testimonianze da noi pubblicate in WelfareNetwork, l'informazione dalla tua parte

al post intitolato “Lavoro e bisogno” emergono alcune costanti. I ragazzi lavorano in nero 10- 12 ore  al giorno, a volte senza pause, con paghe irrisorie e senza possibilità di rivendicare i loro diritti. A scuola e sul lavoro, segnalano discriminazioni. Si sentono trattati in modo diverso rispetto agli italiani. Sperimentano la difficoltà economica di salari poveri rispetto al costo della vita in salita.

Vivono la difficoltà di un inserimento sociale che sia alla pari dei coetanei.

Non vedono risposte politiche adeguate ai loro bisogni e vorrebbero poter votare politici diversi. Chiedono in sostanza, una cittadinanza economica, educativa sociale e politica. Non vogliono un’identità sospesa ma diventare cittadini come tutti, non essere di serie B.  

Loro sono il futuro del nostro Paese. Andiamo quindi a votare ai Referendum sul lavoro e la cittadinanza!

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