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Piero Borelli un partigiano vero | G.Azzoni

| Scritto da Redazione
Piero Borelli un partigiano vero | G.Azzoni

Signor direttore, mi vedo costretto ad un ulteriore chiarimento sul partigiano Piero Borelli. Gianalberto D’Angelo insiste con la sua insinuazione nonostante la chiara dimostrazione che Borelli era nella Resistenza fino dal 1943, a 18 anni di età. Si pone la domanda: perché a Mantova, una volta scoperto, non l’hanno fucilato? Domanda contradditoria, ancora volutamente ambigua ed offensiva per la memoria integerrima di Piero Borelli.

Vorremmo invitare D’Angelo a studiare i documenti su questa vicenda. Borelli era stato condannato a morte in quella occasione a Mantova insieme al segretario comunista Gaeta ad Andrini e ad un altro partigiano, Bertoia. Gaeta ed Andrini, nelle loro memorie (rispettivamente ‘Un proletario nella storia’e‘Tra i fiumi’) spiegano che a Mantova chi li custodiva li lasciò fuggire dietro minacciosa pressione di Gaeta con il solidissimo argomento che andava a ore che americani e partigiani avrebbero avuto in mano la città, conveniva loro non macchiarsi di altre quattro fucilazioni ed invece portare a loro discarico il fatto di aver lasciato andare personaggi di quel calibro.

Fatti simili ne avvennero più di uno. Con il caso Borelli i nostalgici vorrebbero anche continuare a sostenere la loro vulgata degli italiani tutti fascisti tra i quali molti avrebbero cambiato giacca quando il fascio perdeva. Non è così. Molti non furono mai fascisti. La maggioranza dei giovani che si arruolarono nelle organizzazioni fasciste prima dell’otto settembre e particolarmente dopo furono fascisti o perché  totalmente ingannati dalle informazioni a senso unico che avevano ricevuto fin dall’asilo infantile o perché letteralmente costretti.

Con la Rsi o si arruolavano o gli arrestavano i genitori e quant’altro. Moltissimi giovani costretti alla camicia nera non appena hanno potuto, hanno indossato la giacca che hanno ritenuto degna di essere indossata, gettando alle ortiche l’orbace. Per qualcuno che l’ha fatto per opportunismo dell’ultimo minuto se ne contrappongono cento che l’hanno fatto nel 1943 e nel 1944 quando erano pesantissimi i rischi e pagando prezzi altissimi, fino a quello della vita.

L’Anpi pubblicherà a breve un volumetto con nomi cognomi e vicende di questo tipo.
Giuseppe Azzoni
(del direttivo Anpi Cremona)

2014-01-14

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