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Prosa al Teatro Ponchielli, a Cremona arrivano grandi nomi

La stagione 2014/2015 si avvale del contributo di Regione Lombardia e dei Circuiti Teatrali Lombardi

| Scritto da Redazione
Prosa al Teatro Ponchielli, a Cremona arrivano grandi nomi

Come sempre, è ricchissimo il programma della stagione 2014/2015 di prosa al Teatro Ponchielli. Il celebrato palco cremonese apre la stagione di prosa giovedì 18 e venerdì 19 dicembre, alle 20:30, con Penso che un sogno così, di Giuseppe Fiorello e Vittorio Moroni, con Giuseppe Fiorello e musiche eseguite dal vivo da Daniele Bonaviri e Fabrizio Palma, per la regia di Giampiero Solari. Giuseppe Fiorello torna a indossare i panni di Domenico Modugno, ma questa volta lo fa in teatro e per raccontare la sua storia: «Salgo a bordo del deltaplano delle canzoni di Domenico Modugno e sorvolo la mia infanzia, la Sicilia e l’Italia di quegli anni, le facce, le persone, vicende buffe, altre dolorose, altre nostalgiche». Nel recital Giuseppe Fiorello incontra (e parla con) se stesso bambino, ride della sua timidezza e fa rivivere le storie, le immagini e i racconti del padre attraverso le canzoni di Modugno. Dai personaggi di paese alle feste patronali, dai viaggi fatti su una vecchia utilitaria a quelle poesie in musica che raccontavano un’epoca di grande vitalità.

Lunedì 12 e martedì 13 gennaio (ore 20:30) arriva la Ballata di uomini e cani dedicata a Jack London, di e con Marco Paolini, con musiche originali composte ed eseguite da Lorenzo Monguzzi con Angelo Baselli e Gianluca Casadei: un canzoniere teatrale composto da tre racconti di Jack London, Macchia, Bastardo e Preparare un fuoco, che Paolini ha oralmente trascritto. «Jack non è uno scrittore per ragazzi, la definizione gli sta stretta. È un testimone di parte, si schiera, si compromette, quello che fa entra in contraddittorio con quello che pensa. È facile usarlo per sostenere un punto di vista, ma anche il suo contrario: Zanna Bianca e Il richiamo della foresta sono antitetici. La sua vita è fatta di periodi che hanno un inizio e una fine e non si ripetono più. Lo scrittore parte da quei periodi per inventare storie credibili dove l’invenzione affonda nell’esperienza ma la supera».

Martedì 20 e mercoledì 21 gennaio (ore 20:30), Tieffe Teatro presenta Lo zoo di vetro di Tennessee Williams, con Milvia Marigliano, Monica Piseddu, Arturo Cirillo ed Edoardo Ribatto, per la regia di Arturo Cirillo. La vicenda coinvolge una famiglia composta da una madre mai cresciuta e dai suoi due figli, due ex giovani incapaci di conquistare una propria autonomia, che come due gemelli vivono in uno stato di simbiosi e in una totale appartenenza dell’uno verso l’altro. Arturo Cirillo, attore e regista di grande talento, affronta questo capolavoro di Tennessee Williams con una poetica messinscena ambientata negli anni ’60-’70 (nell’aria risuonano le note delle canzoni di Luigi Tenco), giocando sulle sfumature del testo, concentrandosi sulle miserie quotidiane dei protagonisti, interpretati da un’eccellente compagnia, ottenendo così un distillato di stati d’animo.

Sabato 7 e domenica 8 febbraio (ore 20:30) arriva il Re Lear di William Shakespeare, con traduzione e adattamento di Michele Placido e Marica Gungui, per la regia di Michele Placido e Francesco Manetti. Michele Placido porta in scena una delle tragedie più intense di Shakespeare: Lear si spoglia dell’essere re per tornare uomo tra gli uomini. Come un bambino pretende l’amore e, in cambio del potere, che le figlie lo traducano in parole. Cordelia sa che il vero amore non ha parole e risponde: «Nulla, mio signore». Questo confondere l’amore con le parole, nel momento in cui le altre figlie si mostreranno per quello che sono, farà crollare Lear. E con lui è il mondo intero che va fuor di sesto. Reso folle o cieco per non aver capito e visto, Lear, accompagnato da figli che si son fatti padri, giungerà a capire e vedere. Il palcoscenico è la distruzione del mondo. La storia di Lear è la storia dell’uomo, delle civiltà che si credono eterne ma che fondano il loro potere su resti di altri poteri, in un continuo girotondo di catastrofi e ricostruzioni.

Venerdì 27 e sabato 28 febbraio (ore 20:30) va in scena il Don Giovanni di e con Filippo Timi. «Don Giovanni conosce la sua fine, è solo questione di rincorsa. Don Giovanni non brucia mai veramente, desidera bruciare, promette l’inferno, la sua arte è teatrale, recita così bene la promessa che è impossibile non credergli o ancora meglio non desiderare credergli. Donna Elvira è il passato, è la conquista difficile, la conquista di un tempo lento, l’amore vero, la prima donna, l’amore che torna a chiedere il compenso di una promessa già fatta. Donna Anna è l’amore ingannatore, violento, un errore semi-calcolato, è l’amore che libera dal vecchio incubo e rende la donna libera di scendere verso un incubo ancora più cosciente, è l’amore compulsivo, immediato, sbagliato per definizione. Zerlina è l’improvvisazione, la dialettica della seduzione, è l’amore invidioso, la voglia di portare via la donna al marito, il desiderio di ritrovare quella purezza semplice di sposare la figlia del farmacista. Ognuno ha la sua storia, io la mia, tu la tua, voi la vostra e Don Giovanni ha la sua. Non l’ha scelto lui di nascere Mito, gli è capitato e lui non si sottrae dall’essere se stesso. Ecco in cosa è grande. Non perché accetta la morte, deve per forza, come tutti. È grande perché accetta a pieno le conseguenze, inevitabili, dell’essere nient’altro che se stesso».

Martedì 10 e mercoledì 11 marzo (ore 20:30), Paolo Rossi ripercorre il meglio del suo repertorio con L’importante è non cadere dal palco, per la regia dello stesso Rossi. Una lezione spettacolarizzata arricchita da aneddoti che riguardano la vita e il mestiere di Paolo Rossi, che svelerà al pubblico quello che c’è dietro i suoi pezzi migliori. Dal cabaret al Mistero Buffo 2.0, attraverso Molière, Cecchelin, Jannacci, Gaber fino ad arrivare a Shakespeare: un excursus sul teatro di Paolo Rossi, le battute e i personaggi che lo hanno reso grande, un omaggio ai suoi maestri e ai suoi punti di riferimento professionali e personali. Paolo Rossi, accompagnato in scena dalle musiche di Emanuele Dall’Aquila (al suo fianco ormai da 15 anni), ci racconta il suo teatro e la contemporaneità nel modo che da sempre lo contraddistingue: irriverente, rivoluzionario, pirotecnico, incontenibile.

Giovedì 17 e venerdì 18 marzo (ore 20:30) ancora Shakespeare con La dodicesima notte, nella traduzione di Patrizia Cavalli, con la musica dal vivo di Nicola Piovani e la regia di Carlo Cecchi. Il regista torna a Shakespeare per misurarsi con questa commedia corale fondata sugli equivoci, sugli scambi di identità e di genere. Il testo shakespeariano, esaltato dalla traduzione della poetessa Patrizia Cavalli, dalle musiche di Nicola Piovani e dai sontuosi costumi di Nanà Cecchi, permetterà ancora una volta al regista, anche interprete nelle vesti di Malvolio, di orchestrare un gioco attoriale straordinario, lavorando sulla stilizzazione e sull’essenza dei personaggi attraverso quella maestria che ha fatto di lui il più moderno tra i grandi registi-interpreti del teatro italiano. «Shakespeare è il Teatro assoluto. Un’attualità che va al di là dell’attualità. È talmente universale Shakespeare… che quasi miracolosamente, diventa sempre, immediatamente, Teatro».

Per la rassegna DiversaMente, venerdì 30 gennaio (ore 20:30) va in scena Frost/Nixon di Peter Morgan, con la regia di Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani. Bugie e potere. Responsabilità e potere. Frost/Nixon è un match che mette a confronto il potere politico e quello mediatico. Che possono essere al servizio del bene comune e dell’emancipazione dei cittadini, come anche strumenti di asservimento e di sopraffazione. Il drammaturgo (e sceneggiatore) Peter Morgan punta i riflettori sul primo caso storico di televisione-spettacolo e restituisce splendidamente questi temi. Nucleo della pièce è l’intervista che l’anchorman David Frost fece nel 1977 a Richard Nixon, terminata con la confessione dell’ex Presidente - mai ottenuta prima - sullo scandalo del Watergate e sui limiti morali del potere. Una confessione, negli ultimi secondi della trasmissione, di un Nixon combattivo, orgoglioso, ma messo alle corde dalla precisione delle domande, delle date e dei riscontri. Un episodio storico realmente accaduto.

Martedì 17 febbraio (ore 20:30), Aldo morto, una tragedia con drammaturgia, regia, interpretazione di Daniele Timpano e collaborazione artistica di Elvira Frosini. «Desolato, io non c’ero quando è morto Moro», precisa Daniele Timpano. «Aldo è morto senza il mio conforto. Era il 9 maggio 1978. Non avevo ancora quattro anni. Quando Moro è morto, non me ne sono accorto. Ma dov’ero io quel 9 maggio? E cosa facevo? A che pensavo? E soprattutto a voi che ve ne importa? È una cosa importante cosa facevo e che pensavo io a tre anni e mezzo? Aldo è morto, poveraccio. Aldo Moro, lo statista. Che un certo Moro fosse morto l’ho scoperto alla televisione una decina di anni dopo, grazie a un film con Volontè. Un film con Aldo morto. Ci ho messo un po’ a capire fosse tratto da una storia vera. Oh, mio Dio! Hanno ammazzato Moro? E quando? Perché? E come? Lo hanno trovato nel bagagliaio di una Renault 4 rossa, undici colpi sparati a bruciapelo addosso. Oh, mio dio! Hanno ammazzato Moro! Brutti bastardi. E vabbè, pazienza. Niente di importante. Cose che capitavano negli anni ’70. Bisognava fare la rivoluzione. Chi? Brigate Rosse. Era il 9 maggio del 1978. Non avevo ancora quattro anni. Brigate Rosse, sì. Ma Rosse in che senso?». Aldo morto ha vinto il Premio Rete Critica 2012, ha ottenuto la segnalazione speciale Premio In-Box 2012 ed è stato spettacolo finalista al Premio Ubu 2012 come migliore novità italiana.

Martedì 31 marzo (ore 20:30), sul palco è il momento di Pantani, per la regia di Marco Martinelli. 14 febbraio 2004: Marco Pantani viene ritrovato senza vita in un residence di Rimini. Aveva appena compiuto 34 anni. Dopo i trionfi al Giro d’Italia e al Tour de France, le accuse di doping a Madonna di Campiglio, rivelatesi poi infondate, lo hanno condotto a un lento ma inevitabile crollo psicologico fino a una morte forse tragicamente annunciata. Martinelli mette in scena una veglia funebre e onirica, affollata di personaggi, che come un rito antico ripercorre le imprese luminose dell’eroe. I genitori di Marco, che ancora oggi stanno chiedendo giustizia per la memoria infangata del figlio, figure archetipiche di una Romagna anarchica e carnale, sono sospese come l’Antigone di Sofocle davanti al cadavere insepolto dell’amato: cercano verità, e non avranno pace finché non l’avranno ottenuta. «Non lo so quello che è successo a Madonna di Campiglio, ma scoprirò la verità. Pagherò se c’è bisogno, ma lo verrò a sapere, perché è là che gli è piombata addosso la vergogna, e di quello è morto» (Tonina Pantani). Il testo di Martinelli costruisce attorno a questo anelito di giustizia un affresco sull’Italia degli ultimi trent’anni, l’enigma di una società malata di delirio televisivo e mediatico, affannata a creare dal nulla e distruggere quotidianamente i suoi divi di plastica, ma anche capace di mettere alla gogna i suoi eroi di carne, veri, come Marco Pantani da Cesenatico, lo scalatore che veniva dal mare.

Il Ponchielli allestisce anche una programmazione festiva: venerdì 26 dicembre, in orario pomeridiano (ore 16:00) va in scena Il paese del sorriso, di Franz Lehar, per la regia di Corrado Abbati. Tutto il mondo conosce e canta Tu Che M’Hai Preso Il Cuor, la celebre romanza di questa famosissima operetta nel cui titolo, Il paese del sorriso, si legge già il filo conduttore della storia: un mondo in cui tutto è allegro e sorridente, dove ogni cosa è deliziosa, dove tutto è tenuto insieme dal piacere: il piacere della musica, della danza, dell’amore e dei sentimenti. Così, ai sentimenti veri dei due simpatici protagonisti, si alternano le allegre amenità degli altri buffi personaggi. Lehar per questa operetta ha scritto alcune delle sue pagine migliori, dall’afflato suggestivo.

Mercoledi 31 dicembre (ore 22:00) e giovedì 1 gennaio (ore 16:00) sul palco arriva la Rimbamband, con Raffaello Tullo (voce e percussioni), Renato Ciardo (batteria), Vittorio Bruno (contrabbasso), Nicolò Pantaleoni (fiati) e Francesco Pagliarulo (pianoforte). Rimbamband è quanto di più eccentrico si possa inventare: cinque straordinari musicisti un po’ suonati che incantano, creano, illudono, emozionano, demistificano, provocano… giocano. Il reale si fa surreale, l’impossibile diventa possibile, il possibile improbabile. Una formazione eclettica, frizzante, folle, bizzarra, gustosa e scatenata che diverte e si diverte grazie al vivido sapore ironico delle sue interpretazioni musicali più che originali, in uno spettacolo che “usa” la musica per viaggiare anche al di là di essa.

Martedì 6 gennaio, la Compagnia della Rancia mette in scena al pomeriggio (ore 16:00) Frankenstein Junior in musical, con Giampiero Ingrassia, Giulia Ottonello, Mauro Simone e Altea Russo, per la regia di Saverio Marconi. Capolavoro della parodia dell’horror gotico dei gloriosi tempi dei mostri Universal, Frankenstein Junior fu nel ’74 il film che ci fece scoprire Mel Brooks e ora il fedelissimo musical. Uno spettacolo perfetto, colorato, vitale e ironico, perfino memore del bianco e nero dell’originale richiamato per via medianica. Ormai la Compagnia della Rancia ha lo stile Broadway nel suo dna e Saverio Marconi, con l’aiuto di Marco Iacomelli e dell’impianto scenografico funzionale e tenebroso di Gabriele Moreschi, ha acquisito stile, classe per padroneggiare i comandamenti del musical, dando armonico piacere e incastrando perfettamente parole, ballo e musiche senza un momento di vuoto. Il cast non fa una grinza, da Giampiero Ingrassia, scienziato matto surreale, in anticipo sull’attualità biologica, col giusto grado di ironia, al fianco della spiritosa Giulia Ottonello stile vintage e dell’assistente sfacciata, trash e bionda Valentina Gullace. L’applausometro sale per Igor, bravo e misurato Mauro Simone, mitico servitore gobbo, mentre Altea Russo è la Frau Blücher che spaventa i cavalli e Fabrizio Corucci è una creatura di potente voce, mani e fisico.

I prezzi dei biglietti e degli abbonamenti, le varie tipologie di abbonamento e le date di vendita, così come le date e i protagonisti degli incontri Dialoghi con aperitivo intorno al teatro, verranno comunicati in seguito.

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